Il progetto parte dalla necessità di riqualificazione dell’area milanese dell’ex Macello, nel quartiere di Porta Vittoria. L’obiettivo era una riqualificazione completa, complessa e organica che rendesse la zona nuovamente fulcro della vita sociale della città, attraverso la creazione di un polo multifunzionale che servisse tutte le fasi del processo creativo. La riconversione di una zona che fu centro nevralgico di scambi e trattative commerciali, mercato e luogo di incontro, da riattualizzare in chiave contemporanea, quindi rianimandola di nuova energia creativa, educativa e produttiva. Questa nuova lettura dell’area prevede la nascita di un centro per le arti in cui una mediateca, un teatro, spazi mostre e laboratori saranno a disposizione del singolo e della comunità. Il masterplan ha voluto in primo luogo ridare a quest’area, che strutturalmente risultava chiusa alla città su due dei quattro lati [la ferrovia e l’ortomercato sono oggi i suoi limiti perimetrali a nord ed est], un nuovo respiro, ricollegandola in modo fluido con le aree circostanti. Funzionale a una rinascita immediata di questi 200.000mq, ma anche a futuri sviluppi del territorio limitrofo, è stata strutturata una viabilità che rispettasse le direzioni e le arterie degli isolati circostanti. Ogni spunto di importante viabilità è stato ‘continuato’ nella nuova area dell’ex Macello, recuperando gli assi principali del piano regolatore Beruto in modo da rendere morbido e naturale il passaggio di persone e mezzi verso la zona riqualificata – lasciando infine degli spazi di apertura, delle piazze pronte a nuovi collegamenti a [non] chiusura delle direttrici dell’area. Il progetto aveva l’esigenza, sin dalle prime fasi, di bilanciare due diverse spinte: da un lato la volontà di separare efficientemente la superficie produttiva/pubblica, la parte di incontro e catalizzazione sociale da quella residenziale; dall’altro di creare continuità visiva e funzionale tra le due zone. Per questo la più grande sezione stradale visibile a scala urbana (asse nord-sud), che interessa e divide appunto le due aree, è smorzata e ricontestualizzata attraverso i ‘movimenti’ strutturali dell’edificio centrale e grazie all’utilizzo di innesti di un’area nell’altra, di elementi di collegamento che facilitano il contatto. Si prenda ad esempio la scuola che funge da ponte tra il pubblico e il privato; o all’ampio parco, di forma triangolare, dove il punto di fuga porta lo sguardo di chi si trova nella piazza verso la parte abitata. L’edificio centrale - il Centro per le Arti Creative - è il cuore pulsante del progetto e dell’intera area. Col suo volume primitivo, spezzato e movimentato dalle torsioni dei due parallelepipedi che lo compongono, vuole unirsi organicamente con gli altri edifici vicini (i tre corpi fronte strada originali e il corpo ‘stecca’ sull’asse diagonale) per diventare la sede di più funzioni, ospitando il processo creativo in tutte le sue fasi – dallo studio e ricerca alla produzione, fino alla messa in scena. Non tralasciando la parte ludica di ristoranti e altri luoghi di ritrovo, per rispondere alla rinnovata ricerca di piazze e spazi d’incontro: i molto citati gathering places che tanto stanno tornando importanti in questi anni di post-modernità urbana, dove l’esperienza nella sua complessità e ricchezza è quello che la gente cerca e ricorda. Ed è proprio l’edificio centrale a trovare la sua formalizzazione in una tipologia ad atrio, che conferma questa necessità di esperienza emozionale e funzionale insieme. La piramide rovesciata accoglie e illumina chi vi accede, facilitando una visione totale e completa di quello che il Centro offre. L’approccio non unificatore del masterplan è stato confermato anche nelle soluzioni estetiche, che hanno cercato di analizzare e puntualmente trovare soluzioni che fossero uniche ma integrate con le altre. I diversi edifici sono rimasti ‘diversi’, ricreando la complessità naturale di un’area urbana reale e mai artificiale, dove però in ciascun organismo architettonico sono richiamati con controllo elementi degli altri edifici, senza soluzione di continuità.

Ex Macello. Un progetto di riqualificazione nell’area dei mattatoi milanesi

FOSCHI, GIOELE
2015/2016

Abstract

Il progetto parte dalla necessità di riqualificazione dell’area milanese dell’ex Macello, nel quartiere di Porta Vittoria. L’obiettivo era una riqualificazione completa, complessa e organica che rendesse la zona nuovamente fulcro della vita sociale della città, attraverso la creazione di un polo multifunzionale che servisse tutte le fasi del processo creativo. La riconversione di una zona che fu centro nevralgico di scambi e trattative commerciali, mercato e luogo di incontro, da riattualizzare in chiave contemporanea, quindi rianimandola di nuova energia creativa, educativa e produttiva. Questa nuova lettura dell’area prevede la nascita di un centro per le arti in cui una mediateca, un teatro, spazi mostre e laboratori saranno a disposizione del singolo e della comunità. Il masterplan ha voluto in primo luogo ridare a quest’area, che strutturalmente risultava chiusa alla città su due dei quattro lati [la ferrovia e l’ortomercato sono oggi i suoi limiti perimetrali a nord ed est], un nuovo respiro, ricollegandola in modo fluido con le aree circostanti. Funzionale a una rinascita immediata di questi 200.000mq, ma anche a futuri sviluppi del territorio limitrofo, è stata strutturata una viabilità che rispettasse le direzioni e le arterie degli isolati circostanti. Ogni spunto di importante viabilità è stato ‘continuato’ nella nuova area dell’ex Macello, recuperando gli assi principali del piano regolatore Beruto in modo da rendere morbido e naturale il passaggio di persone e mezzi verso la zona riqualificata – lasciando infine degli spazi di apertura, delle piazze pronte a nuovi collegamenti a [non] chiusura delle direttrici dell’area. Il progetto aveva l’esigenza, sin dalle prime fasi, di bilanciare due diverse spinte: da un lato la volontà di separare efficientemente la superficie produttiva/pubblica, la parte di incontro e catalizzazione sociale da quella residenziale; dall’altro di creare continuità visiva e funzionale tra le due zone. Per questo la più grande sezione stradale visibile a scala urbana (asse nord-sud), che interessa e divide appunto le due aree, è smorzata e ricontestualizzata attraverso i ‘movimenti’ strutturali dell’edificio centrale e grazie all’utilizzo di innesti di un’area nell’altra, di elementi di collegamento che facilitano il contatto. Si prenda ad esempio la scuola che funge da ponte tra il pubblico e il privato; o all’ampio parco, di forma triangolare, dove il punto di fuga porta lo sguardo di chi si trova nella piazza verso la parte abitata. L’edificio centrale - il Centro per le Arti Creative - è il cuore pulsante del progetto e dell’intera area. Col suo volume primitivo, spezzato e movimentato dalle torsioni dei due parallelepipedi che lo compongono, vuole unirsi organicamente con gli altri edifici vicini (i tre corpi fronte strada originali e il corpo ‘stecca’ sull’asse diagonale) per diventare la sede di più funzioni, ospitando il processo creativo in tutte le sue fasi – dallo studio e ricerca alla produzione, fino alla messa in scena. Non tralasciando la parte ludica di ristoranti e altri luoghi di ritrovo, per rispondere alla rinnovata ricerca di piazze e spazi d’incontro: i molto citati gathering places che tanto stanno tornando importanti in questi anni di post-modernità urbana, dove l’esperienza nella sua complessità e ricchezza è quello che la gente cerca e ricorda. Ed è proprio l’edificio centrale a trovare la sua formalizzazione in una tipologia ad atrio, che conferma questa necessità di esperienza emozionale e funzionale insieme. La piramide rovesciata accoglie e illumina chi vi accede, facilitando una visione totale e completa di quello che il Centro offre. L’approccio non unificatore del masterplan è stato confermato anche nelle soluzioni estetiche, che hanno cercato di analizzare e puntualmente trovare soluzioni che fossero uniche ma integrate con le altre. I diversi edifici sono rimasti ‘diversi’, ricreando la complessità naturale di un’area urbana reale e mai artificiale, dove però in ciascun organismo architettonico sono richiamati con controllo elementi degli altri edifici, senza soluzione di continuità.
BATTISTI, EMILIO
OLIARO, PAOLO
CONTRINO, ROBERTA
SGAMBI, LUCA
NIZZI, ANGELO GABRIELE
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-lug-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/123864