Bovisa 3.0 muove dall’ipotesi di ripensare al concetto di “piazza urbana” in modo che essa non venga riconosciuta come un sistema definito da “vuoti e pieni” bensì possa essere un luogo riconoscibile dalla costante presenza di elementi riconoscibili. Bovisa 3.0 si propone di “aumentare” la realtà del quartiere di Bovisa mediante la definizione di una “piazza leggera”, una piazza costantemente riconoscibile da alcune sue caratteristiche: alberi da frutto, temperatura di colore dell’illuminazione artificiale e “il gioco”. I principali fruitori di Bovisa 3.0 saranno i bambini. Ai bambini si cerca quindi di dare una possibilità per riconquistare i propri spazi all’interno della città; bambini che sono spesso stati esclusi dalle logiche progettuali architettonico-urbanistiche e che sono stati relegati a utenti di minor importanza. Il percorso logico che porta alla definizione di Bovisa 3.0 nasce da un approccio basato sulla teoria dei frattali. Non ci si è limitati ad utilizzare questo tipo di geometria applicandola in modo formale ad un paesaggio che poco ha di frattale, come quello urbano, ma si è cercato di distillarne la logica. Così come il frattale è una struttura geometrica che ripete il proprio modulo a qualsiasi scala essa si osservi mantenendo le proprie caratteristiche riconoscibili, così in Bovisa 3.0 si è analizzato di volta in volta il contesto definendo logiche e modalità progettuali adatte alla scala di osservazione. Si definisce quindi progressivamente la visione di “piazza leggera” attraverso una sovrapposizione di layers, ognuno dei quali analizza pochi singoli aspetti gestibili alla scala in oggetto e che vengono accomunate da una logica progettuale comune. Il risultato è una “piazza leggera urbana” caratterizzata dalla presenza forte di alberi da frutto, un luogo in cui la biodiversità delle specie rare diventi una quotidianità nella vita dei bambini che possono riconoscerla, viverla e prenderne possesso. Una piazza che si concretizza quindi, in seguito alle analisi basate sulla logica frattale in un luogo costituito da punti e vettori, una definizione della stessa che restituisca ai bambini la consapevolezza di esserne dentro o fuori. Elementi naturali che vengono quindi utilizzati in chiave architettonica per definire, guidare, proteggere e far giocare i bambini e che possano nel contempo restituire una dimensione nuova al quartiere di Bovisa.
Bovisa 2015: un habitat a misura di bambino. Metaprogetto di una piazza-frutteto urbana
SIRGIOVANNI, SIMONE;BALDINAZZO, MARCO;GALASSO, CARMINE
2009/2010
Abstract
Bovisa 3.0 muove dall’ipotesi di ripensare al concetto di “piazza urbana” in modo che essa non venga riconosciuta come un sistema definito da “vuoti e pieni” bensì possa essere un luogo riconoscibile dalla costante presenza di elementi riconoscibili. Bovisa 3.0 si propone di “aumentare” la realtà del quartiere di Bovisa mediante la definizione di una “piazza leggera”, una piazza costantemente riconoscibile da alcune sue caratteristiche: alberi da frutto, temperatura di colore dell’illuminazione artificiale e “il gioco”. I principali fruitori di Bovisa 3.0 saranno i bambini. Ai bambini si cerca quindi di dare una possibilità per riconquistare i propri spazi all’interno della città; bambini che sono spesso stati esclusi dalle logiche progettuali architettonico-urbanistiche e che sono stati relegati a utenti di minor importanza. Il percorso logico che porta alla definizione di Bovisa 3.0 nasce da un approccio basato sulla teoria dei frattali. Non ci si è limitati ad utilizzare questo tipo di geometria applicandola in modo formale ad un paesaggio che poco ha di frattale, come quello urbano, ma si è cercato di distillarne la logica. Così come il frattale è una struttura geometrica che ripete il proprio modulo a qualsiasi scala essa si osservi mantenendo le proprie caratteristiche riconoscibili, così in Bovisa 3.0 si è analizzato di volta in volta il contesto definendo logiche e modalità progettuali adatte alla scala di osservazione. Si definisce quindi progressivamente la visione di “piazza leggera” attraverso una sovrapposizione di layers, ognuno dei quali analizza pochi singoli aspetti gestibili alla scala in oggetto e che vengono accomunate da una logica progettuale comune. Il risultato è una “piazza leggera urbana” caratterizzata dalla presenza forte di alberi da frutto, un luogo in cui la biodiversità delle specie rare diventi una quotidianità nella vita dei bambini che possono riconoscerla, viverla e prenderne possesso. Una piazza che si concretizza quindi, in seguito alle analisi basate sulla logica frattale in un luogo costituito da punti e vettori, una definizione della stessa che restituisca ai bambini la consapevolezza di esserne dentro o fuori. Elementi naturali che vengono quindi utilizzati in chiave architettonica per definire, guidare, proteggere e far giocare i bambini e che possano nel contempo restituire una dimensione nuova al quartiere di Bovisa.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/1281