Come un riflesso incondizionato. Si comincia dalle piante Ikea, posizionate in ogni megastore svedese strategicamente nell’ultimo reparto, con una precisa logica commerciale: dopo i mobili pre-fabbricati, dopo il legno pre-tagliato, le scaffalature in serie e le librerie che hanno uniformato l’estetica dell’arredamento occidentale dal 1965 a oggi, dopo tutto questo legno smaltato, complementi d’arredo... le piante: che sono uniche, verdi, imperfette, delicate, personali. Vive, soprattutto. Lo scopo per cui le piante finiscono nelle nostre case, sulle nostre mensole e sui nostri pavimenti, è uno strano ibrido tra ornamentale e funzionale. Dal punto di vista funzionale, soddisfa un probabile istinto atavico dell’uomo: quando fai crescere qualcosa con le tue cure, ciò che ti ritorna, sotto forma di soddisfazione e appagamento, dà un certo benessere. Dal punto di vista ornamentale, beh, le piante sono belle. Le piante sono quindi un vezzo che può diventare passione, e quando diventa passione inizia la ricerca. Ma perché nasce la passione per le piante? Stiamo vivendo in una nuova rivoluzione industriale in cui i numeri e i dati sono i padroni di questa rivoluzione. Le piante rispondono al bisogno di cercare qualcosa di concreto, qualcosa di tangibile in cui immergere le mani e far crescere con le mani. Siamo nell’era in cui “slow” è più importante di “fast”. Il trend del cibo ha fatto la sua storia e quello delle piante sta percorrendo gli stessi binari. Le piante e il cibo sono sempre esistite ed ora c’è un interesse crescente, specialmente nelle aree urbane. Suppongo abbia a che fare con un forte bisogno di ritorno alla natura. La vita oggi ha ritmi così veloci che prendersi del tempo per andare al mercato e cucinarsi una buona cena, o prendersi cura delle proprie piante e osservarle mentre crescono e sbocciano, è un autentico lusso. Durante la metà dell’Ottocento, in un’Inghilterra immersa in un inarrestabile aggiornamento della Rivoluzione Industriale, scoppiò la pteridomania o Fern-Fever, vale a dire la mania delle felci. A suo modo, anche questa una necessità di lentezza nel periodo più fast che la società umana abbia mai vissuto. Niente di nuovo, quindi, nelle mode occidentali. Niente di male, anzi.
Natura naturans. Eden. Una famiglia di vasi che tramite l’elettricità prodotta dalle piante, mette in relazione uomo e natura
MAZZA, DAVIDE
2014/2015
Abstract
Come un riflesso incondizionato. Si comincia dalle piante Ikea, posizionate in ogni megastore svedese strategicamente nell’ultimo reparto, con una precisa logica commerciale: dopo i mobili pre-fabbricati, dopo il legno pre-tagliato, le scaffalature in serie e le librerie che hanno uniformato l’estetica dell’arredamento occidentale dal 1965 a oggi, dopo tutto questo legno smaltato, complementi d’arredo... le piante: che sono uniche, verdi, imperfette, delicate, personali. Vive, soprattutto. Lo scopo per cui le piante finiscono nelle nostre case, sulle nostre mensole e sui nostri pavimenti, è uno strano ibrido tra ornamentale e funzionale. Dal punto di vista funzionale, soddisfa un probabile istinto atavico dell’uomo: quando fai crescere qualcosa con le tue cure, ciò che ti ritorna, sotto forma di soddisfazione e appagamento, dà un certo benessere. Dal punto di vista ornamentale, beh, le piante sono belle. Le piante sono quindi un vezzo che può diventare passione, e quando diventa passione inizia la ricerca. Ma perché nasce la passione per le piante? Stiamo vivendo in una nuova rivoluzione industriale in cui i numeri e i dati sono i padroni di questa rivoluzione. Le piante rispondono al bisogno di cercare qualcosa di concreto, qualcosa di tangibile in cui immergere le mani e far crescere con le mani. Siamo nell’era in cui “slow” è più importante di “fast”. Il trend del cibo ha fatto la sua storia e quello delle piante sta percorrendo gli stessi binari. Le piante e il cibo sono sempre esistite ed ora c’è un interesse crescente, specialmente nelle aree urbane. Suppongo abbia a che fare con un forte bisogno di ritorno alla natura. La vita oggi ha ritmi così veloci che prendersi del tempo per andare al mercato e cucinarsi una buona cena, o prendersi cura delle proprie piante e osservarle mentre crescono e sbocciano, è un autentico lusso. Durante la metà dell’Ottocento, in un’Inghilterra immersa in un inarrestabile aggiornamento della Rivoluzione Industriale, scoppiò la pteridomania o Fern-Fever, vale a dire la mania delle felci. A suo modo, anche questa una necessità di lentezza nel periodo più fast che la società umana abbia mai vissuto. Niente di nuovo, quindi, nelle mode occidentali. Niente di male, anzi.File | Dimensione | Formato | |
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