Posta al di sotto della stazione Lodi FS, nella nuova macchia di espansione meridionale della città, sorge il corpo di archeologia industriale dell’ex stabilimento della Società Linificio Canapificio Nazionale. Il tema principale iniziale fu quello della riqualifica, tema molto attuale e di interesse per il comune di Lodi. Analizzando l’area circostante l’edificio, che comprende il cinema Fanfulla, la sede delle Poste Italiane di Lodi, il liceo artistico Callisto Piazza, la sede dell’Inps, l’istituto d’istruzione superiore Sant’angelo Lodigiano, il deposito comunale dei pullman e il Parco dietro stazione di Lodi e l’ex area dello stabilimento della ABB, si è proposto al laboratorio di Sistemi costruttivi di ampliare il raggio d’azione, allargando l’opera di progettazione di riqualifica a scala urbana, comprendendo all’interno di essa l’intero quartiere, tenendo conto del progetto dell’ex area ABB già approvato dal comune, che consiste nello sviluppo di un complesso residenziale, composto da 12 palazzine da circa 7 piani l’una, inserite in un sistema di verde pubblico. Osservando in maniera tecnica, ci si rende subito conto dell’inesistenza di un sistema urbano preciso e delineato, la disposizione del costruito non segue la griglia della città storica, risultando disordinato e composto da edifici fuori scala rispetto all’intorno. Camminando per le vie del quartiere non si trovano percorsi per la mobilità leggera, ciò crea un pericolo per i pedoni e i ciclisti che battono questi percorsi tutti i giorni per andare a lavoro o per andare nei luoghi di istruzione. Sono proprio questi i motivi di frequentazione del quartiere, il lavoro e la scuola, i quali generano flussi pesanti alle 8:00, alle 13:00 e alle 18:00. Ovviamente non esistono solo criticità ma anche potenzialità, come ad esempio la stretta vicinanza alla stazione Lodi FS, e alla stazione dei Pullman, collegate al quartiere tramite il sottopasso della stazione, che garantiscono un livello di trasporto pubblico elevato e un collegamento extra-cittadino importante, la distanza dal centro storico risulta ridotta e di facile percorrenza tramite il sottopasso ciclo-pedonale che collega Viale Pavia con Via Nino dall’Oro. Il laboratorio non ha posto alcun vincolo di conservazione urbana, ma ha suggerito di trattenersi nel demolire edifici esistenti, in quanto operazione poco consona ad una realtà concreta di progetto per un comune. Conseguenza di questa filosofia conservatrice è stata la difficile conversione e adattamento di un quartiere, senza identità e senza alcuna attrazione pubblica, in uno interattivo, ordinato, funzionale, sicuro e attraente, che andrà ad integrare alle strutture esistenti una serie di piccoli edifici costruiti con tecniche eco-sostenibili che ospiteranno attività didattiche, commerciali e residenziali e variegati sistemi di verde, coltivato e urbano, che avranno funzione di riordinare il tessuto urbano esistente e consentire un’accessibilità e una fruibilità maggiore dell’isolato rispetto alle condizioni odierne. Affiancato al settore primario, inseriremo anche attività proprie del settore terziario, come il mercato metropolitano posto all’interno dell’edificio che al momento è utilizzato come deposito di mezzi pubblici. Tutto sarà incentrato su una volontà di rigenerare quest’area tramite la cultura, che partendo dalla tradizione lodigiana ben radicata nel settore primario, vuole portare al cittadino nozioni ormai perse e tecniche innovative, il tutto accompagnato da una riscoperta del territorio che lo circonda che è poco conosciuto dalle ultime generazioni. Questa idea nasce da una reinterpretazione di alcune realtà che abbiamo conosciuto, e toccato con mano, nel corso degli anni. Il tema della rigenerazione è tipico dei giorni d’oggi e quindi non abbiamo avuto difficoltà nel confrontarci con situazioni simili, come ad esempio la riqualificazione urbana, ma soprattutto sociale, di Via Bergamo a Monza e Brianza, via che per molti anni è stata in uno stato di forte degrado e che da poco sta vivendo un momento di rinascita, risultando il punto di principale attrazione della città brianzola, tutto grazie ad una riqualifica urbana, che ha portato questo quartiere alla ribalta. Mentre per quanto riguarda la tradizione e lo spirito di aggregazione ci siamo documentati su le nuove forme di mercati metropolitani presenti nelle più importanti città europee e anche in qualche città italiana, soffermandoci maggiormente sul mercato Torvehallerne di Copenhagen, sistema che offre una vasta scelta di prodotti del posto, tramite un sistema di piccoli stand fissi aperti dalla mattina fino alla seconda serata. L’intero progetto per il quartiere lodigiano però rappresenta una novità dal punto di vista progettuale, in quanto non si è mai vista fin’ora un’interazione, a scala così estesa, di tre realtà come quella agricola, commerciale e residenziale. Questo permette di dire che questa proposta creerà una rivoluzionaria struttura urbanistica, che seguendo le direttrici esistenti va a comporre una nuova maglia urbana, rispettosa dei segni lasciati dalle persistenze ma, che con esse vuole costituire un nuovo modo di rigenerare zone dismesse e in degrado architettonico, senza però ricorrere a drastiche decisione come la demolizione. L’intervento quindi sarà composto da una direttrice principale, prettamente ciclo-pedonale, che inserendosi da ovest a est, collegherà tutte le strutture, nuove ed esistenti. Uscendo dal sottopasso della stazione su Viale Pavia, si incontrerà la nuova ciclofficina, affiancanta da un posteggio bici multi-piano che garantirà maggior ordine sul Viale, ripulendolo dalle numerose biciclette presenti oggi. Attraversato Viale Pavia in direzione ovest, si entrerà in una nuova piazza chiusa su tre fronti, composti dai nuovi edifici a stecca di due piani, che racchiudono al loro interno le funzioni didattiche e abbracciano i tre campi coltivati di riso, mais e grano. Passando sotto ad un ponte, formato dallo scavallamento di una parte dell’edificio del didattico, si accede alla direttrice principale, che sviluppandosi linearmente, distribuisce in maniera funzionale e ordinata tutti i fabbricati esistenti. Camminando quindi si incontrerà, guardando verso nord, il mercato metropolitano, che sfrutta la struttura dell’edificio dell’ex deposito pullman, sventrata nelle sue arcate e sistemata su due livelli, il piano terra, ospitante gli stand del mercato e il piano primo, composto da stanze modulari, adattabili tramite pareti mobili, polifunzionali. Proseguendo e superando l’edificio delle Poste rientriamo in una nuova piazza urbana, che prende il posto del parcheggio presente oggi. Questa piazza collegherà il corpo dell’ex linificio, l’edifico delle Poste e il Liceo artistico Callisto Piazza, e accoglierà una nuova struttura rettangolare che andrà a chiudere il quarto lato verso via Fascetti, e che ospiterà un bar/ristorante. Questo edificio non solo chiuderà il quarto lato mancante di questa nuova piazza ma farà da limite tra la piazza e un nuovo parco urbano composto da sole specie arboree da frutto autoctone, che seguirà il filone educativo della parte didattica di cui ho parlato all’inzio. Dalla piazza sarà anche possibile accedere alla parte al momento in stato di abbandono dell’ex linificio, che si riempirà di abitazioni modernissime con un carattere industriale. Aprendo una porzione del lato al piano terra, sollevando una piastra a quota +0.00 m, si andrà a creare l’ingresso per le nuove residenze che si appoggeranno alla soletta esistente al piano primo del linificio. Il piano seminterrato oltre ad ospitare il nuovo ingresso composta da una nuova piastra rialzata, continuerà a fungere anche da parcheggio, ad una quota di -0.95 m. Dalla piastra tramite una coppia di ampie scale con correlati ascensori, si arriverà al piano primo che vedrà l’intero perimetro del corpo di fabbrica composto da case che seguendo la struttura della copertura a shed, alleggerita nelle parti in cemento, ed il resto della superficie sarà trasformato in un incantevole giardino condominiale. Aggrappandosi con estrema convinzione alle potenzialità dell’area e proponendo alternative che vadano a risolvere le principali criticità esistenti, il progetto si impone di rigenerare un’area che da troppi anni è lasciata alla deriva e al degrado, portando al suo interno nuove forme di servizi e intrattenimento sociale, senza mai stravolgere l’esistente, ma anzi integrandosi con esso in modo tale da accrescere l’identità persa di edifici che si possono considerare di rilievo architettonico, come il fabbricato dell’ex stabilimento della Società Linificio Canapificio Nazionale, e il deposito comunale dei mezzi pubblici. Tutto questo tramite l’architettura e l’urbanistica che affiancate ad una giusta dose di cultura e tradizione, vogliono portare una ventata d’aria fresca a questa città di stampo medievale che ha tutte le carte in regola per poter diventare un luogo di ritrovo anche per gli abitanti delle realtà limitrofe. Consideriamo questo progetto pura architettura, perché non si limita nel costruire e riorganizzare un sistema urbano, ma perché cerca tramite la costruzione, tramite l’urbanistica, tramite la cultura di far risorgere una realtà urbana.
Cultura, urbanistica, architettura : un progetto di rigenerazione per un’area industriale dismessa a Lodi
FONDRINI, UMBERTO;BERETTA, SILVIA;ZECCHINI, FABIO
2015/2016
Abstract
Posta al di sotto della stazione Lodi FS, nella nuova macchia di espansione meridionale della città, sorge il corpo di archeologia industriale dell’ex stabilimento della Società Linificio Canapificio Nazionale. Il tema principale iniziale fu quello della riqualifica, tema molto attuale e di interesse per il comune di Lodi. Analizzando l’area circostante l’edificio, che comprende il cinema Fanfulla, la sede delle Poste Italiane di Lodi, il liceo artistico Callisto Piazza, la sede dell’Inps, l’istituto d’istruzione superiore Sant’angelo Lodigiano, il deposito comunale dei pullman e il Parco dietro stazione di Lodi e l’ex area dello stabilimento della ABB, si è proposto al laboratorio di Sistemi costruttivi di ampliare il raggio d’azione, allargando l’opera di progettazione di riqualifica a scala urbana, comprendendo all’interno di essa l’intero quartiere, tenendo conto del progetto dell’ex area ABB già approvato dal comune, che consiste nello sviluppo di un complesso residenziale, composto da 12 palazzine da circa 7 piani l’una, inserite in un sistema di verde pubblico. Osservando in maniera tecnica, ci si rende subito conto dell’inesistenza di un sistema urbano preciso e delineato, la disposizione del costruito non segue la griglia della città storica, risultando disordinato e composto da edifici fuori scala rispetto all’intorno. Camminando per le vie del quartiere non si trovano percorsi per la mobilità leggera, ciò crea un pericolo per i pedoni e i ciclisti che battono questi percorsi tutti i giorni per andare a lavoro o per andare nei luoghi di istruzione. Sono proprio questi i motivi di frequentazione del quartiere, il lavoro e la scuola, i quali generano flussi pesanti alle 8:00, alle 13:00 e alle 18:00. Ovviamente non esistono solo criticità ma anche potenzialità, come ad esempio la stretta vicinanza alla stazione Lodi FS, e alla stazione dei Pullman, collegate al quartiere tramite il sottopasso della stazione, che garantiscono un livello di trasporto pubblico elevato e un collegamento extra-cittadino importante, la distanza dal centro storico risulta ridotta e di facile percorrenza tramite il sottopasso ciclo-pedonale che collega Viale Pavia con Via Nino dall’Oro. Il laboratorio non ha posto alcun vincolo di conservazione urbana, ma ha suggerito di trattenersi nel demolire edifici esistenti, in quanto operazione poco consona ad una realtà concreta di progetto per un comune. Conseguenza di questa filosofia conservatrice è stata la difficile conversione e adattamento di un quartiere, senza identità e senza alcuna attrazione pubblica, in uno interattivo, ordinato, funzionale, sicuro e attraente, che andrà ad integrare alle strutture esistenti una serie di piccoli edifici costruiti con tecniche eco-sostenibili che ospiteranno attività didattiche, commerciali e residenziali e variegati sistemi di verde, coltivato e urbano, che avranno funzione di riordinare il tessuto urbano esistente e consentire un’accessibilità e una fruibilità maggiore dell’isolato rispetto alle condizioni odierne. Affiancato al settore primario, inseriremo anche attività proprie del settore terziario, come il mercato metropolitano posto all’interno dell’edificio che al momento è utilizzato come deposito di mezzi pubblici. Tutto sarà incentrato su una volontà di rigenerare quest’area tramite la cultura, che partendo dalla tradizione lodigiana ben radicata nel settore primario, vuole portare al cittadino nozioni ormai perse e tecniche innovative, il tutto accompagnato da una riscoperta del territorio che lo circonda che è poco conosciuto dalle ultime generazioni. Questa idea nasce da una reinterpretazione di alcune realtà che abbiamo conosciuto, e toccato con mano, nel corso degli anni. Il tema della rigenerazione è tipico dei giorni d’oggi e quindi non abbiamo avuto difficoltà nel confrontarci con situazioni simili, come ad esempio la riqualificazione urbana, ma soprattutto sociale, di Via Bergamo a Monza e Brianza, via che per molti anni è stata in uno stato di forte degrado e che da poco sta vivendo un momento di rinascita, risultando il punto di principale attrazione della città brianzola, tutto grazie ad una riqualifica urbana, che ha portato questo quartiere alla ribalta. Mentre per quanto riguarda la tradizione e lo spirito di aggregazione ci siamo documentati su le nuove forme di mercati metropolitani presenti nelle più importanti città europee e anche in qualche città italiana, soffermandoci maggiormente sul mercato Torvehallerne di Copenhagen, sistema che offre una vasta scelta di prodotti del posto, tramite un sistema di piccoli stand fissi aperti dalla mattina fino alla seconda serata. L’intero progetto per il quartiere lodigiano però rappresenta una novità dal punto di vista progettuale, in quanto non si è mai vista fin’ora un’interazione, a scala così estesa, di tre realtà come quella agricola, commerciale e residenziale. Questo permette di dire che questa proposta creerà una rivoluzionaria struttura urbanistica, che seguendo le direttrici esistenti va a comporre una nuova maglia urbana, rispettosa dei segni lasciati dalle persistenze ma, che con esse vuole costituire un nuovo modo di rigenerare zone dismesse e in degrado architettonico, senza però ricorrere a drastiche decisione come la demolizione. L’intervento quindi sarà composto da una direttrice principale, prettamente ciclo-pedonale, che inserendosi da ovest a est, collegherà tutte le strutture, nuove ed esistenti. Uscendo dal sottopasso della stazione su Viale Pavia, si incontrerà la nuova ciclofficina, affiancanta da un posteggio bici multi-piano che garantirà maggior ordine sul Viale, ripulendolo dalle numerose biciclette presenti oggi. Attraversato Viale Pavia in direzione ovest, si entrerà in una nuova piazza chiusa su tre fronti, composti dai nuovi edifici a stecca di due piani, che racchiudono al loro interno le funzioni didattiche e abbracciano i tre campi coltivati di riso, mais e grano. Passando sotto ad un ponte, formato dallo scavallamento di una parte dell’edificio del didattico, si accede alla direttrice principale, che sviluppandosi linearmente, distribuisce in maniera funzionale e ordinata tutti i fabbricati esistenti. Camminando quindi si incontrerà, guardando verso nord, il mercato metropolitano, che sfrutta la struttura dell’edificio dell’ex deposito pullman, sventrata nelle sue arcate e sistemata su due livelli, il piano terra, ospitante gli stand del mercato e il piano primo, composto da stanze modulari, adattabili tramite pareti mobili, polifunzionali. Proseguendo e superando l’edificio delle Poste rientriamo in una nuova piazza urbana, che prende il posto del parcheggio presente oggi. Questa piazza collegherà il corpo dell’ex linificio, l’edifico delle Poste e il Liceo artistico Callisto Piazza, e accoglierà una nuova struttura rettangolare che andrà a chiudere il quarto lato verso via Fascetti, e che ospiterà un bar/ristorante. Questo edificio non solo chiuderà il quarto lato mancante di questa nuova piazza ma farà da limite tra la piazza e un nuovo parco urbano composto da sole specie arboree da frutto autoctone, che seguirà il filone educativo della parte didattica di cui ho parlato all’inzio. Dalla piazza sarà anche possibile accedere alla parte al momento in stato di abbandono dell’ex linificio, che si riempirà di abitazioni modernissime con un carattere industriale. Aprendo una porzione del lato al piano terra, sollevando una piastra a quota +0.00 m, si andrà a creare l’ingresso per le nuove residenze che si appoggeranno alla soletta esistente al piano primo del linificio. Il piano seminterrato oltre ad ospitare il nuovo ingresso composta da una nuova piastra rialzata, continuerà a fungere anche da parcheggio, ad una quota di -0.95 m. Dalla piastra tramite una coppia di ampie scale con correlati ascensori, si arriverà al piano primo che vedrà l’intero perimetro del corpo di fabbrica composto da case che seguendo la struttura della copertura a shed, alleggerita nelle parti in cemento, ed il resto della superficie sarà trasformato in un incantevole giardino condominiale. Aggrappandosi con estrema convinzione alle potenzialità dell’area e proponendo alternative che vadano a risolvere le principali criticità esistenti, il progetto si impone di rigenerare un’area che da troppi anni è lasciata alla deriva e al degrado, portando al suo interno nuove forme di servizi e intrattenimento sociale, senza mai stravolgere l’esistente, ma anzi integrandosi con esso in modo tale da accrescere l’identità persa di edifici che si possono considerare di rilievo architettonico, come il fabbricato dell’ex stabilimento della Società Linificio Canapificio Nazionale, e il deposito comunale dei mezzi pubblici. Tutto questo tramite l’architettura e l’urbanistica che affiancate ad una giusta dose di cultura e tradizione, vogliono portare una ventata d’aria fresca a questa città di stampo medievale che ha tutte le carte in regola per poter diventare un luogo di ritrovo anche per gli abitanti delle realtà limitrofe. Consideriamo questo progetto pura architettura, perché non si limita nel costruire e riorganizzare un sistema urbano, ma perché cerca tramite la costruzione, tramite l’urbanistica, tramite la cultura di far risorgere una realtà urbana.File | Dimensione | Formato | |
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