A seguito del Laboratorio di Sintesi Finale dell’ anno accademico 2003-2004 tenuto dalla Professoressa Bianca Bottero, ho voluto portare a termine quello che è stato il progetto elaborato durante il corso. L’area di interesse nella quale si sviluppa l’idea progettuale è quella denominata Cinta Sud della città di Milano, in particolare la Zona 5, e ancora più nel dettaglio la Piazza Caduti del Lavoro e l’area antistante dove, su di un terrapieno, corre la linea ferroviaria. Negli ultimi cinque anni poco è cambiato in quell’isola verde di Milano. Ma sono ancora in piedi quelli che erano i progetti delle varie giunte comunali per ridare valore e vita alla Zona 5. Tra i vari progetti di riqualifica si parlava anche della costruzione, in tempi brevi, di una fermata ferroviaria delle F.S. sulla cinta sud, cosa che però non è ancora stata portata in luce. Con il chiaro dispiacere di chi, quella zona, la vive o per motivi di lavoro e studio o per domicilio. Ed è in questa direzione che si muove la mia proposta progettuale. Vuole essere un progetto fuori dagli schemi ma in grado di poter ridare vita alla Piazza. Guardando quest’area di interesse dall’alto, si nota subito come possa essere un anello importante per la connessione della città e dei cittadini con le numerose strutture scolastiche e culturali presenti lungo l’asse di via Tabacchi. Tanti sono i complessi scolastici dell’obbligo, l’Università Bocconi, l’ ITIS Feltrinelli, l’ITIS Giorgi, strutture culturali come l’Auditorium Verdi, oltre ad una importante sequenza di parchi e segni naturali, come il Ravizza, Baravalle, il Centro Cappelli, fino a raggiungere il Naviglio. Mentre sono pochi gli edifici commerciali, se non dei piccoli negozietti e botteghe lungo la circonvallazione. In questo clima, dove si interpongono due principali necessità, si sviluppa la mia proposta. Quello che la Zona 5 richiede è nuova vita e spinta economica per un luogo quasi abbandonato; quello che le strutture presenti chiedono è maggior fruibilità e visibilità. Con questo progetto ho voluto dare una risposta concreta a queste richieste. Là dove ora passa la linea ferrata si sviluppa tutta la mia idea. Lo sbancamento del terrapieno che sorregge l’attuale linea ferroviaria a due binari libera una spazio abbastanza grande da poter accogliere in pianta stabile un mercato rionale, capace di ridare una spinta commerciale alla zona. Di pianta rettangolare, lungo 150 metri e largo 30 metri, offre il giusto spazio per una quarantina di banchi più servizi annessi e connessi. L’entrata principale guarda verso il Mall verde, e ampie finestrature lungo tutta la facciata sud permettono l’ingresso della luce naturale. La facciata ventilata, rivestita a cappotto con piastrelle di ceramica, rende l’edificio gradevole alla vista e ben si lega con il parco, ma soprattutto offre un ottimo isolamento termico. All’interno il mercato si sviluppa lungo due corridoi longitudinali sui quali trovano posto i banchi perimetrali. Questi hanno una altezza di 3 metri, ben più bassi della struttura che li ospita. Questa scelta è stata voluta per poter aprire in facciata delle vetrate molto ampie, per permettere una illuminazione interna il più naturale possibile. Tutti i banchi perimetrali hanno a soffitto delle grosse finestre per poter prendere e portare a loro volta più luce possibile direttamente dentro il negozio. Al centro della struttura, tra i due corridoi, ci sono i grossi setti in cemento armato che sorreggono il piano ferroviario. Tra questi, aventi come interasse 15 metri, sono posti uno verso l’altro, banchi aventi una profondità di 5 metri, che creano così dei brevi camminamenti di connessione tra i due corridoi principali. I negozi centrali, data la loro posizione chiusa tra i setti, non riceverebbero molta luce naturale. Per ovviare a questa mancanza ho pensato di sostituire a questi la parete che guarda verso sud, tramutandola in una parete di vetro cemento. Quindi solida ma allo stesso tempo capace di far penetrare la luce. Per aumentare ulteriormente la superficie illuminata, e quindi per poter rendere l’ambiente interno più confortevole da vivere, ho progettato delle aperture a soffitto. Ovvero, nel plafone del mercato si vedranno delle finestrature, che corrispondono a un pavimento in vetro per la banchina soprastante. Queste hanno forme diverse a seconda della loro posizione. Sono circolari all’altezza dei banchi del mercato, come se fossero dei coni di luce puntati sulla merce, e sono invede rettangolari nelle zone di ingresso, per renderle più luminose. Chiaramente la luce non è mai abbastanza, e bisogna aiutare l’illuminazione naturale con quella artificiale. Per non togliere però il carattere predominante al mercato, ovvero la luce solare, ho pensato ad un doppio controsoffitto. Uno il più vicino possibile al plafone, che serve per nascondere tutti i cablaggi e servizi, l’altro invece costituito da lastre di vetro retro smaltato con alloggiate le lampade. La scelta del vetro retro smaltato è stata dettata da una parte dalla necessità di nascondere al pubblico la vista del controsoffitto di servizio, dall’altra per poter avere una buona illuminazione artificiale senza andare ad oscurare o creare dei punti d’ombra alla luce che filtra dalle aperture vetrate. Tutta la struttura del mercato è chiudibile con serrande, così come anche i negozi al suo interno. In questo modo ogni banco diventa una entità indipendente ed autonoma, ma per sua natura in continuo dialogo con gli altri. Quello che invece serve alla fermata ferroviaria non intralcia la fruibilità del mercato. Scale ed ascensori trovano posto all’esterno della struttura, in una sorta di piccolo portico creato dai pilastri portanti dell’arco che caratterizza e fa da richiamo al progetto. Le scale che portano alla banchina poggiano sulla parete del mercato e ne scandiscono in questo modo le aperture in facciata e la posizione degli ingressi; gli ascensori invece entrato fisicamente nella struttura dando un punto di colore, ma hanno le porte all’esterno di questa. Gli ascensori sono stati progettati con un rivestimento a cappotto composto da fogli di policarbonato ondulato rivestito con una schermatura ai raggi UV, il tutto ancorato a travi in acciaio che legano il rivestimento alla struttura portante. La copertura di questi è in lamiera grecata spessa 8millimetri con isolamento termico in schiuma di polistirene. In questo modo anche gli ascensori che sono posti in buona parte all’aperto hanno un buon termo isolamento e non si creano quindi dei ponti termici con il mercato chiuso. Nella banchina, a pavimento, trovano posto quelle che sono le aperture in vetro utili ai negozi sottostanti. Così come per il mercato, anche in banchina la differenza di forme di queste vetrature assume un ruolo importante. Infatti assumono forma rettangolare in corrispondenza degli sbarchi delle scale e degli ascensori, e diventano poi dei cerchi che rompono la monotonia della banchina. Tutto l’edificio è chiuso sui fianchi da due grandi archi in cemento che, coi loro pilastri di sostegno creano per il mercato un piccolo portico, mentre per le scale che servono la fermata offrono una buona protezione dagli eventi atmosferici. Gli interspazi tra i pilastri sono infatti chiusi con una vetrata appesa all’arco, così da proteggere l’interno lasciando comunque l’edificio in costante rapporto con l’esterno e la luce naturale. In questa curtain wall trova posto anche il frangisole, utile nelle giornate estive e molto soleggiate, dato che la facciata principale guarda a sud. La copertura della fermata è stata studiata come copertura tecnica. Una membrana in politetrafluoroetilene copre, ripara e lascia respirare l’edificio. Un tetto leggero e resistente, in grado di offrire un elevato comfort termico lasciando filtrare la luce. Cinque grandi teli, lunghi 30 metri e larghi 15 metri in PTFE sono ancorati, tramite travi in acciaio a C, alle travi di legno lamellare che collegano i due archi. L’intera struttura appare, guardandola da lontano, come un ponte ad arco, dove però trova posto tutto quello che serve per dare una risposta alle richieste della Zona. Il grande arco vetrato, lungo 150 metri e alto 21 metri, gioca con il parco antistante, si confronta con questo riflettendone i colori e lasciando comunque all’osservatore esterno la libertà visiva data dalla leggerezza della struttura, e all’osservatore interno offre invece un punto di vista sopraelevato sul e verso il parco. Leggerezza, sostenibilità, fruibilità e applicazioni tecnologiche. Con questa proposta ho voluto esprimere questi concetti cercando di farli dialogare tra loro in un progetto “politicamente corretto” che non sia di fastidio e peso, sia visivo che sociale, per la Zona 5.
Fermata Tibaldi. Una proposta
VASSALLI, GIANCARLO
2009/2010
Abstract
A seguito del Laboratorio di Sintesi Finale dell’ anno accademico 2003-2004 tenuto dalla Professoressa Bianca Bottero, ho voluto portare a termine quello che è stato il progetto elaborato durante il corso. L’area di interesse nella quale si sviluppa l’idea progettuale è quella denominata Cinta Sud della città di Milano, in particolare la Zona 5, e ancora più nel dettaglio la Piazza Caduti del Lavoro e l’area antistante dove, su di un terrapieno, corre la linea ferroviaria. Negli ultimi cinque anni poco è cambiato in quell’isola verde di Milano. Ma sono ancora in piedi quelli che erano i progetti delle varie giunte comunali per ridare valore e vita alla Zona 5. Tra i vari progetti di riqualifica si parlava anche della costruzione, in tempi brevi, di una fermata ferroviaria delle F.S. sulla cinta sud, cosa che però non è ancora stata portata in luce. Con il chiaro dispiacere di chi, quella zona, la vive o per motivi di lavoro e studio o per domicilio. Ed è in questa direzione che si muove la mia proposta progettuale. Vuole essere un progetto fuori dagli schemi ma in grado di poter ridare vita alla Piazza. Guardando quest’area di interesse dall’alto, si nota subito come possa essere un anello importante per la connessione della città e dei cittadini con le numerose strutture scolastiche e culturali presenti lungo l’asse di via Tabacchi. Tanti sono i complessi scolastici dell’obbligo, l’Università Bocconi, l’ ITIS Feltrinelli, l’ITIS Giorgi, strutture culturali come l’Auditorium Verdi, oltre ad una importante sequenza di parchi e segni naturali, come il Ravizza, Baravalle, il Centro Cappelli, fino a raggiungere il Naviglio. Mentre sono pochi gli edifici commerciali, se non dei piccoli negozietti e botteghe lungo la circonvallazione. In questo clima, dove si interpongono due principali necessità, si sviluppa la mia proposta. Quello che la Zona 5 richiede è nuova vita e spinta economica per un luogo quasi abbandonato; quello che le strutture presenti chiedono è maggior fruibilità e visibilità. Con questo progetto ho voluto dare una risposta concreta a queste richieste. Là dove ora passa la linea ferrata si sviluppa tutta la mia idea. Lo sbancamento del terrapieno che sorregge l’attuale linea ferroviaria a due binari libera una spazio abbastanza grande da poter accogliere in pianta stabile un mercato rionale, capace di ridare una spinta commerciale alla zona. Di pianta rettangolare, lungo 150 metri e largo 30 metri, offre il giusto spazio per una quarantina di banchi più servizi annessi e connessi. L’entrata principale guarda verso il Mall verde, e ampie finestrature lungo tutta la facciata sud permettono l’ingresso della luce naturale. La facciata ventilata, rivestita a cappotto con piastrelle di ceramica, rende l’edificio gradevole alla vista e ben si lega con il parco, ma soprattutto offre un ottimo isolamento termico. All’interno il mercato si sviluppa lungo due corridoi longitudinali sui quali trovano posto i banchi perimetrali. Questi hanno una altezza di 3 metri, ben più bassi della struttura che li ospita. Questa scelta è stata voluta per poter aprire in facciata delle vetrate molto ampie, per permettere una illuminazione interna il più naturale possibile. Tutti i banchi perimetrali hanno a soffitto delle grosse finestre per poter prendere e portare a loro volta più luce possibile direttamente dentro il negozio. Al centro della struttura, tra i due corridoi, ci sono i grossi setti in cemento armato che sorreggono il piano ferroviario. Tra questi, aventi come interasse 15 metri, sono posti uno verso l’altro, banchi aventi una profondità di 5 metri, che creano così dei brevi camminamenti di connessione tra i due corridoi principali. I negozi centrali, data la loro posizione chiusa tra i setti, non riceverebbero molta luce naturale. Per ovviare a questa mancanza ho pensato di sostituire a questi la parete che guarda verso sud, tramutandola in una parete di vetro cemento. Quindi solida ma allo stesso tempo capace di far penetrare la luce. Per aumentare ulteriormente la superficie illuminata, e quindi per poter rendere l’ambiente interno più confortevole da vivere, ho progettato delle aperture a soffitto. Ovvero, nel plafone del mercato si vedranno delle finestrature, che corrispondono a un pavimento in vetro per la banchina soprastante. Queste hanno forme diverse a seconda della loro posizione. Sono circolari all’altezza dei banchi del mercato, come se fossero dei coni di luce puntati sulla merce, e sono invede rettangolari nelle zone di ingresso, per renderle più luminose. Chiaramente la luce non è mai abbastanza, e bisogna aiutare l’illuminazione naturale con quella artificiale. Per non togliere però il carattere predominante al mercato, ovvero la luce solare, ho pensato ad un doppio controsoffitto. Uno il più vicino possibile al plafone, che serve per nascondere tutti i cablaggi e servizi, l’altro invece costituito da lastre di vetro retro smaltato con alloggiate le lampade. La scelta del vetro retro smaltato è stata dettata da una parte dalla necessità di nascondere al pubblico la vista del controsoffitto di servizio, dall’altra per poter avere una buona illuminazione artificiale senza andare ad oscurare o creare dei punti d’ombra alla luce che filtra dalle aperture vetrate. Tutta la struttura del mercato è chiudibile con serrande, così come anche i negozi al suo interno. In questo modo ogni banco diventa una entità indipendente ed autonoma, ma per sua natura in continuo dialogo con gli altri. Quello che invece serve alla fermata ferroviaria non intralcia la fruibilità del mercato. Scale ed ascensori trovano posto all’esterno della struttura, in una sorta di piccolo portico creato dai pilastri portanti dell’arco che caratterizza e fa da richiamo al progetto. Le scale che portano alla banchina poggiano sulla parete del mercato e ne scandiscono in questo modo le aperture in facciata e la posizione degli ingressi; gli ascensori invece entrato fisicamente nella struttura dando un punto di colore, ma hanno le porte all’esterno di questa. Gli ascensori sono stati progettati con un rivestimento a cappotto composto da fogli di policarbonato ondulato rivestito con una schermatura ai raggi UV, il tutto ancorato a travi in acciaio che legano il rivestimento alla struttura portante. La copertura di questi è in lamiera grecata spessa 8millimetri con isolamento termico in schiuma di polistirene. In questo modo anche gli ascensori che sono posti in buona parte all’aperto hanno un buon termo isolamento e non si creano quindi dei ponti termici con il mercato chiuso. Nella banchina, a pavimento, trovano posto quelle che sono le aperture in vetro utili ai negozi sottostanti. Così come per il mercato, anche in banchina la differenza di forme di queste vetrature assume un ruolo importante. Infatti assumono forma rettangolare in corrispondenza degli sbarchi delle scale e degli ascensori, e diventano poi dei cerchi che rompono la monotonia della banchina. Tutto l’edificio è chiuso sui fianchi da due grandi archi in cemento che, coi loro pilastri di sostegno creano per il mercato un piccolo portico, mentre per le scale che servono la fermata offrono una buona protezione dagli eventi atmosferici. Gli interspazi tra i pilastri sono infatti chiusi con una vetrata appesa all’arco, così da proteggere l’interno lasciando comunque l’edificio in costante rapporto con l’esterno e la luce naturale. In questa curtain wall trova posto anche il frangisole, utile nelle giornate estive e molto soleggiate, dato che la facciata principale guarda a sud. La copertura della fermata è stata studiata come copertura tecnica. Una membrana in politetrafluoroetilene copre, ripara e lascia respirare l’edificio. Un tetto leggero e resistente, in grado di offrire un elevato comfort termico lasciando filtrare la luce. Cinque grandi teli, lunghi 30 metri e larghi 15 metri in PTFE sono ancorati, tramite travi in acciaio a C, alle travi di legno lamellare che collegano i due archi. L’intera struttura appare, guardandola da lontano, come un ponte ad arco, dove però trova posto tutto quello che serve per dare una risposta alle richieste della Zona. Il grande arco vetrato, lungo 150 metri e alto 21 metri, gioca con il parco antistante, si confronta con questo riflettendone i colori e lasciando comunque all’osservatore esterno la libertà visiva data dalla leggerezza della struttura, e all’osservatore interno offre invece un punto di vista sopraelevato sul e verso il parco. Leggerezza, sostenibilità, fruibilità e applicazioni tecnologiche. Con questa proposta ho voluto esprimere questi concetti cercando di farli dialogare tra loro in un progetto “politicamente corretto” che non sia di fastidio e peso, sia visivo che sociale, per la Zona 5.File | Dimensione | Formato | |
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