Lambrate. Transport nature, makers culture. Experimenting new modes of living and working

This thesis purposes to asses whether it is possible to establish in the spaces of fluxus interchange, also a social interchange. The aim of the work is to present a consideration on three aspects of our present times: new modes of working, of living and of moving. The work will address an increasingly formless environment related to the idea of work and an unfixed and alternative mode of living. In addition, it will analyse the architectural role that transport (and its related infrastructure) has, no longer as a “non-place” or a succession of moving rooms, but as places of identity where people gather not solely for a functional need. These are three fundamental aspects of Metropolitan living which have specific issues and users. Users such as Citizens, ever more members of metropolises which are slowly transforming, once again, into City states. But at the same time, another class of users which we are by now accustomed to define as, City Users. With this we describe an emerging group of people, who bring with them a baggage of knowledge and collaborations, which go beyond politics or states. Bridging cultures, ideas and spaces. We can consider them a group of people that doesn’t reside in one city, but rather, in many metropolises contemporarily for a day, a week, an hour, a month, a year. Maybe two. These are our new spaces and time frames, in which architecture finds itself. This is a challenge, considering that for many people the idea of architecture implies what is fixed, what is settled and what resists in time. The question then would be: how do you address an ever changing population? And how do you settle that which can’t settle and keeps moving? In an era where both Fordist and Post-Fordist models of living and planning have shown their limits, this work does not propose a substitution of these models. Alternately, it tries to elaborate on the residual spaces these models have left us with. This is done both formally, in the places we inhabit, and socially, as a new generation of social dynamics. This thesis can be considered an attempt to see this as an opportunity to combine different aspects into an architectural melting pot, an experiment, with the purpose of recommending in an “absolute” way (Aureli 2011) working, living and culture at the present time.

La tesi si propone di analizzare il ruolo degli scambiatori infrastrutturali, dove questi possano non solo avere il ruolo di scambiatore di flussi, ma anche luoghi dove lo scambio sociale può nascere dall’incrocio delle funzioni. Lo scopo del lavoro è sviluppare una considerazione su tre principali aspetti dei nostri tempi: i nuovi modi del lavoro, i nuovi modi del vivere ed i nuovi modi del muoversi. L’elaborato analizzerà questioni come l’aspetto sempre meno formale dell’habitat lavorativo ed i nuovi modi alternativi di vivere gli spazi. Inoltre, verrà anche approfondito il ruolo architettonico che le grandi infrastrutture legate al trasporto hanno assunto, non più come “non-luoghi” o successione di stanze in movimento, ma luoghi dell’identità che sempre più persone riconoscono non più solo come spazi funzionali. Questi tre aspetti sono fondamentali nella vita Metropolitana ed ognuno è caratterizzato da propri attori e questioni specifiche. Gli attori, ovvero i cittadini, sono da intendersi come membri di metropoli che assume sempre di più le sembianze ed il ruolo di una Città-Stato. Tuttavia interessa un’altro gruppo di attori che oggi abbiamo imparato a definire City Users. Ovvero, una nuova classe sociale di viaggiatori, che portano con sè un bagaglio di conoscenza e collaborazioni che vanno al di là della politica o degli stati. Il loro ruolo è centrale in quando contribuiscono ad unire culture, idee e spazi. Inoltre, possono essere considerati una classe di persone che non risiede in una città, piuttosto in più metropoli contemporaneamente per un giorno, una settimana, un’ora, un mese, un anno. O anche due. L’architettura si trova quindi ad affrontare nozioni di tempo e spazio variate. Dal momento che per molti, l’idea di architettura in sè ha caratteristiche di staticità, del fisso e resistente al tempo, questa rappresenta una vera sfida contemporanea. La questione quindi è come rispondere alle necessità di queste classi migranti? E come creare un sistema statico per ciò che non lo è? In un’era in cui i modelli Fordiani e Post-Fordiani del vivere e progettare la città hanno mostrato i loro limiti, questa tesi e progetto, non propongono un modello che vada a sostituire i primi due. Piuttosto, questo eleborato vuole essere un lavoro sugli spazi di risulta con cui ci hanno lasciato. Lo scopo è di farlo sia in modo formale, nelle tipologie di abitiare lo spazio, sia in modo sociale, cioè andando a rispondere ad una nuova generazione di dinamiche di interscambio.