La tesi affronta il tema dell’architettura museale e il ruolo che, nell’epoca contemporanea, gli spazi dedicati all’esposizione possono svolgere nel processo di rinnovo della città. Il progetto riguarda la formazione di nuovo museo dedicato all’arte del XX secolo, posto direttamente in relazione a una preesistenza di grande valore storico e culturale per l’architettonica moderna - la Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe - nel rispetto del contesto urbano stratificato e significativo del Kulturforum di Berlino, che comprende la Philarmonie e la Biblioteca progettate da Hans Scharoun. L’intervento ha l’obiettivo di contribuire alla riconfigurazione un brano di città fortemente connotato da manufatti rilevanti e di alto valore testimoniale, con un’architettura capace di completare l’esistente. Attraverso l’integrazione contestuale di nuovi manufatti, l’intento è quello di colmare il vuoto urbano esistente ricomponendo spazi costruiti, spazi aperti e il sistema delle loro connessioni in un nuovo palinsesto in cui far coesistere l’esperienza del presente e del passato. L’inserimento di nuova architettura accanto all’esistente si pone quale processo capace di istituire nuovi meccanismi di relazione con il campo urbano, ossia in grado di rispondere con una concezione spaziale rinnovata alle necessità non risolte del contesto fisico e sociale di un luogo. Il Kulturforum si presenta oggi come discontinuità urbana ricca di episodi architettonici isolati che si dispongono al suolo, concepito come piano aperto, in modo autonomo. Questa condizione rappresenta una criticità essendo i singoli episodi per lo più privi di una logica dispositiva reciproca in grado di definire e fissare un sistema di rapporti riconoscibili. Viene colta l’opportunità di ridefinire formalmente e riorganizzare funzionalmente questa parte del sistema urbano, ponendo le premesse di un processo di trasformazione sistemica delle relazioni fisiche tra gli elementi del patrimonio architettonico, in modo che la nuova architettura possa legare dal punto di vista formale, funzionale e del linguaggio le emergenze significative del contesto di riferimento. L’area di progetto ha una superficie di circa 14.700 mq ed è localizzata a nord della Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe del 1968. L’opportunità di edificare in questo specifico sito è sostenuta dalla ricognizione storica e dalla lettura del piano urbanistico di Hans Scharoun del 1963, che pensava di costruire proprio in quest’area una Gasthaus, edificio a completamento del polo culturale. La ricerca progettuale prende avvio da una lettura interpretativa della morfologia del contesto, considerata matrice di definizione dei nuovi spazi. Le strategie di intervento risultano focalizzate su due azioni compositive, ovvero l’estrusione e la sottrazione delle forme costruite. I nuovi volumi all’interno dell’area sono disposti in modo da creare degli spazi aperti definiti e di dimensioni ridotte rispetto al grande vuoto originario, mentre volumetricamente non superano in altezza le preesistenze architettoniche. A queste modalità si aggiunge la sottrazione ottenuta proponendo spazi ipogei che risolvono le richieste funzionali e permettono di articolare un’edificazione che non si presenta compatta e di grandi dimensioni, ma si mostra come un insieme coordinato di più volumi all’apparenza tra loro separati, ma in realtà alimentati da un piano ipogeo di connessione.
M20. Il museo per l’arte del XX secolo a Berlino. Ricomposizione urbana del Kulturforum tra la Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe e la Philharmonie di Hans Scharoun
COLOMBO, ANDREA
2015/2016
Abstract
La tesi affronta il tema dell’architettura museale e il ruolo che, nell’epoca contemporanea, gli spazi dedicati all’esposizione possono svolgere nel processo di rinnovo della città. Il progetto riguarda la formazione di nuovo museo dedicato all’arte del XX secolo, posto direttamente in relazione a una preesistenza di grande valore storico e culturale per l’architettonica moderna - la Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe - nel rispetto del contesto urbano stratificato e significativo del Kulturforum di Berlino, che comprende la Philarmonie e la Biblioteca progettate da Hans Scharoun. L’intervento ha l’obiettivo di contribuire alla riconfigurazione un brano di città fortemente connotato da manufatti rilevanti e di alto valore testimoniale, con un’architettura capace di completare l’esistente. Attraverso l’integrazione contestuale di nuovi manufatti, l’intento è quello di colmare il vuoto urbano esistente ricomponendo spazi costruiti, spazi aperti e il sistema delle loro connessioni in un nuovo palinsesto in cui far coesistere l’esperienza del presente e del passato. L’inserimento di nuova architettura accanto all’esistente si pone quale processo capace di istituire nuovi meccanismi di relazione con il campo urbano, ossia in grado di rispondere con una concezione spaziale rinnovata alle necessità non risolte del contesto fisico e sociale di un luogo. Il Kulturforum si presenta oggi come discontinuità urbana ricca di episodi architettonici isolati che si dispongono al suolo, concepito come piano aperto, in modo autonomo. Questa condizione rappresenta una criticità essendo i singoli episodi per lo più privi di una logica dispositiva reciproca in grado di definire e fissare un sistema di rapporti riconoscibili. Viene colta l’opportunità di ridefinire formalmente e riorganizzare funzionalmente questa parte del sistema urbano, ponendo le premesse di un processo di trasformazione sistemica delle relazioni fisiche tra gli elementi del patrimonio architettonico, in modo che la nuova architettura possa legare dal punto di vista formale, funzionale e del linguaggio le emergenze significative del contesto di riferimento. L’area di progetto ha una superficie di circa 14.700 mq ed è localizzata a nord della Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe del 1968. L’opportunità di edificare in questo specifico sito è sostenuta dalla ricognizione storica e dalla lettura del piano urbanistico di Hans Scharoun del 1963, che pensava di costruire proprio in quest’area una Gasthaus, edificio a completamento del polo culturale. La ricerca progettuale prende avvio da una lettura interpretativa della morfologia del contesto, considerata matrice di definizione dei nuovi spazi. Le strategie di intervento risultano focalizzate su due azioni compositive, ovvero l’estrusione e la sottrazione delle forme costruite. I nuovi volumi all’interno dell’area sono disposti in modo da creare degli spazi aperti definiti e di dimensioni ridotte rispetto al grande vuoto originario, mentre volumetricamente non superano in altezza le preesistenze architettoniche. A queste modalità si aggiunge la sottrazione ottenuta proponendo spazi ipogei che risolvono le richieste funzionali e permettono di articolare un’edificazione che non si presenta compatta e di grandi dimensioni, ma si mostra come un insieme coordinato di più volumi all’apparenza tra loro separati, ma in realtà alimentati da un piano ipogeo di connessione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/132337