In the ongoing period of systemic crisis which has characterized the last decade, we are witnessing how an ever-increasing number of people are rediscovering the power of collaboration in order to face their everyday challenges. This renewed wave of activism led to the creation of the so-called Creative communities (Meroni 2007), that is groups of citizens who, aiming at changing the frightful scenario in which they live, decide to organize themselves and to solve their own problems, proposing new and alternative bottom-up services. Following these events, in the first part of my theoretical research I analysed how the discipline of design and thus also the role of the designer have been changing, focus my attention especially on service design for social innovation as the main research field of this thesis. In the second part I explored one of the most tangible and extreme phenomenon our current society is dealing with: the unprecedented migration flows began in 2015, when millions of forcibly displaced people have started to flee their war-torn home countries to reach European mainland. I attempted to give a general overview of the procedures applied by the European Union, highlighting how the global response to the migration crisis has been guided by strategies of containment, restriction and deterrence aimed at stopping people from coming in the first place. Finally, I suggested an alternative way of looking at the migrant issue, according to the emergence of collaborative initiatives and organizations between newcomers and local residents. These good practices are demonstrating in practice how the “migration problem” can be overturned, becoming an opportunity. Indeed, collaborating together, migrants and locals are co-producing solutions that provide possibility for the whole society to evolve, exploring new ways of living and working. Based on the observation, I questioned what design can do in order to give its contribution in creating the right conditions for migration as driving force towards social innovation. Thus a series of research questions arose: How could newcomers and residents collaborate in a mutual-empowerment process aimed at co-producing value for the whole society? How could people enrich each other by exchanging their own existing resources? How could design foster the conditions necessary for reciprocity between mutual strangers, thus nurturing collaborative inclusion? Attempting to answer those questions I adopted a participatory action research methodology, developing a project in the United Kingdom and in collaboration with the SILK- Social Innovation Lab for Kent. The overall process, which lasted six months, can be divided in three main phases. The first step consisted in the participation and organization of the “Reframing Migration” workshop in which I had the chance to get in touch with a network of experts and practitioners already working on the migrant issue. This event was crucial both in enriching my background knowledge and refining the goals of my project. During the second phase of my experimentation I immersed myself in two different communities and their respective contexts: the St Pancras Refugee Centre based in the London area of King’s Cross and the Star community in the city of Gravesend in Kent county. The latter can be viewed as an actual creative community, being created by an Afghan family aiming at providing language lessons to a group of children belonging to refugee families. Throughout my immersion I was accepted as a member by this community and I had the possibility to carry out a series of co-design sessions with kids. These activities were aimed at gathering and collect their novel insights and different point of views in order to develop further the service concept which represents the final outcome of my participatory action research experimentation. Therefore, the last part of this dissertation is dedicated to the project proposal. “hOur neighbOurs” is a service that through an on-offline blended system allows newcomers and local residents to exchange their skills and competences according to a time-based currency. By relying on a series of qualitative principles established throughout the design process, the service system will provide the basis for the creation of a first meaningful encounter between people who otherwise would have difficulties in meeting each other. This will enhance the interaction quality between the participants, while improving the social cohesion among people and strengthening the local community.

Nel periodo di profonda crisi sistemica che ha caratterizzato l’ultimo decennio, si è assistito a come un sempre più crescente numero di persone stia riscoprendo il potere della collaborazione nell’affrontare le proprie sfide quotidiane. Questo rinnovato attivismo ha portato alla creazione delle cosiddette Comunità creative (Meroni, 2007): gruppi di cittadini che, intenzionati a cambiare le difficili condizioni in cui vivono, decidono di organizzarsi autonomamente per risolvere i propri problemi, proponendo così nuovi ed alternativi modelli di servizi dal basso. Conseguentemente a tali avvenimenti, nella prima sezione della mia ricerca teorica ho analizzato come la disciplina del design e di riflesso anche il ruolo del progettista siano cambiati, concentrandomi soprattutto sul design dei servizi per l’innovazione sociale, che per l’appunto rappresenta il campo di ricerca di questa tesi. La seconda parte invece è stata dedicata all’esplorazione di uno dei fenomeni più estremi ed evidenti che la società di oggi stia affrontando. Si tratta dei flussi migratori iniziati nel 2015, quando milioni di sfollati hanno iniziato ad abbandonare il proprio paese natale devastato dalla guerra per raggiungere il continente europeo. Nell’analisi effettuata ho cercato di fornire un quadro generale delle procedure attuate dagli Stati membri dell’Unione Europea, evidenziando come la risposta globale alla crisi dei migranti sia stata guidata da strategie di contenimento e restrizione, volte innanzitutto a dissuadere le persone dall’intraprendere il proprio viaggio. In ultimo, dall’osservazione della nascita di iniziative e organizzazioni collaborative fra i nuovi arrivati e i residenti locali, ho proposto un modo alternativo di guardare a tale questione. Queste buone pratiche stanno dimostrando in pratica come il “problema della migrazione” possa essere capovolto, trasformandosi così in un’opportunità. Difatti, migranti e cittadini locali, collaborando fianco a fianco, stanno co-producendo soluzioni che offrono l’opportunità all’intera società di evolversi, esplorando nuovi modi di vivere a lavorare insieme. Sulla base di quanto osservato, mi sono chiesto dunque che cosa il design possa fare per dare il proprio contributo nella creazione delle condizioni necessarie a rendere la migrazione forza propulsiva verso l’innovazione sociale. Pertanto sono scaturite una serie di domande di ricerca: Come possono migranti e residenti locali collaborare al fine di co-produrre valore per l’intera società? Come possono queste persone arricchirsi l’un l’altro scambiandosi le proprie risorse? Come può il design favorire le condizioni adatte allo sviluppo di reciprocità fra persone mutualmente estranee, così da promuovere una inclusione collaborativa? Cercando un risposta a tali questi ho adottato la metodologia della ricerca-azione, sviluppando un progetto nel Regno Unito in collaborazione con il Social Innovation Lab for Kent (SILK). L’intero processo, della durata complessiva di sei mesi, può dunque essere diviso in tre principali fasi. Il primo passo è stato prendere parte all’organizzazione del workshop “Reframing Migration” in cui ho avuto la possibilità di entrare in contatto con una rete di esperti e professionisti già impegnati sulla questione dei migranti. Tale evento è stato cruciale sia per l’arricchimento delle mie conoscenze personali in merito sia per rifinire gli obiettivi del mio progetto. Durante la seconda fase della mia sperimentazione mi sono immerso in due differenti comunità e nei rispettivi contesti di azione: il St Pancras Refugee Centre con base nell’area di King’s Cross a Londra e la comunità Star presente nella città di Gravesend nel Kent. Quest’ultima può essere definita come una vera e propria comunità creativa, essendo stata creata da una famiglia afghana con lo scopo di offrire lezioni di lingua a bambini provenienti da famiglie di rifugiati. Nel corso della mia immersione sono stato accettato come vero e proprio membro di questa comunità e pertanto ho avuto l’occasione di svolgere una serie di sessioni di co-design con i suddetti bambini. Tali attività hanno avuto come obiettivo quello di raccogliere le loro preziose idee e diversi punti di vista al fine di sviluppare ulteriormente il concept di servizio come risultato finale della mia sperimentazione di ricerca-azione. Pertanto, l’ultima parte di questa tesi di ricerca è dedicata alla proposta di progetto: “hOur neighbOurs” è un servizio che attraverso un sistema analogico-digitale permette ai nuovi arrivati e ai residenti locali di scambiarsi le proprie capacità e competenze utilizzando il tempo come valuta. Avvalendosi di una serie di principi stabiliti nel corso del processo di progettazione, il servizio getterà le basi per la creazione di un primo incontro significativo fra persone che altrimenti riscontrerebbero difficoltà nel farlo. Questo migliorerà la qualità dell’interazione fra i partecipanti, accrescendo la coesione sociale fra quest’ultimi e dunque rafforzando la comunità stessa.

Designing with and for newcomers : hOur neighbOurs. A service for collaborative inclusion between mutual strangers

GRILLI, JACOPO
2015/2016

Abstract

In the ongoing period of systemic crisis which has characterized the last decade, we are witnessing how an ever-increasing number of people are rediscovering the power of collaboration in order to face their everyday challenges. This renewed wave of activism led to the creation of the so-called Creative communities (Meroni 2007), that is groups of citizens who, aiming at changing the frightful scenario in which they live, decide to organize themselves and to solve their own problems, proposing new and alternative bottom-up services. Following these events, in the first part of my theoretical research I analysed how the discipline of design and thus also the role of the designer have been changing, focus my attention especially on service design for social innovation as the main research field of this thesis. In the second part I explored one of the most tangible and extreme phenomenon our current society is dealing with: the unprecedented migration flows began in 2015, when millions of forcibly displaced people have started to flee their war-torn home countries to reach European mainland. I attempted to give a general overview of the procedures applied by the European Union, highlighting how the global response to the migration crisis has been guided by strategies of containment, restriction and deterrence aimed at stopping people from coming in the first place. Finally, I suggested an alternative way of looking at the migrant issue, according to the emergence of collaborative initiatives and organizations between newcomers and local residents. These good practices are demonstrating in practice how the “migration problem” can be overturned, becoming an opportunity. Indeed, collaborating together, migrants and locals are co-producing solutions that provide possibility for the whole society to evolve, exploring new ways of living and working. Based on the observation, I questioned what design can do in order to give its contribution in creating the right conditions for migration as driving force towards social innovation. Thus a series of research questions arose: How could newcomers and residents collaborate in a mutual-empowerment process aimed at co-producing value for the whole society? How could people enrich each other by exchanging their own existing resources? How could design foster the conditions necessary for reciprocity between mutual strangers, thus nurturing collaborative inclusion? Attempting to answer those questions I adopted a participatory action research methodology, developing a project in the United Kingdom and in collaboration with the SILK- Social Innovation Lab for Kent. The overall process, which lasted six months, can be divided in three main phases. The first step consisted in the participation and organization of the “Reframing Migration” workshop in which I had the chance to get in touch with a network of experts and practitioners already working on the migrant issue. This event was crucial both in enriching my background knowledge and refining the goals of my project. During the second phase of my experimentation I immersed myself in two different communities and their respective contexts: the St Pancras Refugee Centre based in the London area of King’s Cross and the Star community in the city of Gravesend in Kent county. The latter can be viewed as an actual creative community, being created by an Afghan family aiming at providing language lessons to a group of children belonging to refugee families. Throughout my immersion I was accepted as a member by this community and I had the possibility to carry out a series of co-design sessions with kids. These activities were aimed at gathering and collect their novel insights and different point of views in order to develop further the service concept which represents the final outcome of my participatory action research experimentation. Therefore, the last part of this dissertation is dedicated to the project proposal. “hOur neighbOurs” is a service that through an on-offline blended system allows newcomers and local residents to exchange their skills and competences according to a time-based currency. By relying on a series of qualitative principles established throughout the design process, the service system will provide the basis for the creation of a first meaningful encounter between people who otherwise would have difficulties in meeting each other. This will enhance the interaction quality between the participants, while improving the social cohesion among people and strengthening the local community.
ARC III - Scuola del Design
27-lug-2016
2015/2016
Nel periodo di profonda crisi sistemica che ha caratterizzato l’ultimo decennio, si è assistito a come un sempre più crescente numero di persone stia riscoprendo il potere della collaborazione nell’affrontare le proprie sfide quotidiane. Questo rinnovato attivismo ha portato alla creazione delle cosiddette Comunità creative (Meroni, 2007): gruppi di cittadini che, intenzionati a cambiare le difficili condizioni in cui vivono, decidono di organizzarsi autonomamente per risolvere i propri problemi, proponendo così nuovi ed alternativi modelli di servizi dal basso. Conseguentemente a tali avvenimenti, nella prima sezione della mia ricerca teorica ho analizzato come la disciplina del design e di riflesso anche il ruolo del progettista siano cambiati, concentrandomi soprattutto sul design dei servizi per l’innovazione sociale, che per l’appunto rappresenta il campo di ricerca di questa tesi. La seconda parte invece è stata dedicata all’esplorazione di uno dei fenomeni più estremi ed evidenti che la società di oggi stia affrontando. Si tratta dei flussi migratori iniziati nel 2015, quando milioni di sfollati hanno iniziato ad abbandonare il proprio paese natale devastato dalla guerra per raggiungere il continente europeo. Nell’analisi effettuata ho cercato di fornire un quadro generale delle procedure attuate dagli Stati membri dell’Unione Europea, evidenziando come la risposta globale alla crisi dei migranti sia stata guidata da strategie di contenimento e restrizione, volte innanzitutto a dissuadere le persone dall’intraprendere il proprio viaggio. In ultimo, dall’osservazione della nascita di iniziative e organizzazioni collaborative fra i nuovi arrivati e i residenti locali, ho proposto un modo alternativo di guardare a tale questione. Queste buone pratiche stanno dimostrando in pratica come il “problema della migrazione” possa essere capovolto, trasformandosi così in un’opportunità. Difatti, migranti e cittadini locali, collaborando fianco a fianco, stanno co-producendo soluzioni che offrono l’opportunità all’intera società di evolversi, esplorando nuovi modi di vivere a lavorare insieme. Sulla base di quanto osservato, mi sono chiesto dunque che cosa il design possa fare per dare il proprio contributo nella creazione delle condizioni necessarie a rendere la migrazione forza propulsiva verso l’innovazione sociale. Pertanto sono scaturite una serie di domande di ricerca: Come possono migranti e residenti locali collaborare al fine di co-produrre valore per l’intera società? Come possono queste persone arricchirsi l’un l’altro scambiandosi le proprie risorse? Come può il design favorire le condizioni adatte allo sviluppo di reciprocità fra persone mutualmente estranee, così da promuovere una inclusione collaborativa? Cercando un risposta a tali questi ho adottato la metodologia della ricerca-azione, sviluppando un progetto nel Regno Unito in collaborazione con il Social Innovation Lab for Kent (SILK). L’intero processo, della durata complessiva di sei mesi, può dunque essere diviso in tre principali fasi. Il primo passo è stato prendere parte all’organizzazione del workshop “Reframing Migration” in cui ho avuto la possibilità di entrare in contatto con una rete di esperti e professionisti già impegnati sulla questione dei migranti. Tale evento è stato cruciale sia per l’arricchimento delle mie conoscenze personali in merito sia per rifinire gli obiettivi del mio progetto. Durante la seconda fase della mia sperimentazione mi sono immerso in due differenti comunità e nei rispettivi contesti di azione: il St Pancras Refugee Centre con base nell’area di King’s Cross a Londra e la comunità Star presente nella città di Gravesend nel Kent. Quest’ultima può essere definita come una vera e propria comunità creativa, essendo stata creata da una famiglia afghana con lo scopo di offrire lezioni di lingua a bambini provenienti da famiglie di rifugiati. Nel corso della mia immersione sono stato accettato come vero e proprio membro di questa comunità e pertanto ho avuto l’occasione di svolgere una serie di sessioni di co-design con i suddetti bambini. Tali attività hanno avuto come obiettivo quello di raccogliere le loro preziose idee e diversi punti di vista al fine di sviluppare ulteriormente il concept di servizio come risultato finale della mia sperimentazione di ricerca-azione. Pertanto, l’ultima parte di questa tesi di ricerca è dedicata alla proposta di progetto: “hOur neighbOurs” è un servizio che attraverso un sistema analogico-digitale permette ai nuovi arrivati e ai residenti locali di scambiarsi le proprie capacità e competenze utilizzando il tempo come valuta. Avvalendosi di una serie di principi stabiliti nel corso del processo di progettazione, il servizio getterà le basi per la creazione di un primo incontro significativo fra persone che altrimenti riscontrerebbero difficoltà nel farlo. Questo migliorerà la qualità dell’interazione fra i partecipanti, accrescendo la coesione sociale fra quest’ultimi e dunque rafforzando la comunità stessa.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/123365