In occasione del lavoro di ricerca e didattica sulla Data visualization, svolto durante il Laboratorio di sintesi finale del secondo anno di Laurea magistrale, è emersa l’importanza della raccolta dei dati e della formazione dei data set. Fra i differenti canali comunicativi attraverso i quali è possibile raccogliere dati utili ai fini conoscitivi, possiamo annoverare anche il mezzo fotografico quale strumento di indagine di realtà sociali non registrabili attraverso altri sistemi di rilievo. Se così la Data visualization procede a partire dai dati per costruire artefatti visuali che permettano di meglio comprendere determinata realtà o problemi sociali, nella fotografia avviene il processo contrario: l’osservazione dei dati raccolti in “presa diretta”, nel vivo dell’esperienza, può permettere l’acquisizione di dati e informazioni altrimenti non visibili o rilevabili. La fotografia può quindi rivelarsi un efficace strumento di indagine conoscitiva, indirizzata a carpire dati in modo innovativo ed altrettanto attendibile. Un esempio fra tutti, è quello del rilievo dei comportamenti degli utenti di un luogo, dato di grande importanza per i progetti di wayfinding o comunque di analisi di comportamenti sociali. Questa sua particolarità è data soprattutto dall’aspetto semiotico che più d’ogni altro è proprio della fotografia, ossia il suo carattere indicale e di contatto, che la pone come strumento privilegiato di relazione e interpretazione, di “caccia di conoscenze”. Inoltre, la fotografia è lo strumento di rappresentazione degli eventi che maggiormente riserva sorprese all’occhio – secondo l’intuizione del punctum di Roland Barthes –, perché spesso vede ciò che all’occhio sfugge. Precedenti storici dell’uso della fotografia come strumento di esplorazione dei comportamenti collettivi possono essere rintracciati nell’opera di August Sander o di Lewis Hine, che si sono serviti della fotografia come sguardo privilegiato sul mondo antropologico loro contemporaneo. Partendo da questo assunto, il progetto proposto mira a meglio esplicitare la fotografia quale strumento di indagine di osservazione etnosemiotica. Scopo della tesi è quello di studiare, secondo la direzione qui esposta e in modo mirato, le modalità di produzione segnica dalla fotografia per il suo impiego nel design per l’innovazione sociale.

Voi non siete qui. You are not here. WPhS : sperimentazione di uno strumento di indagine etnosemiotica

CIRELLA, CHIARA
2015/2016

Abstract

In occasione del lavoro di ricerca e didattica sulla Data visualization, svolto durante il Laboratorio di sintesi finale del secondo anno di Laurea magistrale, è emersa l’importanza della raccolta dei dati e della formazione dei data set. Fra i differenti canali comunicativi attraverso i quali è possibile raccogliere dati utili ai fini conoscitivi, possiamo annoverare anche il mezzo fotografico quale strumento di indagine di realtà sociali non registrabili attraverso altri sistemi di rilievo. Se così la Data visualization procede a partire dai dati per costruire artefatti visuali che permettano di meglio comprendere determinata realtà o problemi sociali, nella fotografia avviene il processo contrario: l’osservazione dei dati raccolti in “presa diretta”, nel vivo dell’esperienza, può permettere l’acquisizione di dati e informazioni altrimenti non visibili o rilevabili. La fotografia può quindi rivelarsi un efficace strumento di indagine conoscitiva, indirizzata a carpire dati in modo innovativo ed altrettanto attendibile. Un esempio fra tutti, è quello del rilievo dei comportamenti degli utenti di un luogo, dato di grande importanza per i progetti di wayfinding o comunque di analisi di comportamenti sociali. Questa sua particolarità è data soprattutto dall’aspetto semiotico che più d’ogni altro è proprio della fotografia, ossia il suo carattere indicale e di contatto, che la pone come strumento privilegiato di relazione e interpretazione, di “caccia di conoscenze”. Inoltre, la fotografia è lo strumento di rappresentazione degli eventi che maggiormente riserva sorprese all’occhio – secondo l’intuizione del punctum di Roland Barthes –, perché spesso vede ciò che all’occhio sfugge. Precedenti storici dell’uso della fotografia come strumento di esplorazione dei comportamenti collettivi possono essere rintracciati nell’opera di August Sander o di Lewis Hine, che si sono serviti della fotografia come sguardo privilegiato sul mondo antropologico loro contemporaneo. Partendo da questo assunto, il progetto proposto mira a meglio esplicitare la fotografia quale strumento di indagine di osservazione etnosemiotica. Scopo della tesi è quello di studiare, secondo la direzione qui esposta e in modo mirato, le modalità di produzione segnica dalla fotografia per il suo impiego nel design per l’innovazione sociale.
ARC III - Scuola del Design
27-apr-2017
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/133038