In the last decades we assisted, in the heritage sector, to the shift from ‘monumental conservation’ to a more holistic management of the areas under protection that takes also into account several values (social, economic, environmental etc.). However, during my archaeological activities carried out on several UNESCO World Heritage Sites in South East Asia, I realised how this holistic approach is extremely challenging due to the lack of resources and capacities. This friction is even more evident in developing countries where management and conservation of wide archaeological areas suffer also of legislative weaknesses and from uncontrolled urban and rural modernization. Based on such premises, I decided to look at the so-called ‘cultural landscape approach’ and its practical application as a tool to mitigate the above mentioned issues. In fact, for its own nature, the concept of cultural landscape presupposes the protection of the interactions between humans and their environment. It puts at the forefront of the planning process the dialogue between all the involved stakeholders binding them since the beginning to create an integrated framework that considers all the existent components of the heritage (cultural, natural, social, economic etc.). This approach can go against the tendency of conserving monuments as isolated from their context and may play a key role in the debate about the relation between cultural heritage and international cooperation in developing countries. This approach could go against with the tendency of conserving monuments as isolated from their context and may play a key role in the debate about the relation between cultural heritage and the so-called ‘sustainable development’. With particular reference to my experience both as external consultant in Myanmar and fellow culture specialist in Cambodia on UNESCO projects, I will attempt to explain why the cultural landscape approach could be an opportunity to create an integrated strategy for conserving the complexity of the diverse heritage values.

Nel settore dei beni culturali si è assistito negli ultimi anni al passaggio da una conservazione di tipo ‘monumentale' a un concetto di gestione olistica delle aree sotto protezione che tiene conto di una moltitudine di valori (sociali, economici, ambientali etc.). Tuttavia, durante la mia attività archeologica in diversi siti dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO nel Sud Est Asiatico, ho notato quanto tale approccio olistico sia in realtà particolarmente complesso a causa della mancanza di risorse e capacità. Questa problematica è ancora più evidente in paesi in via di sviluppo, dove gestione e conservazione di ampie aree archeologiche soffrono anche a causa di una modernizzazione urbana e rurale incontrollata e di forti lacune legislative. Sulla base di tali premesse ho deciso di guardare al concetto di ‘Paesaggio Culturale’ ed alla sua applicazione pratica come ad uno strumento per mitigare le difficoltà menzionate. Infatti, per sua natura, il concetto di paesaggio culturale presuppone la protezione delle interazioni tra Uomo e Ambiente e la sua applicazione si fonda sul dialogo tra tutte le parti coinvolte. In questo modo i diversi valori che compongono l’area protetta (culturali, naturale, sociale, economico etc.) sono integrati tra di loro fin dall’inizio del processo di pianificazione. Tale approccio si muove in direzione opposta alla tendenza di conservare le aree monumentali come isolate dal loro contesto e può svolgere un ruolo chiave nel dibattito sul rapporto tra conservazione patrimonio culturale e il cosiddetto 'sviluppo sostenibile'. Con particolare riferimento alla mia esperienza in progetti UNESCO in Cambogia e in Myanmar, lo scopo di questa tesi sarà di spiegare perché l’applicazione del concetto di paesaggio culturale aiuterebbe a creare una strategia integrata per conservare i diversi valori delle aree protette in tutta la loro complessità.

Methodologies for conservation and management of archaeological sites. The challenge of the 'Cultural Landscape approach'

ROMANO, MICHELE

Abstract

In the last decades we assisted, in the heritage sector, to the shift from ‘monumental conservation’ to a more holistic management of the areas under protection that takes also into account several values (social, economic, environmental etc.). However, during my archaeological activities carried out on several UNESCO World Heritage Sites in South East Asia, I realised how this holistic approach is extremely challenging due to the lack of resources and capacities. This friction is even more evident in developing countries where management and conservation of wide archaeological areas suffer also of legislative weaknesses and from uncontrolled urban and rural modernization. Based on such premises, I decided to look at the so-called ‘cultural landscape approach’ and its practical application as a tool to mitigate the above mentioned issues. In fact, for its own nature, the concept of cultural landscape presupposes the protection of the interactions between humans and their environment. It puts at the forefront of the planning process the dialogue between all the involved stakeholders binding them since the beginning to create an integrated framework that considers all the existent components of the heritage (cultural, natural, social, economic etc.). This approach can go against the tendency of conserving monuments as isolated from their context and may play a key role in the debate about the relation between cultural heritage and international cooperation in developing countries. This approach could go against with the tendency of conserving monuments as isolated from their context and may play a key role in the debate about the relation between cultural heritage and the so-called ‘sustainable development’. With particular reference to my experience both as external consultant in Myanmar and fellow culture specialist in Cambodia on UNESCO projects, I will attempt to explain why the cultural landscape approach could be an opportunity to create an integrated strategy for conserving the complexity of the diverse heritage values.
FOLLI, MARIA GRAZIA
29-giu-2016
Nel settore dei beni culturali si è assistito negli ultimi anni al passaggio da una conservazione di tipo ‘monumentale' a un concetto di gestione olistica delle aree sotto protezione che tiene conto di una moltitudine di valori (sociali, economici, ambientali etc.). Tuttavia, durante la mia attività archeologica in diversi siti dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO nel Sud Est Asiatico, ho notato quanto tale approccio olistico sia in realtà particolarmente complesso a causa della mancanza di risorse e capacità. Questa problematica è ancora più evidente in paesi in via di sviluppo, dove gestione e conservazione di ampie aree archeologiche soffrono anche a causa di una modernizzazione urbana e rurale incontrollata e di forti lacune legislative. Sulla base di tali premesse ho deciso di guardare al concetto di ‘Paesaggio Culturale’ ed alla sua applicazione pratica come ad uno strumento per mitigare le difficoltà menzionate. Infatti, per sua natura, il concetto di paesaggio culturale presuppone la protezione delle interazioni tra Uomo e Ambiente e la sua applicazione si fonda sul dialogo tra tutte le parti coinvolte. In questo modo i diversi valori che compongono l’area protetta (culturali, naturale, sociale, economico etc.) sono integrati tra di loro fin dall’inizio del processo di pianificazione. Tale approccio si muove in direzione opposta alla tendenza di conservare le aree monumentali come isolate dal loro contesto e può svolgere un ruolo chiave nel dibattito sul rapporto tra conservazione patrimonio culturale e il cosiddetto 'sviluppo sostenibile'. Con particolare riferimento alla mia esperienza in progetti UNESCO in Cambogia e in Myanmar, lo scopo di questa tesi sarà di spiegare perché l’applicazione del concetto di paesaggio culturale aiuterebbe a creare una strategia integrata per conservare i diversi valori delle aree protette in tutta la loro complessità.
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