La parola “turista” – secondo una definizione della World Tourism Organization – indica e si riferisce a «colui che viaggia in paesi diversi dalla sua residenza abituale e al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore a un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno dello stato visitato. In questo termine sono inclusi coloro che viaggiano per ragioni di svago, riposo, vacanza, visita ad amici e parenti, motivi di affari e professionali, di salute e religiosi». Oggi è in verità sempre più frequente l’utilizzo del termine “turista” – soprattutto da parte di sociologi, intellettuali e presunti tali – con un’accezione fortemente negativa, se non quasi dispregiativa, giustificata generalmente dal riferimento a un modo di fare turismo sempre più spesso vicino alle pratiche di disinteressato consumismo, e ormai troppo lontano dall’esperienza romantica del viaggio di scoperta. Tuttavia, che si faccia riferimento al suo significato o che ci si rivolga a lui con fare sprezzante, il personaggio del turista sarà sempre e in qualsiasi caso, legato e connesso all’ambiente entro cui agisce e con il quale esso si misura. Trattare dunque l’argomento del viaggio separatamente dalla meta e dalle sue attrazioni, ignorando così le conseguenze sui luoghi, sarà pertanto cosa impossibile e molto probabilmente inutile, ai fini di questa tesi. È proprio la relazione tra i due termini infatti, e specialmente le conseguenze che da esso scaturiscono, ad interessare le argomentazioni oggetto di questa ricerca. Lo studio sociologico delle dinamiche turistiche servirà appunto come mezzo utile allo studio di quei fattori che influenzano e più spesso modificano lo spazio urbano. Dal binomio turista-attrazione dunque, la ricerca vuole considerare e meglio comprendere il rapporto tra identità e città, con particolare interesse nei confronti della metamorfosi personale di quest’ultima. Nella modernità, il rapporto tra vacanza e vacanziere non può fare riferimento all’identità di un individuo singolo, ma al contrario, sarà fondamentale considerarne la molteplicità e dunque come logica conseguenza, il turismo delle masse. Per lo studio di queste, e soprattutto a scopo d’indagine dei suoi conseguenti flussi all’interno dei luoghi, si farà esplicito riferimento alla struttura dei grandi parchi di divertimento, ai quali la città storico-turistica sarà facilmente paragonabile per affinità dimensionale dei luoghi, attrattiva degli oggetti e gestione dei suoi flussi, caratteristiche morfologiche che, allo stesso modo, influenzano già di per sé l’identità dei due luoghi a confronto: la città storica e il paese dei balocchi. Conforme a entrambe queste realtà, anche all’attività di consumo delle due sarà dedicata particolare attenzione, sia dal punto di vista teorico e sociologico, sia da quello morfologico e progettuale. A cominciare dalla piccola scala degli oggetti in analisi e dalla genesi della modifica di questi, – si comincerà infatti con la considerazione dei monumenti storici – la ricerca concentrerà poi la sua attenzione sulla scala urbana, di cui a sua volta saranno indagati i processi di modifica causati o influenzati dal rapporto con le masse. A questo scopo un approfondimento sul caso Venezia, città turistica per eccellenza, mi appare più che doveroso nonché interessante poiché portatore in sé di moltissime delle ambizioni e conseguenze turistiche. Copiata e imitata infinite volte, l’emblematica città cartolina ben si presta a questo studio e non soltanto per le sue già conosciutissime problematiche di dinamica turistica, ma in questo caso, specialmente per le sue affinità con il parco a tema turistico. Le folle, le attrazioni, i temi e le programmazioni stagionali, fanno di entrambe le realtà due perfette macchine per il consumo. Una sola e unica differenza le distingue: una, il parco, creata con lo specifico intento di attirare la massa, è specificatamente progettata per la gestione di questa, per la sua accoglienza e relativo intrattenimento, funzionando dunque come un ingranaggio perfettamente collaudato; l’altra, la città, nata e cresciuta secondo i lenti processi di aggregazione societaria e invasa solo successivamente, impreparata a fronteggiare la folla, improvvisa goffe organizzazioni della sua struttura urbana, operando dunque come una macchina tutt’altro che perfetta. Con queste premesse, una riprogettazione della città di Venezia sull’esempio di Disneyland Paris o Gardaland, ad esempio, potrebbe quasi apparire come suggerimento opportuno, – e già forse in atto, seppur implicitamente, nei centri storici italiani – utile alla soluzione del problema. Quale miglior riferimento progettuale dunque, per fronteggiare l’invasione delle orde di turisti che affligge la Serenissima, se non quello delle città per questo appositamente generate? Una soluzione sembra allora ancora possibile, e soprattutto senza che questa necessariamente implichi l’inversione della tendenza. Salvare il turismo e, allo stesso tempo, salvaguardare la città da esso, si può, ma certamente, non senza un grande compromesso.
Veniceland. L'arcipelago delle meraviglie
PINCELLA, FRANCESCA LINA
2015/2016
Abstract
La parola “turista” – secondo una definizione della World Tourism Organization – indica e si riferisce a «colui che viaggia in paesi diversi dalla sua residenza abituale e al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore a un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno dello stato visitato. In questo termine sono inclusi coloro che viaggiano per ragioni di svago, riposo, vacanza, visita ad amici e parenti, motivi di affari e professionali, di salute e religiosi». Oggi è in verità sempre più frequente l’utilizzo del termine “turista” – soprattutto da parte di sociologi, intellettuali e presunti tali – con un’accezione fortemente negativa, se non quasi dispregiativa, giustificata generalmente dal riferimento a un modo di fare turismo sempre più spesso vicino alle pratiche di disinteressato consumismo, e ormai troppo lontano dall’esperienza romantica del viaggio di scoperta. Tuttavia, che si faccia riferimento al suo significato o che ci si rivolga a lui con fare sprezzante, il personaggio del turista sarà sempre e in qualsiasi caso, legato e connesso all’ambiente entro cui agisce e con il quale esso si misura. Trattare dunque l’argomento del viaggio separatamente dalla meta e dalle sue attrazioni, ignorando così le conseguenze sui luoghi, sarà pertanto cosa impossibile e molto probabilmente inutile, ai fini di questa tesi. È proprio la relazione tra i due termini infatti, e specialmente le conseguenze che da esso scaturiscono, ad interessare le argomentazioni oggetto di questa ricerca. Lo studio sociologico delle dinamiche turistiche servirà appunto come mezzo utile allo studio di quei fattori che influenzano e più spesso modificano lo spazio urbano. Dal binomio turista-attrazione dunque, la ricerca vuole considerare e meglio comprendere il rapporto tra identità e città, con particolare interesse nei confronti della metamorfosi personale di quest’ultima. Nella modernità, il rapporto tra vacanza e vacanziere non può fare riferimento all’identità di un individuo singolo, ma al contrario, sarà fondamentale considerarne la molteplicità e dunque come logica conseguenza, il turismo delle masse. Per lo studio di queste, e soprattutto a scopo d’indagine dei suoi conseguenti flussi all’interno dei luoghi, si farà esplicito riferimento alla struttura dei grandi parchi di divertimento, ai quali la città storico-turistica sarà facilmente paragonabile per affinità dimensionale dei luoghi, attrattiva degli oggetti e gestione dei suoi flussi, caratteristiche morfologiche che, allo stesso modo, influenzano già di per sé l’identità dei due luoghi a confronto: la città storica e il paese dei balocchi. Conforme a entrambe queste realtà, anche all’attività di consumo delle due sarà dedicata particolare attenzione, sia dal punto di vista teorico e sociologico, sia da quello morfologico e progettuale. A cominciare dalla piccola scala degli oggetti in analisi e dalla genesi della modifica di questi, – si comincerà infatti con la considerazione dei monumenti storici – la ricerca concentrerà poi la sua attenzione sulla scala urbana, di cui a sua volta saranno indagati i processi di modifica causati o influenzati dal rapporto con le masse. A questo scopo un approfondimento sul caso Venezia, città turistica per eccellenza, mi appare più che doveroso nonché interessante poiché portatore in sé di moltissime delle ambizioni e conseguenze turistiche. Copiata e imitata infinite volte, l’emblematica città cartolina ben si presta a questo studio e non soltanto per le sue già conosciutissime problematiche di dinamica turistica, ma in questo caso, specialmente per le sue affinità con il parco a tema turistico. Le folle, le attrazioni, i temi e le programmazioni stagionali, fanno di entrambe le realtà due perfette macchine per il consumo. Una sola e unica differenza le distingue: una, il parco, creata con lo specifico intento di attirare la massa, è specificatamente progettata per la gestione di questa, per la sua accoglienza e relativo intrattenimento, funzionando dunque come un ingranaggio perfettamente collaudato; l’altra, la città, nata e cresciuta secondo i lenti processi di aggregazione societaria e invasa solo successivamente, impreparata a fronteggiare la folla, improvvisa goffe organizzazioni della sua struttura urbana, operando dunque come una macchina tutt’altro che perfetta. Con queste premesse, una riprogettazione della città di Venezia sull’esempio di Disneyland Paris o Gardaland, ad esempio, potrebbe quasi apparire come suggerimento opportuno, – e già forse in atto, seppur implicitamente, nei centri storici italiani – utile alla soluzione del problema. Quale miglior riferimento progettuale dunque, per fronteggiare l’invasione delle orde di turisti che affligge la Serenissima, se non quello delle città per questo appositamente generate? Una soluzione sembra allora ancora possibile, e soprattutto senza che questa necessariamente implichi l’inversione della tendenza. Salvare il turismo e, allo stesso tempo, salvaguardare la città da esso, si può, ma certamente, non senza un grande compromesso.File | Dimensione | Formato | |
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