Il recupero, il restauro, il ripristino, la bonifica dei siti petroliferi – compreso lo smantellamento delle piattaforme petrolifere in mare – sono, dal punto di vista tecnico, economico e ambientale, tra i problemi più gravi e delicati che l’industria petrolifera si trova a dover affrontare in una prospettiva a lungo termine. Basti pensare che, relativamente ai costi, per lo smantellamento di una piattaforma petrolifera l’ordine di misura è di milioni di dollari e la sola rimozione della piattaforma e smaltimento del materiale incide del 45%. Con l’approssimarsi della conclusione della vita produttiva di molti campi petroliferi, la questione di cosa fare con le strutture esistenti acquista quindi sempre maggiore urgenza. La tesi si pone come obiettivo quello di affrontare il problema della dismissione delle piattaforme petrolifere offshore, individuando e approfondendo scenari di possibili soluzioni alternative all’abbandono. La ricerca condotta riguardo la tematica ha messo in evidenza la dimensione di questo problema. I giacimenti di gas e petrolio sono infatti distribuiti sulla Terra in maniera disomogenea e il trasporto avviene mediante oleodotti o via mare tramite petroliere. Visto il ruolo primario che rivestono nel campo chimico ed energetico, sono stati (e tuttora risultano) al centro di interessi economici, politici e militari in zone chiave del globo. A seconda della posizione geografica e della profondità del fondale marino sono utilizzate diverse tipologie di piattaforme di produzione offshore: fixed platform, tension leg platform, piattaforma SPAR e Unità Galleggiante di Produzione, Stoccaggio e Scarico (FPSO). Per lo sviluppo del progetto è stato analizzato nello specifico il caso italiano. In Italia sono presenti 80 piattaforme di produzione eroganti fra le quali la tipologia più utilizzata è la fixed platform, (piattaforme ancorate al fondale marino mediante una struttura fissa in acciaio) la più problematica e costosa per quanto riguarda l’aspetto della dismissione. Vista la posizione geografica (strategica in quanto di passaggio rispetto a molte rotte), l’imminente dismissione (la vita media di una piattaforma oscilla fra i 20 e i 40 anni) e data la dimensione (è la piattaforma più grande del mediterraneo), si è ipotizzato un intervento legato all’ospitalità dedicata e privilegiata, un luxury hotel. L’accesso alla struttura, posizionata a largo della coste di Pozzallo (Sicilia), è consentito sia via aerea grazie all’helideck già presente sulla piattaforma, sia via mare grazie alla serie di pontili previsti nel progetto. Il progetto per l’hotel prevede 106 camere con metrature differenti che vanno da 43 mq a 130 mq, ricavate dal riuso di container, e una suite di circa 1400 mq. Elemento caratterizzante del progetto è la presenza di una serra con una piscina all’aperto che porta all’interno del progetto l’aspetto naturalistico. Spa, teatro, business center, casinò, bowling, insieme a tre ristoranti e numerosi bar completano il resort. Il ripristino o la riconversione di una piattaforma, sottoposta agli adeguati interventi di bonifica e riqualificazione, permetterebbe di immaginare nuovi usi per le strutture esistenti. In alternativa alla rimozione totale o parziale, il riutilizzo delle piattaforme offshore dismesse potrebbe quindi costituire una importante risorsa per attività ecocompatibili e con importanti ritorni non solo per la collettività ma anche da un punto di vista economico.
Ri-Vega. Un nuovo uso delle piattaforme petrolifere offshore dismesse
SERIGHELLI, DIMITRI;SCARNATI, CAROLINA
2015/2016
Abstract
Il recupero, il restauro, il ripristino, la bonifica dei siti petroliferi – compreso lo smantellamento delle piattaforme petrolifere in mare – sono, dal punto di vista tecnico, economico e ambientale, tra i problemi più gravi e delicati che l’industria petrolifera si trova a dover affrontare in una prospettiva a lungo termine. Basti pensare che, relativamente ai costi, per lo smantellamento di una piattaforma petrolifera l’ordine di misura è di milioni di dollari e la sola rimozione della piattaforma e smaltimento del materiale incide del 45%. Con l’approssimarsi della conclusione della vita produttiva di molti campi petroliferi, la questione di cosa fare con le strutture esistenti acquista quindi sempre maggiore urgenza. La tesi si pone come obiettivo quello di affrontare il problema della dismissione delle piattaforme petrolifere offshore, individuando e approfondendo scenari di possibili soluzioni alternative all’abbandono. La ricerca condotta riguardo la tematica ha messo in evidenza la dimensione di questo problema. I giacimenti di gas e petrolio sono infatti distribuiti sulla Terra in maniera disomogenea e il trasporto avviene mediante oleodotti o via mare tramite petroliere. Visto il ruolo primario che rivestono nel campo chimico ed energetico, sono stati (e tuttora risultano) al centro di interessi economici, politici e militari in zone chiave del globo. A seconda della posizione geografica e della profondità del fondale marino sono utilizzate diverse tipologie di piattaforme di produzione offshore: fixed platform, tension leg platform, piattaforma SPAR e Unità Galleggiante di Produzione, Stoccaggio e Scarico (FPSO). Per lo sviluppo del progetto è stato analizzato nello specifico il caso italiano. In Italia sono presenti 80 piattaforme di produzione eroganti fra le quali la tipologia più utilizzata è la fixed platform, (piattaforme ancorate al fondale marino mediante una struttura fissa in acciaio) la più problematica e costosa per quanto riguarda l’aspetto della dismissione. Vista la posizione geografica (strategica in quanto di passaggio rispetto a molte rotte), l’imminente dismissione (la vita media di una piattaforma oscilla fra i 20 e i 40 anni) e data la dimensione (è la piattaforma più grande del mediterraneo), si è ipotizzato un intervento legato all’ospitalità dedicata e privilegiata, un luxury hotel. L’accesso alla struttura, posizionata a largo della coste di Pozzallo (Sicilia), è consentito sia via aerea grazie all’helideck già presente sulla piattaforma, sia via mare grazie alla serie di pontili previsti nel progetto. Il progetto per l’hotel prevede 106 camere con metrature differenti che vanno da 43 mq a 130 mq, ricavate dal riuso di container, e una suite di circa 1400 mq. Elemento caratterizzante del progetto è la presenza di una serra con una piscina all’aperto che porta all’interno del progetto l’aspetto naturalistico. Spa, teatro, business center, casinò, bowling, insieme a tre ristoranti e numerosi bar completano il resort. Il ripristino o la riconversione di una piattaforma, sottoposta agli adeguati interventi di bonifica e riqualificazione, permetterebbe di immaginare nuovi usi per le strutture esistenti. In alternativa alla rimozione totale o parziale, il riutilizzo delle piattaforme offshore dismesse potrebbe quindi costituire una importante risorsa per attività ecocompatibili e con importanti ritorni non solo per la collettività ma anche da un punto di vista economico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/126073