Il concetto di disabilità è molto complesso, come lo sono le sue diverse tipologie o i vari modi per affrontare queste patologie, le quali, un tempo, erano trattate esclusivamente tramite l’emarginazione, poiché considerate una colpa o una punizione per una condotta di vita non conforme alla società; ho ritenuto quindi necessario prima di affrontare il binomio Disabilità e Architettura, studiare a fondo il concetto di Disabilità: dalla sua storia fatta di ingiustizie e violenza fino alla rivoluzione contemporanea, con sensibilizzazioni e conquiste sociali analizzate a partire dal fenomeno dello sport capace di una vera e propria svolta, fino ad un’analisi più metodologica riguardo le sue varie tipologie, classificazioni e statistiche. Senza questo tipo di analisi, lo studio del rapporto esistente con l’architettura sarebbe stato trattato troppo superficialmente, correndo il rischio di sintetizzarlo a semplice risoluzione della problematica delle barriere architettoniche. Invece l’architettura è uno degli strumenti più efficaci per il sostegno dei diversamente abili, poiché, dove la cura non è possibile e le menomazioni fisiche e mentali rendono difficoltosa anche la vita quotidiana favorendo quindi l’emarginazione dell’individuo, la progettazione di spazi inclusivi facilmente fruibili può eliminare la sensazione di “diverso” e allo stesso tempo avere una funzione terapeutica in grado di incrementare e sviluppare abilità attraverso la stimolazione della persona. Per questo motivo ho trovato utile lo studio delle strutture di cura e assistenza per disabili, della loro progettazione e dei casi più rappresentativi, per arrivare alla sintesi degli aspetti più significativi per l’esperienza progettuale di un architetto. Il traguardo finale è stato la stesura di un progetto di un Centro Diurno Disabili, utile per concretizzare il percorso di ricerca sul binomio Disabilità e Architettura. La situazione italiana in materia di CDD, inoltre, è drammatica data la scarsa presenza sul territorio e l’arretratezza delle strutture presenti, le quali mancano completamente di un percorso di progettazione dedicato alla disabilità essendo, il più delle volte edifici, di diversa destinazione d’uso, riadattati per questa funzione dandomi un’ulteriore motivazione per affrontare tale lavoro. Il progetto è stato pensato in via Anfossi a Milano, in un’area già destinata a un centro di questo tipo, ma in cui purtroppo, per motivi burocratici, di lungo coso, non è stato ancora possibile vedere iniziare i lavori per questa struttura, dandomi così l’opportunità di confrontarmi con il lato progettuale.

Architettura e disabilità. Progetto di un centro diurno disabili

PASTA, FEDERICO
2015/2016

Abstract

Il concetto di disabilità è molto complesso, come lo sono le sue diverse tipologie o i vari modi per affrontare queste patologie, le quali, un tempo, erano trattate esclusivamente tramite l’emarginazione, poiché considerate una colpa o una punizione per una condotta di vita non conforme alla società; ho ritenuto quindi necessario prima di affrontare il binomio Disabilità e Architettura, studiare a fondo il concetto di Disabilità: dalla sua storia fatta di ingiustizie e violenza fino alla rivoluzione contemporanea, con sensibilizzazioni e conquiste sociali analizzate a partire dal fenomeno dello sport capace di una vera e propria svolta, fino ad un’analisi più metodologica riguardo le sue varie tipologie, classificazioni e statistiche. Senza questo tipo di analisi, lo studio del rapporto esistente con l’architettura sarebbe stato trattato troppo superficialmente, correndo il rischio di sintetizzarlo a semplice risoluzione della problematica delle barriere architettoniche. Invece l’architettura è uno degli strumenti più efficaci per il sostegno dei diversamente abili, poiché, dove la cura non è possibile e le menomazioni fisiche e mentali rendono difficoltosa anche la vita quotidiana favorendo quindi l’emarginazione dell’individuo, la progettazione di spazi inclusivi facilmente fruibili può eliminare la sensazione di “diverso” e allo stesso tempo avere una funzione terapeutica in grado di incrementare e sviluppare abilità attraverso la stimolazione della persona. Per questo motivo ho trovato utile lo studio delle strutture di cura e assistenza per disabili, della loro progettazione e dei casi più rappresentativi, per arrivare alla sintesi degli aspetti più significativi per l’esperienza progettuale di un architetto. Il traguardo finale è stato la stesura di un progetto di un Centro Diurno Disabili, utile per concretizzare il percorso di ricerca sul binomio Disabilità e Architettura. La situazione italiana in materia di CDD, inoltre, è drammatica data la scarsa presenza sul territorio e l’arretratezza delle strutture presenti, le quali mancano completamente di un percorso di progettazione dedicato alla disabilità essendo, il più delle volte edifici, di diversa destinazione d’uso, riadattati per questa funzione dandomi un’ulteriore motivazione per affrontare tale lavoro. Il progetto è stato pensato in via Anfossi a Milano, in un’area già destinata a un centro di questo tipo, ma in cui purtroppo, per motivi burocratici, di lungo coso, non è stato ancora possibile vedere iniziare i lavori per questa struttura, dandomi così l’opportunità di confrontarmi con il lato progettuale.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/122214