L' obiettivo del lavoro sviluppato, è quello di mettere in luce, con una sorta di cronistoria, l' evoluzione della tecnica in Architettura. Più precisamente, quanto la struttura oggi abbia raggiunto “il suo primato”, una sua propria identità, un valore assoluto capace di prescindere da tutto il resto. Per convenzione si è scelto come punto di partenza la metà del '900, il secondo dopoguerra e in particolare l' esperienza americana di Mies Van Der Rohe periodo in cui “il punto focale del lavoro del maestro, inizia ad allontanarsi dallo spazio universale modernista per orientarsi verso il primato della struttura e dei suoi giunti”. Il lavoro di Mies, così come sarà quello dei suoi contemporanei Le Corbusier e Louis Kahn, in cui temi come struttura, materiali a vista, veridicità e sincerità dell' opera diventano il cuore pulsante, rappresenta certamente un' innovazione nella storia dell' architettura contemporanea; innovazione che trae ispirazione dal classicismo e dai successivi studi e teorizzazioni. Mettendo in luce alcune architetture significative che più rappresentano la poetica dei tre maestri, il viaggio può proseguire fino all' utopia degli anni 60 ossia il megastrutturalismo, movimento che trova la sua origine proprio nelle ambizioni dei precursori. Questo periodo è caratterizzato dal lavoro dei metabolisti giapponesi e del gruppo britannico Archigram. I megastrutturalisti, e in modo particolare Archigram, ricercano l' uso dei nuovi materiali e delle nuove tecnologie per creare nuovi habitat collettivi alternativi, artificiali e antropocentrici. L' intento è quello di integrare totalmente l' architettura alle leggi della produzione di massa. L' architettura si può produrre come qualsiasi altro oggetto in serie; l' architettura è al servizio del consumatore. Questo movimento darà vita all' architettura high-tech chiamata anche post- modernista dove il concetto di ampliabilità si riduce alla sfera del possibile ma restano invariati, anzi addirittura ampliati i principi dell' Architettura che si mostra, si denuda lasciando vedere tutti i suoi ingranaggi. La struttura è ora più che mai linguaggio Architettonico e il rapporto con gli altri elementi raggiunge sempre di più la perfezione di incastro. Questo è reso possibile dall' incessante evolversi della tecnologia e in particolare modo dall' avvento della prefabbricazione.
La struttura come linguaggio architettonico dal secondo dopoguerra ad oggi. Evoluzione degli elementi strutturali da supporto a elemento autonomo nella composizione architettonica
CIMINO, MANUELA
2010/2011
Abstract
L' obiettivo del lavoro sviluppato, è quello di mettere in luce, con una sorta di cronistoria, l' evoluzione della tecnica in Architettura. Più precisamente, quanto la struttura oggi abbia raggiunto “il suo primato”, una sua propria identità, un valore assoluto capace di prescindere da tutto il resto. Per convenzione si è scelto come punto di partenza la metà del '900, il secondo dopoguerra e in particolare l' esperienza americana di Mies Van Der Rohe periodo in cui “il punto focale del lavoro del maestro, inizia ad allontanarsi dallo spazio universale modernista per orientarsi verso il primato della struttura e dei suoi giunti”. Il lavoro di Mies, così come sarà quello dei suoi contemporanei Le Corbusier e Louis Kahn, in cui temi come struttura, materiali a vista, veridicità e sincerità dell' opera diventano il cuore pulsante, rappresenta certamente un' innovazione nella storia dell' architettura contemporanea; innovazione che trae ispirazione dal classicismo e dai successivi studi e teorizzazioni. Mettendo in luce alcune architetture significative che più rappresentano la poetica dei tre maestri, il viaggio può proseguire fino all' utopia degli anni 60 ossia il megastrutturalismo, movimento che trova la sua origine proprio nelle ambizioni dei precursori. Questo periodo è caratterizzato dal lavoro dei metabolisti giapponesi e del gruppo britannico Archigram. I megastrutturalisti, e in modo particolare Archigram, ricercano l' uso dei nuovi materiali e delle nuove tecnologie per creare nuovi habitat collettivi alternativi, artificiali e antropocentrici. L' intento è quello di integrare totalmente l' architettura alle leggi della produzione di massa. L' architettura si può produrre come qualsiasi altro oggetto in serie; l' architettura è al servizio del consumatore. Questo movimento darà vita all' architettura high-tech chiamata anche post- modernista dove il concetto di ampliabilità si riduce alla sfera del possibile ma restano invariati, anzi addirittura ampliati i principi dell' Architettura che si mostra, si denuda lasciando vedere tutti i suoi ingranaggi. La struttura è ora più che mai linguaggio Architettonico e il rapporto con gli altri elementi raggiunge sempre di più la perfezione di incastro. Questo è reso possibile dall' incessante evolversi della tecnologia e in particolare modo dall' avvento della prefabbricazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/13342