La presente ricerca vuole far luce su alcune delle possibili potenzialità comunicative dei rumori presenti nella quotidianità. Il nostro mondo è un paesaggio sonoro in continua espansione, ed ogni suo elemento permette di rendere familiare un luogo, di descrivere un contesto, di evidenziare lo scorrere del tempo e suscitare emozioni. L’assenza dei più banali e comuni rumori, provocherebbe un’anomalia a livello percettivo nel nostro modo di interagire con il mondo. In una cultura che indubbiamente presta maggiore importanza alla componente visiva più che a quella uditiva, la rivendicazione del rumore ha inizio con le avanguardie del Novecento, in particolare grazie all’apporto di Luigi Russolo. Il rumore non è necessariamente un suono sgradevole; è il contesto che ne determina la funzione e l’identità, come ha sperimentato anche John Cage con la sua composizione Living Room Music. Luigi Nono sostiene che non è possibile un ritorno ad un epochè dell’ascolto, poichè per via dei processi culturali a cui siamo stati sottoposti, l’ascolto non può essere considerato solo una semplice fenomenologia acustica. Risulta difatti difficile isolare il semplice atto dell’ascolto dalla formazione (anche mentale) di immagini, poichè alla percezione auditiva appare coessenziale l’utilizzo di immagini. Ma in un eccesso del “vedere” rispetto all’”ascoltare”, si invita a riconsiderare il mondo circostante con le orecchie piu attente degli occhi, come suggeriscono gli studi sul Word Soundscape Project di R. M. Schafer. Seguendo le sue proposte di Esercizi per la pulizia dell’orecchio, si propone in questa sede un elaborato audiovisivo in collaborazione con il gruppo MATITA, volto a sperimentare l’influenza che il rumore ha sulla percezione visiva. L’elaborato consiste nella ri-sonorizzazione di alcuni comuni rumori presenti in uno spazio quotidiano tramite il solo utilizzo del suono prodotto dallo scrivere di matite e pennarelli su diversi supporti cartacei. Il progetto finale mostra come la componente uditiva è in grado di ingannare e orchestrare la percezione visiva: l’occhio identifica come fonte di ciò che viene udito l’immagine che gli si presenta sincronizzata con quel determinato suono. Un’attenzione alla progettazione sonora pari a quella visiva, può dare un valore aggiunto nell’elaborazione di un artefatto comunicativo.
Le potenzialità comunicative del rumore. Esplorazione sinestesica di uno spazio quotidiano attraverso la mimesi delle impronte sonore
FORMICA, GIULIA
2015/2016
Abstract
La presente ricerca vuole far luce su alcune delle possibili potenzialità comunicative dei rumori presenti nella quotidianità. Il nostro mondo è un paesaggio sonoro in continua espansione, ed ogni suo elemento permette di rendere familiare un luogo, di descrivere un contesto, di evidenziare lo scorrere del tempo e suscitare emozioni. L’assenza dei più banali e comuni rumori, provocherebbe un’anomalia a livello percettivo nel nostro modo di interagire con il mondo. In una cultura che indubbiamente presta maggiore importanza alla componente visiva più che a quella uditiva, la rivendicazione del rumore ha inizio con le avanguardie del Novecento, in particolare grazie all’apporto di Luigi Russolo. Il rumore non è necessariamente un suono sgradevole; è il contesto che ne determina la funzione e l’identità, come ha sperimentato anche John Cage con la sua composizione Living Room Music. Luigi Nono sostiene che non è possibile un ritorno ad un epochè dell’ascolto, poichè per via dei processi culturali a cui siamo stati sottoposti, l’ascolto non può essere considerato solo una semplice fenomenologia acustica. Risulta difatti difficile isolare il semplice atto dell’ascolto dalla formazione (anche mentale) di immagini, poichè alla percezione auditiva appare coessenziale l’utilizzo di immagini. Ma in un eccesso del “vedere” rispetto all’”ascoltare”, si invita a riconsiderare il mondo circostante con le orecchie piu attente degli occhi, come suggeriscono gli studi sul Word Soundscape Project di R. M. Schafer. Seguendo le sue proposte di Esercizi per la pulizia dell’orecchio, si propone in questa sede un elaborato audiovisivo in collaborazione con il gruppo MATITA, volto a sperimentare l’influenza che il rumore ha sulla percezione visiva. L’elaborato consiste nella ri-sonorizzazione di alcuni comuni rumori presenti in uno spazio quotidiano tramite il solo utilizzo del suono prodotto dallo scrivere di matite e pennarelli su diversi supporti cartacei. Il progetto finale mostra come la componente uditiva è in grado di ingannare e orchestrare la percezione visiva: l’occhio identifica come fonte di ciò che viene udito l’immagine che gli si presenta sincronizzata con quel determinato suono. Un’attenzione alla progettazione sonora pari a quella visiva, può dare un valore aggiunto nell’elaborazione di un artefatto comunicativo.File | Dimensione | Formato | |
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