La cisterna delle terme di Diocleziano, oggi non più esistente, non deve essere considerata un semplice edificio di servizio, ma parte integrante dell’intero complesso termale. La sua collocazione, la particolare forma trapezoidale dovuta al tracciato dell’antico Vicus Portae Viminalis, e le sue notevoli dimensioni, ne fanno una vera architettura, la cui tipologia supera il significato funzionale, connotandosi a livello urbano come parte integrante della storia di questo quartiere. L’approvvigionamento idrico delle grandi terme imperiali richiedeva l’ausilio di grandi serbatoi che permettessero un costante ricambio d’acqua. Le cisterne divenivano perciò indispensabili affinché i grandi edifici termali potessero funzionare, risplendere in tutta la loro opulenza e riflettere l’immagine di Roma capitale dell’impero e Regina Aquarum. L’articolato complesso delle terme di Diocleziano era composto da due corpi: il primo costituito dall’edificio recintato, che vedeva al centro gli ambienti riservati ai bagni e alla cura del corpo; il secondo dalla cisterna trapezoidale, posta a fianco del lato Nord-Est del recinto murato. L’acqua, elemento fondamentale per la vita e il benessere dell’uomo, sanciva il legame necessario tra la cisterna e il sistema che serviva, nella definizione di una nuova tipologia urbano-architettonica destinata a dare una propria identità al luogo, caratterizzandolo e individuando una specifica tipologia. La cartografia storica sottolinea ulteriormente l’imprescindibilità della cisterna dal recinto termale, testimoniando il significato urbanistico che l’intero complesso ha assunto nel corso dei secoli. La soppressione della cisterna delle terme di Diocleziano, avvenuta per far spazio alla prima stazione termini nel 1863, può essere considerata come una reale mutilazione dell'intero complesso termale, il definitivo annullamento dell'antico disegno urbano e quindi della storia di questa parte così importante di Roma; più di quanto non avvenne dapprima con la costruzione del Chiostro Certosino e in seguito con l'apertura delle vie Cernaia, Einaudi e XX settembre, che pur intervenendo in modo netto sia sul recinto murario sia sull’edificio balneare, non riuscirono ad eliminare il disegno dell’impianto termale, ancora riconoscibile nella pianta della città moderna, come è possibile vedere ad esempio nelle piante di Giuseppe Micheletti (1873), di Carlo Marrè Antonelli (1895), dell’Istituto Cartografico Italiano (1891), di Rodolfo Lanciani (1893) e di Giuseppe Lugli e Italo Gismondi (1949). È il “tempio delle acque” delle Terme di Diocleziano che manca oggi a questa parte di Roma, oggi ancora priva di un disegno compiuto. La “ricomposizione” del disegno originario, con il ripristino del corpo trapezoidale sul lato rivolto verso Piazza dei Cinquecento, potrà sia restituire pienamente il significato urbanistico del complesso termale, sottolineandone l’importanza, che recuperarne alcuni valori ridefinendo il luogo sulla base delle sue antiche matrici. Un luogo capace di ispirare ancora i maestri dell'architettura nell’elaborazione di nuove tipologie, nuove forme, nuove strutture.

La cisterna delle Terme di Diocleziano a Roma. Storia e identità del luogo

GENNARI, FEDERICO CARLO
2015/2016

Abstract

La cisterna delle terme di Diocleziano, oggi non più esistente, non deve essere considerata un semplice edificio di servizio, ma parte integrante dell’intero complesso termale. La sua collocazione, la particolare forma trapezoidale dovuta al tracciato dell’antico Vicus Portae Viminalis, e le sue notevoli dimensioni, ne fanno una vera architettura, la cui tipologia supera il significato funzionale, connotandosi a livello urbano come parte integrante della storia di questo quartiere. L’approvvigionamento idrico delle grandi terme imperiali richiedeva l’ausilio di grandi serbatoi che permettessero un costante ricambio d’acqua. Le cisterne divenivano perciò indispensabili affinché i grandi edifici termali potessero funzionare, risplendere in tutta la loro opulenza e riflettere l’immagine di Roma capitale dell’impero e Regina Aquarum. L’articolato complesso delle terme di Diocleziano era composto da due corpi: il primo costituito dall’edificio recintato, che vedeva al centro gli ambienti riservati ai bagni e alla cura del corpo; il secondo dalla cisterna trapezoidale, posta a fianco del lato Nord-Est del recinto murato. L’acqua, elemento fondamentale per la vita e il benessere dell’uomo, sanciva il legame necessario tra la cisterna e il sistema che serviva, nella definizione di una nuova tipologia urbano-architettonica destinata a dare una propria identità al luogo, caratterizzandolo e individuando una specifica tipologia. La cartografia storica sottolinea ulteriormente l’imprescindibilità della cisterna dal recinto termale, testimoniando il significato urbanistico che l’intero complesso ha assunto nel corso dei secoli. La soppressione della cisterna delle terme di Diocleziano, avvenuta per far spazio alla prima stazione termini nel 1863, può essere considerata come una reale mutilazione dell'intero complesso termale, il definitivo annullamento dell'antico disegno urbano e quindi della storia di questa parte così importante di Roma; più di quanto non avvenne dapprima con la costruzione del Chiostro Certosino e in seguito con l'apertura delle vie Cernaia, Einaudi e XX settembre, che pur intervenendo in modo netto sia sul recinto murario sia sull’edificio balneare, non riuscirono ad eliminare il disegno dell’impianto termale, ancora riconoscibile nella pianta della città moderna, come è possibile vedere ad esempio nelle piante di Giuseppe Micheletti (1873), di Carlo Marrè Antonelli (1895), dell’Istituto Cartografico Italiano (1891), di Rodolfo Lanciani (1893) e di Giuseppe Lugli e Italo Gismondi (1949). È il “tempio delle acque” delle Terme di Diocleziano che manca oggi a questa parte di Roma, oggi ancora priva di un disegno compiuto. La “ricomposizione” del disegno originario, con il ripristino del corpo trapezoidale sul lato rivolto verso Piazza dei Cinquecento, potrà sia restituire pienamente il significato urbanistico del complesso termale, sottolineandone l’importanza, che recuperarne alcuni valori ridefinendo il luogo sulla base delle sue antiche matrici. Un luogo capace di ispirare ancora i maestri dell'architettura nell’elaborazione di nuove tipologie, nuove forme, nuove strutture.
PRUSICKI, MARCO STANISLAO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
5-ott-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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