All’indomani della seconda guerra mondiale, l’Italia ferita è determinata a rinascere. In quest’ottica, il recupero dell’ormai perduta identità nazionale si traduce, in campo artistico ed architettonico, nella necessità di ridare vita e valore al patrimonio artistico e culturale e nel conseguente rinnovamento dei musei. Il museo, ora attivo, vivente, disponibile a tutti, si ammanta di una carica sociale il cui fine ultimo è l’educazione e l’architettura conquista il ruolo chiave di mediatrice tra le opere esposte ed il pubblico. In questo vasto panorama emergono le esperienze di Franco Albini, eroico artigiano, come amava definirsi, attento alla rigorosa cura del dettaglio e alla maniacale ricerca dell’essenziale. Egli mediante l’impiego di forme e materiali spregiudicatamente moderni rivoluziona i canoni museografici dell’epoca; la contemporaneità è libera di dispiegare la propria essenza, pur rivelando un atteggiamento rispettoso nei confronti dell’oggetto esposto, evitando di tradire l’identità storica di quest’ultimo. La tesi prende in considerazione il programma di rinnovo del patrimonio museale genovese attraverso l’analisi compositiva dei sistemi espositivi puntuali progettati da Albini per i musei di Palazzo Bianco (1949-51), Palazzo Rosso (1952-61) e Sant’Agostino (1963-79). Dallo studio dell’opera museografica, emerge un approccio razionale ma flessibile, caratterizzato cioè da scelte ed atteggiamenti diversi, quasi contrastanti tra loro, il cui fine ultimo è sempre quello di garantire all’opera d’arte la migliore soluzione espositiva rinunciando a qualsivoglia ideologia o dogma di partenza. La natura compositiva della tesi fa sì che il metodo adottato metta in secondo piano l’indagine fondata sulla parola per lasciare al disegno il ruolo di protagonista indiscusso.
Franco Albini : l'arte di esporre. Una lettura compositiva
MORGILLO, FEDERICA
2015/2016
Abstract
All’indomani della seconda guerra mondiale, l’Italia ferita è determinata a rinascere. In quest’ottica, il recupero dell’ormai perduta identità nazionale si traduce, in campo artistico ed architettonico, nella necessità di ridare vita e valore al patrimonio artistico e culturale e nel conseguente rinnovamento dei musei. Il museo, ora attivo, vivente, disponibile a tutti, si ammanta di una carica sociale il cui fine ultimo è l’educazione e l’architettura conquista il ruolo chiave di mediatrice tra le opere esposte ed il pubblico. In questo vasto panorama emergono le esperienze di Franco Albini, eroico artigiano, come amava definirsi, attento alla rigorosa cura del dettaglio e alla maniacale ricerca dell’essenziale. Egli mediante l’impiego di forme e materiali spregiudicatamente moderni rivoluziona i canoni museografici dell’epoca; la contemporaneità è libera di dispiegare la propria essenza, pur rivelando un atteggiamento rispettoso nei confronti dell’oggetto esposto, evitando di tradire l’identità storica di quest’ultimo. La tesi prende in considerazione il programma di rinnovo del patrimonio museale genovese attraverso l’analisi compositiva dei sistemi espositivi puntuali progettati da Albini per i musei di Palazzo Bianco (1949-51), Palazzo Rosso (1952-61) e Sant’Agostino (1963-79). Dallo studio dell’opera museografica, emerge un approccio razionale ma flessibile, caratterizzato cioè da scelte ed atteggiamenti diversi, quasi contrastanti tra loro, il cui fine ultimo è sempre quello di garantire all’opera d’arte la migliore soluzione espositiva rinunciando a qualsivoglia ideologia o dogma di partenza. La natura compositiva della tesi fa sì che il metodo adottato metta in secondo piano l’indagine fondata sulla parola per lasciare al disegno il ruolo di protagonista indiscusso.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Franco Albini l'arte di esporre.pdf
non accessibile
Descrizione: saggi e schede conoscitive e interpretative
Dimensione
20.16 MB
Formato
Adobe PDF
|
20.16 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/10589/132782