The Space of the Spirit is a thesis that seeks an idea of an “architecture for the spirit”, opposing the concept that architecture should always be driven primarily by its function. The main point of view of this work is that nowadays, in a moment of deep existential and values crisis, at least in the western world, new ways should be found to express the needs of the contemporary human beings. These needs, on the other hand, are found in this proposal in the eternal and ancestral search for a broader dimension of existence, out of the ordinary and out of the limited human life. The architectural space, in which we live our lives, should then support and express this need. The works is organized in two phases, developed simultaneously, corresponding to the two booklets: the theoretical background and research, and the design of a project, testing the hypothesis proposed. The context in which I worked is Jerusalem, great crossroad of cultures, faiths, identities and, probably unavoidable conflicts. This place provided the background and direction for the research, developed in a student exchange period at Tel Aviv University, and it is the context of the project site. After a brief introduction about the aims of the research and some thoughts of important personalities about the contemporary condition, the research moves forward to analyse the thinking developed by the anthropology of religion, very relevant in defining universal spiritual values, constant throughout history. In the third chapter the focus moves to find these values in the space, deriving principles and elements. At the beginning are considered some example of ancient “spiritual” architectures, then a short and subjective selection of projects of the last decades and finally some spaces created by contemporary artists. Following this is a description of a selection of “spiritual” spaces found in Jerusalem, providing other important elements to apply in the project, deriving from its context. The project has a specific context but not a specific function, if not the one of being a place for a pause, for reflection. It is focused on the perceptive experience of the space, developing different atmospheres in which it is possible to disengage from the context, physical and cultural, in what may be called a “Luna Park of the Spirit”. This is an open thesis, that develops an “architectural trip through spirituality”, whose end can not be more than just an invitation to look at architecture and at Man's condition from a different perspective.

The Space of the Spirit è una tesi che indaga, in forma di ricerca e di progetto architettonico, un'idea di “architettura per lo spirito”, opponendosi al principio secondo il quale l'architettura debba essere sempre generata dalla sua funzione. Elemento cardine di questo lavoro è un'interpretazione della condizione contemporanea, in un momento di profonda crisi esistenziale e di valori, almeno per quanto riguarda il mondo occidentale, con una dimensione globale che non sempre si concilia con quella individuale, e la perdita di certezze in ogni campo. Crisi a cui è necessario rispondere trovando nuove vie per esprimere i bisogni odierni dell'essere umano. Questi bisogni sono in questa tesi ricondotti alla ricerca eterna ed ancestrale di una dimensione più vasta dell'esistenza, capace di astrarsi dall'ordinarietà e dalla condizione finita della vita umana. Lo spazio architettonico, nel quale siamo costantemente immersi nelle nostre vite, deve allora essere in grado di rispondere ed esprimere questo bisogno. Alle due parti in cui la tesi è organizzata, sviluppate in parallelo, corrispondono due impaginati: la fase della ricerca, che fornisce lo sfondo teorico, e quella del progetto, che conferisce forma ed espressione alle ipotesi sviluppate. Il contesto nel quale ho lavorato è la città di Gerusalemme, importantissimo crocevia di culture e identità, a cui corrispondono, forse inevitabilmente, numerosi conflitti. Pensare a questo progetto a Gerusalemme significa avere a che fare con una grande predisposizione ad una dimensione “spirituale”, altra, ma al tempo stesso anche con il conflitto generato dalle identità. Ogni cosa in questa città diventa immediatamente un fatto politico, rendendo difficile ogni scelta, che non riesce mai ad essere del tutto neutra, come vorrebbe essere in questa tesi. Gerusalemme è lo sfondo su cui si muovono sia la ricerca, sviluppata durante un periodo di scambio presso l'Università di Tel Aviv, sia il progetto, che ha trovato sito in un'area molto interessante della città, centrale ma contrastata, con una vocazione “spirituale” dal punto di vista naturale e storico. Dopo una breve introduzione agli obiettivi della ricerca, citando il pensiero di importanti personalità riguardo la condizione umana e sociale contemporanea, la ricerca si sviluppa con l'analisi della produzione socio-filosofica dell'antropologia religiosa, molto interessante nella definizione di principi spirituali universali, rimasti costanti lungo tutta la storia. Nel terzo capitolo l'attenzione si sposta invece sulla ricerca di questi valori nello spazio architettonico, trovando principi ed elementi da sviluppare poi nel progetto. Inizialmente vengono considerati alcuni esempi di antiche architetture e spazi “spirituali”, successivamente una limitata selezione di progetti degli ultimi decenni, infine alcuni spazi creati da artisti contemporanei. Nella produzione di alcuni artisti, chiamati da qualcuno “neo-mistici”, è possibile infatti trovare espressi molti principi di questa ricerca, in lavori che appaiono più “liberi” rispetto all'architettura, soprattutto dal punto di vista della funzione. Nel capitolo successivo Gerusalemme è al centro dell'attenzione: dopo una breve descrizione della storia di questa città, una serie di architetture “spirituali” viene descritta nelle sue caratteristiche spaziali, aggiungendo un importante contributo al retroterra del progetto, derivante direttamente dal contesto in cui è inserito. La proposta progettuale ha un contesto definito ma non una funzione, se non quella di essere un luogo per un momento di pausa, di riflessione. E' stato sviluppato concentrandosi sull'esperienza percettiva dello spazio, creando diverse atmosfere in cui è possibile estraniarsi dal contesto, fisico e culturale, in un luogo che può essere definito come una sorta di “Luna Park dello Spirito”. E' questo un invito a pensare all'architettura non come oggetto da osservare ma situazione in cui interagire, come in una sorta di “gioco”, estremamente serio in quanto definito da importanti regole, il cui rispetto porta le persone a compiere un primo atto di attenzione verso l'architettura stessa. Si tratta di entrare in uno spazio accettando di perdere parzialmente il controllo della propria percezione del luogo e di identità. E' un atteggiamento di “disinteressato interesse” alla ricerca del significato e dell'utilità di ciò che appare “inutile”, a mio avviso così necessario al giorno d'oggi, nel mondo dell'estetica più che in quello della funzionalità. Questa è una tesi aperta, il cui tema ha portato necessariamente ad escludere più argomenti di quelli che sono stati inclusi. E' un piccolo “viaggio architettonico attraverso la spiritualità” che vuole alla fine essere un semplice invito a pensare all'architettura e alla nostra condizione da una diversa prospettiva, considerando tutti i significati, anche impliciti, che hanno da sempre trovato luogo nelle costruzioni umane e che, nell'ultimo secolo, sono stati a volte tralasciati.

The space of the spirit. An architectural trip through spirituality

LOSURDO, MATTEO
2015/2016

Abstract

The Space of the Spirit is a thesis that seeks an idea of an “architecture for the spirit”, opposing the concept that architecture should always be driven primarily by its function. The main point of view of this work is that nowadays, in a moment of deep existential and values crisis, at least in the western world, new ways should be found to express the needs of the contemporary human beings. These needs, on the other hand, are found in this proposal in the eternal and ancestral search for a broader dimension of existence, out of the ordinary and out of the limited human life. The architectural space, in which we live our lives, should then support and express this need. The works is organized in two phases, developed simultaneously, corresponding to the two booklets: the theoretical background and research, and the design of a project, testing the hypothesis proposed. The context in which I worked is Jerusalem, great crossroad of cultures, faiths, identities and, probably unavoidable conflicts. This place provided the background and direction for the research, developed in a student exchange period at Tel Aviv University, and it is the context of the project site. After a brief introduction about the aims of the research and some thoughts of important personalities about the contemporary condition, the research moves forward to analyse the thinking developed by the anthropology of religion, very relevant in defining universal spiritual values, constant throughout history. In the third chapter the focus moves to find these values in the space, deriving principles and elements. At the beginning are considered some example of ancient “spiritual” architectures, then a short and subjective selection of projects of the last decades and finally some spaces created by contemporary artists. Following this is a description of a selection of “spiritual” spaces found in Jerusalem, providing other important elements to apply in the project, deriving from its context. The project has a specific context but not a specific function, if not the one of being a place for a pause, for reflection. It is focused on the perceptive experience of the space, developing different atmospheres in which it is possible to disengage from the context, physical and cultural, in what may be called a “Luna Park of the Spirit”. This is an open thesis, that develops an “architectural trip through spirituality”, whose end can not be more than just an invitation to look at architecture and at Man's condition from a different perspective.
GRABINER, ESTHER
MUZIO, GIOVANNI TOMASO
TRISCIUOGLIO, MARCO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
The Space of the Spirit è una tesi che indaga, in forma di ricerca e di progetto architettonico, un'idea di “architettura per lo spirito”, opponendosi al principio secondo il quale l'architettura debba essere sempre generata dalla sua funzione. Elemento cardine di questo lavoro è un'interpretazione della condizione contemporanea, in un momento di profonda crisi esistenziale e di valori, almeno per quanto riguarda il mondo occidentale, con una dimensione globale che non sempre si concilia con quella individuale, e la perdita di certezze in ogni campo. Crisi a cui è necessario rispondere trovando nuove vie per esprimere i bisogni odierni dell'essere umano. Questi bisogni sono in questa tesi ricondotti alla ricerca eterna ed ancestrale di una dimensione più vasta dell'esistenza, capace di astrarsi dall'ordinarietà e dalla condizione finita della vita umana. Lo spazio architettonico, nel quale siamo costantemente immersi nelle nostre vite, deve allora essere in grado di rispondere ed esprimere questo bisogno. Alle due parti in cui la tesi è organizzata, sviluppate in parallelo, corrispondono due impaginati: la fase della ricerca, che fornisce lo sfondo teorico, e quella del progetto, che conferisce forma ed espressione alle ipotesi sviluppate. Il contesto nel quale ho lavorato è la città di Gerusalemme, importantissimo crocevia di culture e identità, a cui corrispondono, forse inevitabilmente, numerosi conflitti. Pensare a questo progetto a Gerusalemme significa avere a che fare con una grande predisposizione ad una dimensione “spirituale”, altra, ma al tempo stesso anche con il conflitto generato dalle identità. Ogni cosa in questa città diventa immediatamente un fatto politico, rendendo difficile ogni scelta, che non riesce mai ad essere del tutto neutra, come vorrebbe essere in questa tesi. Gerusalemme è lo sfondo su cui si muovono sia la ricerca, sviluppata durante un periodo di scambio presso l'Università di Tel Aviv, sia il progetto, che ha trovato sito in un'area molto interessante della città, centrale ma contrastata, con una vocazione “spirituale” dal punto di vista naturale e storico. Dopo una breve introduzione agli obiettivi della ricerca, citando il pensiero di importanti personalità riguardo la condizione umana e sociale contemporanea, la ricerca si sviluppa con l'analisi della produzione socio-filosofica dell'antropologia religiosa, molto interessante nella definizione di principi spirituali universali, rimasti costanti lungo tutta la storia. Nel terzo capitolo l'attenzione si sposta invece sulla ricerca di questi valori nello spazio architettonico, trovando principi ed elementi da sviluppare poi nel progetto. Inizialmente vengono considerati alcuni esempi di antiche architetture e spazi “spirituali”, successivamente una limitata selezione di progetti degli ultimi decenni, infine alcuni spazi creati da artisti contemporanei. Nella produzione di alcuni artisti, chiamati da qualcuno “neo-mistici”, è possibile infatti trovare espressi molti principi di questa ricerca, in lavori che appaiono più “liberi” rispetto all'architettura, soprattutto dal punto di vista della funzione. Nel capitolo successivo Gerusalemme è al centro dell'attenzione: dopo una breve descrizione della storia di questa città, una serie di architetture “spirituali” viene descritta nelle sue caratteristiche spaziali, aggiungendo un importante contributo al retroterra del progetto, derivante direttamente dal contesto in cui è inserito. La proposta progettuale ha un contesto definito ma non una funzione, se non quella di essere un luogo per un momento di pausa, di riflessione. E' stato sviluppato concentrandosi sull'esperienza percettiva dello spazio, creando diverse atmosfere in cui è possibile estraniarsi dal contesto, fisico e culturale, in un luogo che può essere definito come una sorta di “Luna Park dello Spirito”. E' questo un invito a pensare all'architettura non come oggetto da osservare ma situazione in cui interagire, come in una sorta di “gioco”, estremamente serio in quanto definito da importanti regole, il cui rispetto porta le persone a compiere un primo atto di attenzione verso l'architettura stessa. Si tratta di entrare in uno spazio accettando di perdere parzialmente il controllo della propria percezione del luogo e di identità. E' un atteggiamento di “disinteressato interesse” alla ricerca del significato e dell'utilità di ciò che appare “inutile”, a mio avviso così necessario al giorno d'oggi, nel mondo dell'estetica più che in quello della funzionalità. Questa è una tesi aperta, il cui tema ha portato necessariamente ad escludere più argomenti di quelli che sono stati inclusi. E' un piccolo “viaggio architettonico attraverso la spiritualità” che vuole alla fine essere un semplice invito a pensare all'architettura e alla nostra condizione da una diversa prospettiva, considerando tutti i significati, anche impliciti, che hanno da sempre trovato luogo nelle costruzioni umane e che, nell'ultimo secolo, sono stati a volte tralasciati.
Tesi di laurea Magistrale
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Descrizione: Book A (research text)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/134156