L’area ex-Italcementi a Piedicastello, posta sulla riva destra dell’Adige, ai piedi del Doss Trento attualmente è una delle situazioni che necessita, con più urgenza, di un progetto di riqualificazione. Si tratta di un’area che va ripensata nel suo complesso: da una parte troviamo gli spazi che un tempo appartenevano alla grande fabbrica di cemento portland ormai demolita e dall’altra parte il quartiere “storico” (uno dei più antichi della Valle dell’Adige) che anela a nuova vita. Questa porzione di città, fino a pochi anni fa, era gravata dalla presenza della strada statale tangenziale cittadina che, oltre ad essere un ulteriore barriera, divideva il piccolo borgo urbano. Nel 2007, con l’apertura del nuovo tracciato della tangenziale ricavato in galleria, il problema del traffico è stato di fatto risolto, ma l’occasione non è stata sfruttata adeguatamente per realizzare un progetto di riconversione urbana. Numerose sono state le proposte funzionali espresse dall’amministrazione comunale e provinciale per l’area di Piedicastello, ma a tutt’oggi non vi sono previsioni sicure. Il progetto qui proposto in ambito di tesi è il punto di arrivo di un percorso compiuto di analisi urbana della città e dei suoi tessuti. Il progetto urbano proposto pone in connessione diretta l’area ex Italcementi con l’area di Piazzale s. Severino. Si è ritenuto quanto mai importante nell’ ottica di un intervento a lungo termine e futura connessione considerare all’ interno del progetto di pianificazione entrambe le aree. Tenendo presente il panorama socio-economico attuale, in cui la società costruita sul modello “agricolo e manifatturiero tradizionale” ha lasciato spazio, in pochi decenni, alla società dell’innovazione e del terziario avanzato, si è cercato di delineare nuove funzioni per l’area. Il progetto proposto prevede varie destinazioni d’uso: residenza, un piccolo polo fieristico, un mercato coperto, un parco pubblico, un nuovo polo universitario, una scuola dell’infanzia. Si è voluto perseguire la mixitè founctionelle per rendere attrattiva l’area a tutte le fasce della popolazione, evitando di realizzare un quartiere con un target di destinazione troppo definito che ne avrebbe altrimenti limitato gli usi. La densità abitativa e la scala dell’edificato proposte nel progetto riflettono la volontà di creare un quartiere che non trova molti corrispettivi nella cultura architettonica italiana. La scala a cui si fa riferimento è quella della medio-piccola città, che appare quindi molto lontana dai modelli di insediamenti ad alte densità che hanno trovato sviluppo nelle metropoli italiane: grandi edifici in linea, palazzine e torri residenziali plurifamiliari sarebbero risultate fuori contesto e appunto “fuori scala nell’ambiente trentino, e più nello specifico in un’area dalle forti valenze ambientali. Viene proposta quindi una scala dell’edificato più minuta, evitando di scadere nel banale vernacolarismo rurale o nella dispersione puntiforme di singoli edifici unifamiliari che già caratterizza alcune aree della città. Storicamente Trento è stata luogo di scambio e connessione tra la cultura tedesca e quella italiana, connessione che viene declinata nel progetto ricercando un ibrido tra la cultura italiana ed il carattere dell’abitare mitteleuropeo. I temi che affronta il progetto sono molteplici: la riappropriazione del fiume da parte della città, la relazione tra città e spazio pubblico, il rapporto con il paesaggio. Obiettivo finale del progetto è riavvicinare la sponda opposta del fiume, rimasta isolata per fino ad oggi e ormai dimenticata dalla città.
Al di là del fiume. Progetto di un nuovo polo urbano per l’area ex-Italcementi a Trento
CAPUZZO, FRANCESCO
2015/2016
Abstract
L’area ex-Italcementi a Piedicastello, posta sulla riva destra dell’Adige, ai piedi del Doss Trento attualmente è una delle situazioni che necessita, con più urgenza, di un progetto di riqualificazione. Si tratta di un’area che va ripensata nel suo complesso: da una parte troviamo gli spazi che un tempo appartenevano alla grande fabbrica di cemento portland ormai demolita e dall’altra parte il quartiere “storico” (uno dei più antichi della Valle dell’Adige) che anela a nuova vita. Questa porzione di città, fino a pochi anni fa, era gravata dalla presenza della strada statale tangenziale cittadina che, oltre ad essere un ulteriore barriera, divideva il piccolo borgo urbano. Nel 2007, con l’apertura del nuovo tracciato della tangenziale ricavato in galleria, il problema del traffico è stato di fatto risolto, ma l’occasione non è stata sfruttata adeguatamente per realizzare un progetto di riconversione urbana. Numerose sono state le proposte funzionali espresse dall’amministrazione comunale e provinciale per l’area di Piedicastello, ma a tutt’oggi non vi sono previsioni sicure. Il progetto qui proposto in ambito di tesi è il punto di arrivo di un percorso compiuto di analisi urbana della città e dei suoi tessuti. Il progetto urbano proposto pone in connessione diretta l’area ex Italcementi con l’area di Piazzale s. Severino. Si è ritenuto quanto mai importante nell’ ottica di un intervento a lungo termine e futura connessione considerare all’ interno del progetto di pianificazione entrambe le aree. Tenendo presente il panorama socio-economico attuale, in cui la società costruita sul modello “agricolo e manifatturiero tradizionale” ha lasciato spazio, in pochi decenni, alla società dell’innovazione e del terziario avanzato, si è cercato di delineare nuove funzioni per l’area. Il progetto proposto prevede varie destinazioni d’uso: residenza, un piccolo polo fieristico, un mercato coperto, un parco pubblico, un nuovo polo universitario, una scuola dell’infanzia. Si è voluto perseguire la mixitè founctionelle per rendere attrattiva l’area a tutte le fasce della popolazione, evitando di realizzare un quartiere con un target di destinazione troppo definito che ne avrebbe altrimenti limitato gli usi. La densità abitativa e la scala dell’edificato proposte nel progetto riflettono la volontà di creare un quartiere che non trova molti corrispettivi nella cultura architettonica italiana. La scala a cui si fa riferimento è quella della medio-piccola città, che appare quindi molto lontana dai modelli di insediamenti ad alte densità che hanno trovato sviluppo nelle metropoli italiane: grandi edifici in linea, palazzine e torri residenziali plurifamiliari sarebbero risultate fuori contesto e appunto “fuori scala nell’ambiente trentino, e più nello specifico in un’area dalle forti valenze ambientali. Viene proposta quindi una scala dell’edificato più minuta, evitando di scadere nel banale vernacolarismo rurale o nella dispersione puntiforme di singoli edifici unifamiliari che già caratterizza alcune aree della città. Storicamente Trento è stata luogo di scambio e connessione tra la cultura tedesca e quella italiana, connessione che viene declinata nel progetto ricercando un ibrido tra la cultura italiana ed il carattere dell’abitare mitteleuropeo. I temi che affronta il progetto sono molteplici: la riappropriazione del fiume da parte della città, la relazione tra città e spazio pubblico, il rapporto con il paesaggio. Obiettivo finale del progetto è riavvicinare la sponda opposta del fiume, rimasta isolata per fino ad oggi e ormai dimenticata dalla città.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/122687