La partita IVA permette a qualunque tipologia di lavoratore di mettersi in proprio, gestendo il proprio patrimonio e le proprie commissioni. Il settore “creativo” sta risentendo di questo incremento, soprattutto per quanto riguarda l’aumento della richiesta di lavoratori autonomi o cosiddetti freelancer. Il mondo della partita IVA in Italia si sta velocemente ampliando. Solo rispetto ad agosto 2015, i dati dell’agosto 2016 riportano un aumento del numero delle P. IVA del 9,2% (toccando una quota di 18.097 aperture). Solo a settembre 2016, le aperture sono arrivate a quota 39.594. Nel 2013 si è registrato un calo delle p. IVA attive su territorio italiano; nel 2016, invece, si è assistito a un aumento del 3,3% rispetto al 2015 (circa 502mila in totale); i dati sono in continua crescita. Oltre a dare una grande autonomia al lavoratore, la partita IVA porta con sé una serie di complicazioni derivanti non tanto dalla sua apertura, ma dalla gestione dei costi, delle entrate, di tutti i cambiamenti legislativi di regime e del monitoraggio del guadagno effettivo (con relativo calcolo delle varie tipologie di tasse): un lavoratore autonomo con p. IVA, solitamente, affida la gestione della propria attività (per quanto riguarda la gestione della parte economica) a un professionista; in questo modo, non solo l’utente in questione non ha piena visione dell’andamento della sua attività, ma evita di informarsi e diventa totalmente dipendente dal commercialista che, il più delle volte, non forma il suo cliente sulle evoluzioni legislative, viene contattato raramente nell’arco di un anno, non aggiorna con costanza il lavoratore (che viene a conoscenza di tasse e contributi da versare solo alla fine dell’anno). Le diverse categorie di lavoratori in proprio lamentano una bassa conoscenza del tema “tasse”, dei decreti legislativi e dei costi di gestione della p. IVA: le tasse, nel regime di fatturazione italiano, sono notoriamente alte (per una partita IVA ordinaria, oltre ai contributi INPS, agli oneri INAIL e l’IRAP, un lavoratore autonomo deve pagare le imposte IRPEF a scaglioni progressivi che vanno da una percentuale del 23% per redditi fino a 15.000 euro, al 41% da 51.000 a 75.000 euro); la gestione della p. IVA, però, necessita di una revisione da parte di professionisti, che introduce anche un costo alto di mantenimento. Per un qualsiasi lavoratore autonomo, l’intervento di un commercialista non può essere sostituito, ma l’esperienza dell’utente può invece migliorare grazie a una digitalizzazione e automatizzazione dei processi di gestione di base (quali la storicizzazione delle fatture, il monitoraggio dei contributi, l’aggiornamento continui di reddito fiscale e di imposte, l’aggiornamento su decreti legislativi, ...). In questo contesto di digitalizzazione dei processi, lo studio di un servizio che aiuti il lavoratore autonomo a monitorare e, potenzialmente, gestire i propri guadagni, i costi e le tasse porta con sé anche una riflessione per quanto riguarda la nuova identità digitale SPID, che connette direttamente il cittadino alle pubbliche amministrazioni: è possibile creare un ecosistema che faciliti il libero professionista nel contatto con lo Stato (comprendendo il tema tasse, fatture, costi, …)? Trasferire gli interi processi in digitale attraverso il sistema SPID costruirebbe un appoggio sicuro per l’esperienza della gestione e monitoraggio del lavoratore e richiederebbe uno sforzo minore (sia in tema di costi di gestione che di impegno nel seguire l’iter dei decreti statali al riguardo). Lo studio qui proposto di un sistema user-centered in grado di rispondere ai bisogni degli utenti nella fase di gestione della p. IVA mira a conferire maggiore controllo e confidenza verso il tema dell’identità digitale riconosciuta e della p. IVA.
Dot.IVA. Disinformazione, burocrazia e altri miti da sfatare. Progettazione di un servizio browser e app a supporto e facilitazione della gestione della p. IVA
CORBARI VERZELETTI, ELENA
2016/2017
Abstract
La partita IVA permette a qualunque tipologia di lavoratore di mettersi in proprio, gestendo il proprio patrimonio e le proprie commissioni. Il settore “creativo” sta risentendo di questo incremento, soprattutto per quanto riguarda l’aumento della richiesta di lavoratori autonomi o cosiddetti freelancer. Il mondo della partita IVA in Italia si sta velocemente ampliando. Solo rispetto ad agosto 2015, i dati dell’agosto 2016 riportano un aumento del numero delle P. IVA del 9,2% (toccando una quota di 18.097 aperture). Solo a settembre 2016, le aperture sono arrivate a quota 39.594. Nel 2013 si è registrato un calo delle p. IVA attive su territorio italiano; nel 2016, invece, si è assistito a un aumento del 3,3% rispetto al 2015 (circa 502mila in totale); i dati sono in continua crescita. Oltre a dare una grande autonomia al lavoratore, la partita IVA porta con sé una serie di complicazioni derivanti non tanto dalla sua apertura, ma dalla gestione dei costi, delle entrate, di tutti i cambiamenti legislativi di regime e del monitoraggio del guadagno effettivo (con relativo calcolo delle varie tipologie di tasse): un lavoratore autonomo con p. IVA, solitamente, affida la gestione della propria attività (per quanto riguarda la gestione della parte economica) a un professionista; in questo modo, non solo l’utente in questione non ha piena visione dell’andamento della sua attività, ma evita di informarsi e diventa totalmente dipendente dal commercialista che, il più delle volte, non forma il suo cliente sulle evoluzioni legislative, viene contattato raramente nell’arco di un anno, non aggiorna con costanza il lavoratore (che viene a conoscenza di tasse e contributi da versare solo alla fine dell’anno). Le diverse categorie di lavoratori in proprio lamentano una bassa conoscenza del tema “tasse”, dei decreti legislativi e dei costi di gestione della p. IVA: le tasse, nel regime di fatturazione italiano, sono notoriamente alte (per una partita IVA ordinaria, oltre ai contributi INPS, agli oneri INAIL e l’IRAP, un lavoratore autonomo deve pagare le imposte IRPEF a scaglioni progressivi che vanno da una percentuale del 23% per redditi fino a 15.000 euro, al 41% da 51.000 a 75.000 euro); la gestione della p. IVA, però, necessita di una revisione da parte di professionisti, che introduce anche un costo alto di mantenimento. Per un qualsiasi lavoratore autonomo, l’intervento di un commercialista non può essere sostituito, ma l’esperienza dell’utente può invece migliorare grazie a una digitalizzazione e automatizzazione dei processi di gestione di base (quali la storicizzazione delle fatture, il monitoraggio dei contributi, l’aggiornamento continui di reddito fiscale e di imposte, l’aggiornamento su decreti legislativi, ...). In questo contesto di digitalizzazione dei processi, lo studio di un servizio che aiuti il lavoratore autonomo a monitorare e, potenzialmente, gestire i propri guadagni, i costi e le tasse porta con sé anche una riflessione per quanto riguarda la nuova identità digitale SPID, che connette direttamente il cittadino alle pubbliche amministrazioni: è possibile creare un ecosistema che faciliti il libero professionista nel contatto con lo Stato (comprendendo il tema tasse, fatture, costi, …)? Trasferire gli interi processi in digitale attraverso il sistema SPID costruirebbe un appoggio sicuro per l’esperienza della gestione e monitoraggio del lavoratore e richiederebbe uno sforzo minore (sia in tema di costi di gestione che di impegno nel seguire l’iter dei decreti statali al riguardo). Lo studio qui proposto di un sistema user-centered in grado di rispondere ai bisogni degli utenti nella fase di gestione della p. IVA mira a conferire maggiore controllo e confidenza verso il tema dell’identità digitale riconosciuta e della p. IVA.File | Dimensione | Formato | |
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