Quali sono le possibili derive delle rappresentazioni popolari dell’effimero e dei burattini? Il progetto di un teatro è stata l’occasione per ipotizzare un nuovo programma di riqualificazione del quartiere “La Graziella” in Ortigia. un’architettura che, attraverso la propria organizzazione formale -spaziale prevede il dialogo con il circostante quest’ultimo depositario del carattere e della memoria storica risalente al periodo della fondazione della polis che nel corso del tempo ha subito modificazioni della propria forma urbis e di modi dell’abitare, frutto di azioni spontanee legate da una realtà di economia locale. Attraverso il concetto del mutuo appoggio, il progetto diviene la gemma di una configurazione sia dei percorsi che dei modi d’uso in grado di riaprire le antiche strigas greche: da un lato attraverso un percorso labirintico in cui vengono intercettati luoghi dello stare, spazi scenici le cui quinte sono rappresentate dalle stesse facciate delle abitazioni popolari, veri e propri interni urbani la cui soglia è sancita dal contrappunto arboreo; dall’altro in un programma di intervento sui possibili modi d’uso che diano luogo ad una riconfigurazione “gentile” dell’area al fine di innescare dinamiche culturali legate al turismo esplorativo annuale, al sistema teatrale di performance “site specific” e ed infine al sistema universitario e d’osservatorio urbano. il teatro diviene non solo la sede della rappresentazione del teatro dei pupi, ma il laboratorio di sperimentazione di nuove forme da consegnare al futuro e mostra il suo sguardo aprendosi verso la strada ed inglobando nel contempo quest’ultima (l’esterno) al suo interno offrendo la possibilità all’utente di plasmare lo spazio a seconda delle circostanze. L’attività intellettuale e di ricerca dunque dialoga con l’attività pratica attraverso l’uso degli spazi atelier suddivisi per generazioni e affacciati sul parterre comune a cielo aperto. Il nome Giano è sintomo del rapporto dialettico tra gli opposti: tra artificio e natura, tra passato e futuro, tra intelletto e pratica e tra interno ed esterno, egli è il dio della soglia il margine esistenziale del genius loci.
Giano. La tradizione del teatro popolare nel recupero del quartiere Graziella in Ortigia
MAZZOLENI, RICCARDO
2015/2016
Abstract
Quali sono le possibili derive delle rappresentazioni popolari dell’effimero e dei burattini? Il progetto di un teatro è stata l’occasione per ipotizzare un nuovo programma di riqualificazione del quartiere “La Graziella” in Ortigia. un’architettura che, attraverso la propria organizzazione formale -spaziale prevede il dialogo con il circostante quest’ultimo depositario del carattere e della memoria storica risalente al periodo della fondazione della polis che nel corso del tempo ha subito modificazioni della propria forma urbis e di modi dell’abitare, frutto di azioni spontanee legate da una realtà di economia locale. Attraverso il concetto del mutuo appoggio, il progetto diviene la gemma di una configurazione sia dei percorsi che dei modi d’uso in grado di riaprire le antiche strigas greche: da un lato attraverso un percorso labirintico in cui vengono intercettati luoghi dello stare, spazi scenici le cui quinte sono rappresentate dalle stesse facciate delle abitazioni popolari, veri e propri interni urbani la cui soglia è sancita dal contrappunto arboreo; dall’altro in un programma di intervento sui possibili modi d’uso che diano luogo ad una riconfigurazione “gentile” dell’area al fine di innescare dinamiche culturali legate al turismo esplorativo annuale, al sistema teatrale di performance “site specific” e ed infine al sistema universitario e d’osservatorio urbano. il teatro diviene non solo la sede della rappresentazione del teatro dei pupi, ma il laboratorio di sperimentazione di nuove forme da consegnare al futuro e mostra il suo sguardo aprendosi verso la strada ed inglobando nel contempo quest’ultima (l’esterno) al suo interno offrendo la possibilità all’utente di plasmare lo spazio a seconda delle circostanze. L’attività intellettuale e di ricerca dunque dialoga con l’attività pratica attraverso l’uso degli spazi atelier suddivisi per generazioni e affacciati sul parterre comune a cielo aperto. Il nome Giano è sintomo del rapporto dialettico tra gli opposti: tra artificio e natura, tra passato e futuro, tra intelletto e pratica e tra interno ed esterno, egli è il dio della soglia il margine esistenziale del genius loci.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/132436