La città, nel tentativo di essere distillata attraverso un’immagine, è stata spesso paragonata ad un organismo vivente, con un suo cuore, polmoni, scheletro e tessuti. In questa metafora organica, la storia sudafricana ha lasciato, all’organismo di Cape Town, delle cicatrici del tempo visibili, suggestive e dal grande impatto socio-economico. Nel 1960 il governo dell’Apartheid dichiara Distrcit Six “White Area Only”, 60 000 persone vengono sfollate, le case, i negozi, i teatri e i cinema vengono distrutti, le famiglie deportate. A ventidue anni dalla fine della politica urbana razzista delle Group Areas ciò che resta è un grande vuoto. Questo lavoro approfondisce il rapporto tra la città, la sua memoria, e il suo futuro in un delicato contesto quale il post-Apartheid e si chiede in che modo l’architetto possa intervenire riparando il tessuto urbano preservando la memoria e celebrandola attraverso un intervento progettuale che riconsegni alla comunità non solo un bene fisico ma anche l’opportunità di poter ricostruire una comunità frammentata. La complessa natura della domanda stessa si dirama in una serie di interrogatori: qual’è il migliore approccio urbano per agevolare la reintegrazione a Città del Capo? Come valorizzare i segni della storia e le tracce del quartiere ora unici reperti e prove visibili di Distrcit Six? Che tipo di soluzioni urbane e architettoniche possono comprendere un approccio sensibile alla sostenibilità e celebrare il paesaggio di Città del Capo? Il Sud Africa non ha avuto molte possibilità di sviluppare un’identità architettonica locale, quali tentativi sono stati fatti e quali elementi possono aiutarci a progettare comprendendo questo delicato processo? Un parziale ripristino del quartiere cosmopolita di District Six attraverso il ritorno della sua comunità è possibile, così come l’opportunità di rigenerare questa parte della città aggiungendo valore allo spazio pubblico e ripristinando principi di produzione e scambio per integrare la comunità nella città. Quella di District Six è un’identità negata, ma che nonostante ciò è sopravvissuta all’Apartheid e deve tornare a far parte attivamente della città e del Caleidoscopio sudafricano.

District Six. Facing the urban scar

TOLOTTI, MARTINA
2015/2016

Abstract

La città, nel tentativo di essere distillata attraverso un’immagine, è stata spesso paragonata ad un organismo vivente, con un suo cuore, polmoni, scheletro e tessuti. In questa metafora organica, la storia sudafricana ha lasciato, all’organismo di Cape Town, delle cicatrici del tempo visibili, suggestive e dal grande impatto socio-economico. Nel 1960 il governo dell’Apartheid dichiara Distrcit Six “White Area Only”, 60 000 persone vengono sfollate, le case, i negozi, i teatri e i cinema vengono distrutti, le famiglie deportate. A ventidue anni dalla fine della politica urbana razzista delle Group Areas ciò che resta è un grande vuoto. Questo lavoro approfondisce il rapporto tra la città, la sua memoria, e il suo futuro in un delicato contesto quale il post-Apartheid e si chiede in che modo l’architetto possa intervenire riparando il tessuto urbano preservando la memoria e celebrandola attraverso un intervento progettuale che riconsegni alla comunità non solo un bene fisico ma anche l’opportunità di poter ricostruire una comunità frammentata. La complessa natura della domanda stessa si dirama in una serie di interrogatori: qual’è il migliore approccio urbano per agevolare la reintegrazione a Città del Capo? Come valorizzare i segni della storia e le tracce del quartiere ora unici reperti e prove visibili di Distrcit Six? Che tipo di soluzioni urbane e architettoniche possono comprendere un approccio sensibile alla sostenibilità e celebrare il paesaggio di Città del Capo? Il Sud Africa non ha avuto molte possibilità di sviluppare un’identità architettonica locale, quali tentativi sono stati fatti e quali elementi possono aiutarci a progettare comprendendo questo delicato processo? Un parziale ripristino del quartiere cosmopolita di District Six attraverso il ritorno della sua comunità è possibile, così come l’opportunità di rigenerare questa parte della città aggiungendo valore allo spazio pubblico e ripristinando principi di produzione e scambio per integrare la comunità nella città. Quella di District Six è un’identità negata, ma che nonostante ciò è sopravvissuta all’Apartheid e deve tornare a far parte attivamente della città e del Caleidoscopio sudafricano.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
5-ott-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/126209