Il vuoto è un addensante, un intervallo necessario che trasferisce e mitiga le tensioni tra le preesistenze, ancorate ad un basamento, uno sfondo che assume il ruolo di elemento di transizione tra architettura e paesaggio, tra tradizione e innovazione, tra locale e globale. La tesi esplora il concetto alle diverse scale del progetto, attraverso la sperimentazione progettuale in un sito fortemente caratterizzato dall’azione trasformativa dell’uomo entro un luogo dalla geometria implacabile (Alvaro Siza, Porto, 15 Maggio 1998) e segnato dalle disseminazioni di piccoli - medi ambiti urbani e architetture puntuali. In Portogallo, la regione del Douro, dalle strette valli e piani inclinati, conserva una tradizione vitivinicola di quasi duemila anni che si manifesta lungo il tracciato del fiume omonimo fino alla città di Porto. Il progetto cerca di riattivare il ciclo di vita di un paesaggio dedito al vino, nei tre momenti di formazione, trasformazione e distribuzione del prodotto, lungo l’infrastruttura d’acqua che lega a sé i cluster delle cantine vinicole, un percorso - paesaggistico, per un processo - di modificazione, come aggiornamento sugli spazi in attesa. Il carattere resistente, legato alla vocazione vitivinicola, restituisce un’ulteriore lettura, in cui le architetture esistenti si mostrano strumenti che interpretano la misura come relazione tra spazio e prodotto: tra geografia, cantina e vino. Se assumiamo che “Iniciar um projeto quando eu visitar um lugar” (Álvaro Siza , Textos 01, 1963-2008), la tesi proposta parte proprio da qui: dal luogo, dall’architettura dell’ adega e dal ‘ciò che già c’è’, nella città di Porto; fatta di interstizi non strutturati, in stato di abbandono, percorsi interrotti tra frammenti naturali e ambiti organizzati. La soluzione preposta individua un percorso invisibile ma vibrante: un preesistente tracciato del tram proietta ‘oltre 1Km’ il waterfront del Douro generando uno spazio aperto, fatto di dilatazioni e compressioni, che accoglie vecchi e nuovi cluster, talvolta disattivati ed inerti; come il sito in oggetto, Massarelos - l’ex Fabbrica del Douro. Quest’ultima, affiancata da un grande vuoto che dal fiume si apre verso l’entroterra, è costituita dall' addizione di un nuovo sistema urbano, perpendicolarmente al waterfront del fiume. Il progetto a Massarelos recupera 90.000 mq di pendio naturale, modificato parzialmente secondo le regole proprie della coltivazione vinicola - 2,50 metri di distanza tra ogni filare, ma allo stesso tempo ridefinisce il rapporto con i tessuti costruiti che ne definiscono i bordi. Un sistema di terrazzamenti e percorsi che ritmano in sequenza i possibili accessi e le relazioni con il bene architettonico della vecchia fabbrica. Una sorta di giardino-vigneto che rimette al centro il complesso storico recuperato, grazie anche alla sua ubicazione strategica. L’idea coerente con le caratteristiche del complesso e del contesto di Porto è quella di realizzare un centro enologico, in cui vi sia la compresenza dei tradizionali spazi produttivi con quelli di vendita, degustazione e ristorazione e con quelli adibiti ad esposizioni, come un vero e proprio museo del vino. Questo prodotto è tra i frutti della terra che più si identifica con il luogo di produzione. La sua stessa cultura tuttavia trasforma e segna il territorio che la ospita, con l’andamento estensivo dei vigneti e la varietà delle coltivazioni, la presenza delle cantine e degli edifici ad esse legate; queste due situazioni devono essere in grado di integrarsi e fondersi per tirare fuori al meglio le rispettive potenzialità, intrecciando storia e paesaggio. Perchè ciò avvenga è necessario concepire un progetto che parta dall’esigenza di ricostruire paesaggi articolati rinnovandoli e portando loro una nuova qualità; l’architettura svolge in questo caso un ruolo fondamentale per il recupero di edifici esistenti, in equilibrio tra tradizione e innovazione. L’economia del vino con le sue caratteristiche e molteplici facce può rappresentare un’occasione di rilancio per aree in cui l’economia tradizionale e l’aspetto territoriale e paesaggistico hanno subito nel tempo un processo di degrado ma sono tuttora caratterizzate da grande fascino e potenzialità. L’ex Fabbrica acquisisce un nuovo ruolo come infrastruttura di paesaggio e ‘Casa per il vino’, l' intervento di modificazione si attua tramite l'inserimento di un involucro all’interno dell’edificio senza mai gravare sulle strutture presitenti. L’osservazione del ciclo di trasformazione e distribuzione del vino proveniente dall’adiacente vigneto, racconta segreti e sapori trasmettendo consapevolezza al fruitore. Addizioni, tagli, dilatazioni e compressioni plasmano il percorso museale, che talvolta rivela gli spazi come nell’area destinata alla vendita, al consumo e all’assaggio, talvolta cela, per necessità di produzione come nei locali di pigiatura, fermentazione e imbottigliamento. Finalmente anche Porto, nella alla Valle del Douro, ritorna città del vino, paesaggio che accoglie e che modifica, un’officina in continuo movimento, che ripensa se stessa senza tralasciare l’esistente.

Un paesaggio una città un vino. Sequenze discontinue, interferenze e modificazioni di uno spazio in attesa : l’ex fabbrica del Douro a Porto

CAPRA, ELEONORA;DONATI, VALENTINA
2015/2016

Abstract

Il vuoto è un addensante, un intervallo necessario che trasferisce e mitiga le tensioni tra le preesistenze, ancorate ad un basamento, uno sfondo che assume il ruolo di elemento di transizione tra architettura e paesaggio, tra tradizione e innovazione, tra locale e globale. La tesi esplora il concetto alle diverse scale del progetto, attraverso la sperimentazione progettuale in un sito fortemente caratterizzato dall’azione trasformativa dell’uomo entro un luogo dalla geometria implacabile (Alvaro Siza, Porto, 15 Maggio 1998) e segnato dalle disseminazioni di piccoli - medi ambiti urbani e architetture puntuali. In Portogallo, la regione del Douro, dalle strette valli e piani inclinati, conserva una tradizione vitivinicola di quasi duemila anni che si manifesta lungo il tracciato del fiume omonimo fino alla città di Porto. Il progetto cerca di riattivare il ciclo di vita di un paesaggio dedito al vino, nei tre momenti di formazione, trasformazione e distribuzione del prodotto, lungo l’infrastruttura d’acqua che lega a sé i cluster delle cantine vinicole, un percorso - paesaggistico, per un processo - di modificazione, come aggiornamento sugli spazi in attesa. Il carattere resistente, legato alla vocazione vitivinicola, restituisce un’ulteriore lettura, in cui le architetture esistenti si mostrano strumenti che interpretano la misura come relazione tra spazio e prodotto: tra geografia, cantina e vino. Se assumiamo che “Iniciar um projeto quando eu visitar um lugar” (Álvaro Siza , Textos 01, 1963-2008), la tesi proposta parte proprio da qui: dal luogo, dall’architettura dell’ adega e dal ‘ciò che già c’è’, nella città di Porto; fatta di interstizi non strutturati, in stato di abbandono, percorsi interrotti tra frammenti naturali e ambiti organizzati. La soluzione preposta individua un percorso invisibile ma vibrante: un preesistente tracciato del tram proietta ‘oltre 1Km’ il waterfront del Douro generando uno spazio aperto, fatto di dilatazioni e compressioni, che accoglie vecchi e nuovi cluster, talvolta disattivati ed inerti; come il sito in oggetto, Massarelos - l’ex Fabbrica del Douro. Quest’ultima, affiancata da un grande vuoto che dal fiume si apre verso l’entroterra, è costituita dall' addizione di un nuovo sistema urbano, perpendicolarmente al waterfront del fiume. Il progetto a Massarelos recupera 90.000 mq di pendio naturale, modificato parzialmente secondo le regole proprie della coltivazione vinicola - 2,50 metri di distanza tra ogni filare, ma allo stesso tempo ridefinisce il rapporto con i tessuti costruiti che ne definiscono i bordi. Un sistema di terrazzamenti e percorsi che ritmano in sequenza i possibili accessi e le relazioni con il bene architettonico della vecchia fabbrica. Una sorta di giardino-vigneto che rimette al centro il complesso storico recuperato, grazie anche alla sua ubicazione strategica. L’idea coerente con le caratteristiche del complesso e del contesto di Porto è quella di realizzare un centro enologico, in cui vi sia la compresenza dei tradizionali spazi produttivi con quelli di vendita, degustazione e ristorazione e con quelli adibiti ad esposizioni, come un vero e proprio museo del vino. Questo prodotto è tra i frutti della terra che più si identifica con il luogo di produzione. La sua stessa cultura tuttavia trasforma e segna il territorio che la ospita, con l’andamento estensivo dei vigneti e la varietà delle coltivazioni, la presenza delle cantine e degli edifici ad esse legate; queste due situazioni devono essere in grado di integrarsi e fondersi per tirare fuori al meglio le rispettive potenzialità, intrecciando storia e paesaggio. Perchè ciò avvenga è necessario concepire un progetto che parta dall’esigenza di ricostruire paesaggi articolati rinnovandoli e portando loro una nuova qualità; l’architettura svolge in questo caso un ruolo fondamentale per il recupero di edifici esistenti, in equilibrio tra tradizione e innovazione. L’economia del vino con le sue caratteristiche e molteplici facce può rappresentare un’occasione di rilancio per aree in cui l’economia tradizionale e l’aspetto territoriale e paesaggistico hanno subito nel tempo un processo di degrado ma sono tuttora caratterizzate da grande fascino e potenzialità. L’ex Fabbrica acquisisce un nuovo ruolo come infrastruttura di paesaggio e ‘Casa per il vino’, l' intervento di modificazione si attua tramite l'inserimento di un involucro all’interno dell’edificio senza mai gravare sulle strutture presitenti. L’osservazione del ciclo di trasformazione e distribuzione del vino proveniente dall’adiacente vigneto, racconta segreti e sapori trasmettendo consapevolezza al fruitore. Addizioni, tagli, dilatazioni e compressioni plasmano il percorso museale, che talvolta rivela gli spazi come nell’area destinata alla vendita, al consumo e all’assaggio, talvolta cela, per necessità di produzione come nei locali di pigiatura, fermentazione e imbottigliamento. Finalmente anche Porto, nella alla Valle del Douro, ritorna città del vino, paesaggio che accoglie e che modifica, un’officina in continuo movimento, che ripensa se stessa senza tralasciare l’esistente.
DALL'ASTA GUTIÉRREZ, JUAN CARLOS
SOGNI, MARTINA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
23-dic-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/132210