Da sempre l’uomo sente il bisogno di saldare il passato col presente cercando di ritrovare e riconoscere le tradizioni per creare quelle che saranno le nuove tradizioni, per innestarvi le nuove opere e per non creare contro la tradizione gravi e dannosi errori. Dalla lettura di alcuni documenti dell’Ordine dei Frati Predicatori sia dell’Ecclesiasticum Officium che dell’Ordinarium in modo particolare, si nota come i primi frati predicatori siano portati e giungano innanzitutto ad una “rappresentazione spaziale e mentale” dei luoghi, degli oggetti e delle azioni all’interno di quelli che saranno i loro conventi e le loro chiese. Questa “rappresentazione spaziale mentale” o progetto ideale, ci introduce in modo particolare in due dimensioni strettamente articolate: quella reale, cioè fisica, dei muri e delle azioni da svolgere all’interno dei conventi e quella simbolica, cioè espressione della tradizione e della spiritualità fondamentale dell’Ordine. Nella tesi sono stati individuati tre orientamenti fondamentali nell’architettura conventuale domenicana: la povertà evangelica, la predicazione apostolica e la necessità di continuare a individuare, secondo le epoche, le mutate esigenze conventuali. Sono state individuate inoltre alcune variabili e caratteristiche: • L’uniformità: che tra i conventi non si è mai resa possibile; • La flessibilità: che non obbedisce mai ad una uniformità tipologica; • La funzionalità: che comanda gli impianti architettonici e permette ciò che può essere funzionale alla vita regolare e al fine dell’Ordine. Il mio contributo è stato quello di “visitare” il primo convento dei frati predicatori, il Convento Patriarcale di Bologna e di ricostruire la vita quotidiana al suo interno per vedere nel progetto finale gli elementi ispiratori per giungere a quello dei Ss. Giovanni e Paolo in Venezia, dove purtroppo le pesantissime manomissioni con le continue e estese demolizioni nell’arco dei secoli rendono ancora oggi difficile comprendere perfino l’originale organizzazione interna.
L’architettura conventuale domenicana : problema di una definizione tipologica. Sviluppo storico a partire dall’esperienza di un frate contemporaneo
PREDA, ANGELO
2015/2016
Abstract
Da sempre l’uomo sente il bisogno di saldare il passato col presente cercando di ritrovare e riconoscere le tradizioni per creare quelle che saranno le nuove tradizioni, per innestarvi le nuove opere e per non creare contro la tradizione gravi e dannosi errori. Dalla lettura di alcuni documenti dell’Ordine dei Frati Predicatori sia dell’Ecclesiasticum Officium che dell’Ordinarium in modo particolare, si nota come i primi frati predicatori siano portati e giungano innanzitutto ad una “rappresentazione spaziale e mentale” dei luoghi, degli oggetti e delle azioni all’interno di quelli che saranno i loro conventi e le loro chiese. Questa “rappresentazione spaziale mentale” o progetto ideale, ci introduce in modo particolare in due dimensioni strettamente articolate: quella reale, cioè fisica, dei muri e delle azioni da svolgere all’interno dei conventi e quella simbolica, cioè espressione della tradizione e della spiritualità fondamentale dell’Ordine. Nella tesi sono stati individuati tre orientamenti fondamentali nell’architettura conventuale domenicana: la povertà evangelica, la predicazione apostolica e la necessità di continuare a individuare, secondo le epoche, le mutate esigenze conventuali. Sono state individuate inoltre alcune variabili e caratteristiche: • L’uniformità: che tra i conventi non si è mai resa possibile; • La flessibilità: che non obbedisce mai ad una uniformità tipologica; • La funzionalità: che comanda gli impianti architettonici e permette ciò che può essere funzionale alla vita regolare e al fine dell’Ordine. Il mio contributo è stato quello di “visitare” il primo convento dei frati predicatori, il Convento Patriarcale di Bologna e di ricostruire la vita quotidiana al suo interno per vedere nel progetto finale gli elementi ispiratori per giungere a quello dei Ss. Giovanni e Paolo in Venezia, dove purtroppo le pesantissime manomissioni con le continue e estese demolizioni nell’arco dei secoli rendono ancora oggi difficile comprendere perfino l’originale organizzazione interna.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/123815