Il progetto di tesi pone la propria attenzione sul recupero e sulla rifunzionalizzazione dell’Ex Ospedale al Mare al Lido di Venezia, struttura nata come Ospizio Marino per la cura e la prevenzione della tubercolosi negli anni ‘20 del secolo scorso e successivamente convertita ad ospedale generale sino alla sua completa ed attuale dismissione, ad oggi tangibilmente e drammaticamente evidente. La struttura ha rappresentato per molti anni un punto di riferimento per il territorio lidense, uno spazio che ha saputo permearsi di un fortissimo valore, non solo per l’importante funzione che ha assunto durante la sua attività, ma anche per la valenza simbolica acquisita nel tempo, che ne ha costruito l’immagine oggi ancora positivamente e fortemente viva nella memoria degli abitanti del luogo che lo hanno frequentato. La storia di questo complesso ha visto intrecciarsi vicissitudini e susseguirsi epoche differenti, confluendo in essa con cambi di destinazione, ampliamenti e riconversioni, fino alla sua chiusura definitiva, avvenuta nel 2003. Nata come ospizio per la cura della tubercolosi, la struttura ha saputo adattarsi ed assumere, durante il ventennio fascista, il ruolo di luogo ideologico e medium comunicativo tipico delle colonie costruite in quell’epoca, assumendo un notevole lustro sanitario e politico, segnando così il periodo di maggiore crescita della sua fama ben oltre i confini di Venezia. Essa ha saputo adattarsi ad un territorio che nel tempo è cresciuto e si è trasformato in un’importante meta turistica, e che alla fine del XIX secolo è stato investito da un’enorme opera di urbanizzazione, una forza che ha portato alla chiusura del Primo Ospizio Marino e alla riapertura di quello ad oggi conosciuto come Ospedale al Mare, e qui oggetto di studio. Un’architettura che ha subito cambi, sviluppi, attenzioni e sottovalutazioni di una società in trasformazione, di un territorio che ha fatto del flusso del turismo d’élite il motore di una crescita economica ed urbanistica di grande importanza. Ad oggi il complesso si inserisce in un territorio variamente caratterizzato, ove l’offerta funzionale è molteplice e diversificata, ma essenzialmente costruita per fornire in maniera diffusa una serie di possibilità dedicate non solo agli utenti che vivono stabilmente sul territorio, ma anche e soprattutto a quelli esterni, che cercano al Lido spazi per lo svago, per il relax, per la cultura e per l’arte. A seguito quindi di un’analisi del contesto lidense e delle sue peculiarità, individuate come spunto per la scelta dei nuovi temi funzionali a sostegno della proposta progettuale, la ricerca ha affrontato la storia della struttura in tutte le sue tappe fondamentali, generando una consapevolezza necessaria per la stesura di un progetto coerente e capace di rigenerare anche altre superfici limitrofa all’area. Seguendo i principi derivanti dalle teorie del recupero architettonico, la tesi approfondisce la consistenza dei manufatti che costituiscono il complesso e ne estrapola un giudizio di valore, necessario per individuare consapevolmente le potenzialità e le criticità degli spazi, ed appropriarsene criticamente per redigere una proposta progettuale di riconversione, riorganizzazione funzionale e recupero coerente con i caratteri dell’esistente. È proprio la rifunzionalizzazione a rappresentare l’azione progettuale preponderante del comparto edificato studiato dalla tesi, soprattutto in virtù dei molteplici vincoli a cui sono soggetti gran parte dei suoi edifici; la valutazione di un riuso degli spazi attraverso una scelta funzionale congruente con una nuova e durevole utilizzazione della struttura, ha consentito di definire una proposta che permette di mantenere viva la riconoscibilità dell’impianto architettonico e formale del luogo, conferendone al contempo una nuova immagine. In particolare il progetto propone il riuso di un’ex “fabbrica della salute” facendone una rinnovata “fabbrica dell’arte”, scelta che combina al suo interno la riproposizione del passato del luogo, nato come spazio terapeutico, e la potenza rigenerativa dell’arte, che diviene al contempo motore per l’attivazione dell’economia locale, e generatore di nuovi flussi di interessi turistici. Il procedimento di sviluppo della ricerca, progressivamente avvicinatosi all’area di progetto, ma con uno sguardo sempre rivolto al contesto di riferimento, permette di riconoscere alcuni punti fermi, unificati e interconnessi dalle scelte progettuali. La presenza di un complesso a padiglioni consente di riconoscere l’importanza di mantenere visibile l’individualità delle strutture, ma di collegarle attraverso un filo conduttore, una strategia che fa proprio della connessione a più livelli la soluzione per riattivare l’ex ospedale sotto il profilo architettonico, funzionale, economico e sociale. La forza di una struttura di questo tipo risiede infatti nella capacità di comunicare, nella singolarità degli edifici che la costituiscono, l’appartenenza a un insieme coerente e organicamente funzionante. La declinazione del tema delle connessioni, riconosciuto come strategia generale della proposta progettuale, capace di potenziare positivamente le peculiarità del complesso, si concretizza in forme differenti, partendo innanzitutto dalla scelta di proporre la rifunzionalizzazione del luogo definendo dei macro temi interconnessi. La nuova destinazione funzionale è il risultato del confronto tra le possibilità offerte dalle dinamiche spaziali degli edifici e dagli adeguamenti possibili in termini di rispetto dei loro caratteri identitari, e delle normative e delle richieste prestazionali attuali. Un museo della memoria, spazi per l’arte e la cultura, per lo sport e lo svago, punti di ristoro e strutture alberghiere convivono così in un luogo immaginato per un funzionamento attivo e diuturno, capace di generare la presenza di utenze eterogenee e che contribuiscano al sostentamento economico dell’area e alla sua inclusione nel territorio circostante. La declinazione dell’arte nelle sue potenzialità terapeutiche induce inoltre il luogo a offrire possibilità di rigenerazione della persona, che ritrova nel nuovo impianto funzionale un ricordo vivido dell’origine del luogo, che torna ad assumere quel valore sociale che ne ha fatto per moltissimi anni un’eccellenza per il territorio del Lido. Tale interdipendenza è resa nel progetto ancora più evidente e tangibile decidendo di connettere alcuni degli edifici attraverso l’inserimento di camminamenti protetti e sopraelevati, collegamenti aerei che costituiscono la concreta aggiunta architettonica all’esistente e che permettono una distribuzione a un livello alternativo rispetto a quello del suolo, oltre a una percezione dell’area da una diversa prospettiva. Resi formalmente riconoscibili come nuovi elementi progettuali in dialogo con l’identità dei volumi originari, essi contribuiscono ad innovare l’immagine ambientale del luogo. A completare la strategia di riconnessione e rinnovamento contribuisce il ridisegno dello spazio aperto che risulta completamente permeabile e accessibile rispetto allo spazio circostante e alla fascia litoranea. Una ulteriore azione progettuale riguarda in modo specifico due dei 18 edifici dell’intero complesso, gli che sono interessati da una diretta operazione di modifica che deriva dalla funzione attribuitagli, resa però omogenea da una scelta formalmente uniforme. Due grandi sopraelevazioni vetrate contribuiscono a formare una grande serra inserita all’interno del percorso del museo della memoria, e uno spazio espositivo fronte mare, adatto all’inserimento di opere d’arte di notevoli dimensioni. In risposta ad esigenze tecnologiche e funzionali differenti, in entrambi i casi il progetto tende a dare una risposta analoga, proponendo il medesimo linguaggio, a sua volta coerentemente legato a quello dei camminamenti sopraelevati. Punto nodale del processo ideativo è quindi la definizione del rapporto tra preesistenze e nuovi elementi architettonici: la verifica delle scelte morfologiche e funzionali è condotta sino alla definizione alla scala del dettaglio costruttivo, essenziale nel progetto finalizzato all’istituzione di un rapporto dialogico con le preesistenze. L’immagine che ne deriva è quella di un luogo che comunica il cambiamento attraverso alcune mirate addizioni architettoniche e la valorizzazione degli spazi aperti, e a riportare al contempo evidenti e visibili le caratteristiche formali ed architettoniche che contraddistinguono il luogo; la memoria del passato permea completamente l’area, ma la scelta del nuovo tema e la sua esplicitazione attraverso il progetto ne permettono un uso nuovo e prolungato nel tempo.

Ospedale al Mare al Lido di Venezia. Recupero e valorizzazione di un'ex fabbrica della salute

ACERBI, FRANCESCA;SALIERNO, STEFANO;SANGALETTI, MARIA
2015/2016

Abstract

Il progetto di tesi pone la propria attenzione sul recupero e sulla rifunzionalizzazione dell’Ex Ospedale al Mare al Lido di Venezia, struttura nata come Ospizio Marino per la cura e la prevenzione della tubercolosi negli anni ‘20 del secolo scorso e successivamente convertita ad ospedale generale sino alla sua completa ed attuale dismissione, ad oggi tangibilmente e drammaticamente evidente. La struttura ha rappresentato per molti anni un punto di riferimento per il territorio lidense, uno spazio che ha saputo permearsi di un fortissimo valore, non solo per l’importante funzione che ha assunto durante la sua attività, ma anche per la valenza simbolica acquisita nel tempo, che ne ha costruito l’immagine oggi ancora positivamente e fortemente viva nella memoria degli abitanti del luogo che lo hanno frequentato. La storia di questo complesso ha visto intrecciarsi vicissitudini e susseguirsi epoche differenti, confluendo in essa con cambi di destinazione, ampliamenti e riconversioni, fino alla sua chiusura definitiva, avvenuta nel 2003. Nata come ospizio per la cura della tubercolosi, la struttura ha saputo adattarsi ed assumere, durante il ventennio fascista, il ruolo di luogo ideologico e medium comunicativo tipico delle colonie costruite in quell’epoca, assumendo un notevole lustro sanitario e politico, segnando così il periodo di maggiore crescita della sua fama ben oltre i confini di Venezia. Essa ha saputo adattarsi ad un territorio che nel tempo è cresciuto e si è trasformato in un’importante meta turistica, e che alla fine del XIX secolo è stato investito da un’enorme opera di urbanizzazione, una forza che ha portato alla chiusura del Primo Ospizio Marino e alla riapertura di quello ad oggi conosciuto come Ospedale al Mare, e qui oggetto di studio. Un’architettura che ha subito cambi, sviluppi, attenzioni e sottovalutazioni di una società in trasformazione, di un territorio che ha fatto del flusso del turismo d’élite il motore di una crescita economica ed urbanistica di grande importanza. Ad oggi il complesso si inserisce in un territorio variamente caratterizzato, ove l’offerta funzionale è molteplice e diversificata, ma essenzialmente costruita per fornire in maniera diffusa una serie di possibilità dedicate non solo agli utenti che vivono stabilmente sul territorio, ma anche e soprattutto a quelli esterni, che cercano al Lido spazi per lo svago, per il relax, per la cultura e per l’arte. A seguito quindi di un’analisi del contesto lidense e delle sue peculiarità, individuate come spunto per la scelta dei nuovi temi funzionali a sostegno della proposta progettuale, la ricerca ha affrontato la storia della struttura in tutte le sue tappe fondamentali, generando una consapevolezza necessaria per la stesura di un progetto coerente e capace di rigenerare anche altre superfici limitrofa all’area. Seguendo i principi derivanti dalle teorie del recupero architettonico, la tesi approfondisce la consistenza dei manufatti che costituiscono il complesso e ne estrapola un giudizio di valore, necessario per individuare consapevolmente le potenzialità e le criticità degli spazi, ed appropriarsene criticamente per redigere una proposta progettuale di riconversione, riorganizzazione funzionale e recupero coerente con i caratteri dell’esistente. È proprio la rifunzionalizzazione a rappresentare l’azione progettuale preponderante del comparto edificato studiato dalla tesi, soprattutto in virtù dei molteplici vincoli a cui sono soggetti gran parte dei suoi edifici; la valutazione di un riuso degli spazi attraverso una scelta funzionale congruente con una nuova e durevole utilizzazione della struttura, ha consentito di definire una proposta che permette di mantenere viva la riconoscibilità dell’impianto architettonico e formale del luogo, conferendone al contempo una nuova immagine. In particolare il progetto propone il riuso di un’ex “fabbrica della salute” facendone una rinnovata “fabbrica dell’arte”, scelta che combina al suo interno la riproposizione del passato del luogo, nato come spazio terapeutico, e la potenza rigenerativa dell’arte, che diviene al contempo motore per l’attivazione dell’economia locale, e generatore di nuovi flussi di interessi turistici. Il procedimento di sviluppo della ricerca, progressivamente avvicinatosi all’area di progetto, ma con uno sguardo sempre rivolto al contesto di riferimento, permette di riconoscere alcuni punti fermi, unificati e interconnessi dalle scelte progettuali. La presenza di un complesso a padiglioni consente di riconoscere l’importanza di mantenere visibile l’individualità delle strutture, ma di collegarle attraverso un filo conduttore, una strategia che fa proprio della connessione a più livelli la soluzione per riattivare l’ex ospedale sotto il profilo architettonico, funzionale, economico e sociale. La forza di una struttura di questo tipo risiede infatti nella capacità di comunicare, nella singolarità degli edifici che la costituiscono, l’appartenenza a un insieme coerente e organicamente funzionante. La declinazione del tema delle connessioni, riconosciuto come strategia generale della proposta progettuale, capace di potenziare positivamente le peculiarità del complesso, si concretizza in forme differenti, partendo innanzitutto dalla scelta di proporre la rifunzionalizzazione del luogo definendo dei macro temi interconnessi. La nuova destinazione funzionale è il risultato del confronto tra le possibilità offerte dalle dinamiche spaziali degli edifici e dagli adeguamenti possibili in termini di rispetto dei loro caratteri identitari, e delle normative e delle richieste prestazionali attuali. Un museo della memoria, spazi per l’arte e la cultura, per lo sport e lo svago, punti di ristoro e strutture alberghiere convivono così in un luogo immaginato per un funzionamento attivo e diuturno, capace di generare la presenza di utenze eterogenee e che contribuiscano al sostentamento economico dell’area e alla sua inclusione nel territorio circostante. La declinazione dell’arte nelle sue potenzialità terapeutiche induce inoltre il luogo a offrire possibilità di rigenerazione della persona, che ritrova nel nuovo impianto funzionale un ricordo vivido dell’origine del luogo, che torna ad assumere quel valore sociale che ne ha fatto per moltissimi anni un’eccellenza per il territorio del Lido. Tale interdipendenza è resa nel progetto ancora più evidente e tangibile decidendo di connettere alcuni degli edifici attraverso l’inserimento di camminamenti protetti e sopraelevati, collegamenti aerei che costituiscono la concreta aggiunta architettonica all’esistente e che permettono una distribuzione a un livello alternativo rispetto a quello del suolo, oltre a una percezione dell’area da una diversa prospettiva. Resi formalmente riconoscibili come nuovi elementi progettuali in dialogo con l’identità dei volumi originari, essi contribuiscono ad innovare l’immagine ambientale del luogo. A completare la strategia di riconnessione e rinnovamento contribuisce il ridisegno dello spazio aperto che risulta completamente permeabile e accessibile rispetto allo spazio circostante e alla fascia litoranea. Una ulteriore azione progettuale riguarda in modo specifico due dei 18 edifici dell’intero complesso, gli che sono interessati da una diretta operazione di modifica che deriva dalla funzione attribuitagli, resa però omogenea da una scelta formalmente uniforme. Due grandi sopraelevazioni vetrate contribuiscono a formare una grande serra inserita all’interno del percorso del museo della memoria, e uno spazio espositivo fronte mare, adatto all’inserimento di opere d’arte di notevoli dimensioni. In risposta ad esigenze tecnologiche e funzionali differenti, in entrambi i casi il progetto tende a dare una risposta analoga, proponendo il medesimo linguaggio, a sua volta coerentemente legato a quello dei camminamenti sopraelevati. Punto nodale del processo ideativo è quindi la definizione del rapporto tra preesistenze e nuovi elementi architettonici: la verifica delle scelte morfologiche e funzionali è condotta sino alla definizione alla scala del dettaglio costruttivo, essenziale nel progetto finalizzato all’istituzione di un rapporto dialogico con le preesistenze. L’immagine che ne deriva è quella di un luogo che comunica il cambiamento attraverso alcune mirate addizioni architettoniche e la valorizzazione degli spazi aperti, e a riportare al contempo evidenti e visibili le caratteristiche formali ed architettoniche che contraddistinguono il luogo; la memoria del passato permea completamente l’area, ma la scelta del nuovo tema e la sua esplicitazione attraverso il progetto ne permettono un uso nuovo e prolungato nel tempo.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
21-dic-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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