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Progetto di una nuova centralità urbana a Ponte Prodi – Genova -. Trasformazione e riuso del complesso Silos Hennebique. “Il Porto non è semplicemente un’infrastruttura, una piattaforma logistica, un sistema di banchine, lo spazio dei container e dei silos, degli edifici squadrati che accolgono le persone e le merci, dei binari e delle grandi gru. O meglio, è tutto questo e altre cose messe assieme. Ma soprattutto, prima di tutto, il porto di Genova è una città.” Esso costituisce difatti una particolarissima tipologia di città: mutevole ed inafferrabile nei suoi cambiamenti repentini dovuti al suo porsi al centro tra i due flussi provenienti dal mare e dalla terraferma. Esistono due città all’interno di quella città-porto che è Genova; queste sono saldate strettamente l’una all’altra in un rapporto osmotico e contraddittorio, come si potrebbe anche definire il loro differente carattere: la città antica e densa, scavata nella solida roccia, si affaccia con fare nostalgico sullo spazio aperto costellato di volumi geometrici ed in continua evoluzione del porto. Per Giancarlo De Carlo la dualità feconda tra la città ed il porto si sublima in un immaginario del viaggiare che influenza ogni aspetto della vita genovese e si legge sui volti delle persone e negli orditi architettonici, come negli apparecchi infrastrutturali e per il movimento. La complessità e la bellezza di Genova risiedono proprio all’interno di questa sua natura conflittuale e dal dialogare e convivere al suo interno di opposti come nuovo e antico, movimento e staticità, compressione e decompressione. Intervenire su Ponte Parodi non significa quindi mettere mano ad una delimitata area del Porto, ma vuol dire addentrarsi nel rapporto dialettico di tempi differenti come quello della Memoria e quello Presente. L’elemento di tentazione introdotto dal progetto è costituito da un motivo spaziale. Esso si declina attraverso la fluidità e la continuità come declinanti la connessione tra gli spazi pubblici di Città e Porto. Il processo non opera attraverso una mimesi dell’uno nell’altro, si tratta bensì di un’operazione critica, attraverso la quale vengono enfatizzate le diverse nature di porto e città, mettendone in risalto le diverse caratteristiche e creando spazi ibridi che possano arricchire il racconto spaziale di Genova. Perché Ponte Parodi? Perché si continua (dopo dieci anni di fallimenti continui) a parlare di Genova e del suo Porto? Le ragioni sono molteplici, ma forse la principale è che quest’area della città sia erede di quell’incompiutezza che purtroppo spesso ha caratterizzato numerosi progetti genovesi mai realizzati, e proprio per questa ragione sia in grado di tentare profondamente l’immaginazione sul futuro rapporto tra Città e Porto, rimettendo in discussione lo stato di cose che ad oggi abitiamo.

Project for a new urban centrality in Ponte Parodi, Genova. Reuse and transformation of Hennebique Silos complex. Progetto di una nuova centralità urbana a Ponte Parodi, Genova. Trasformazione e riuso del complesso Silos Hennebique

LACCHINI, BIANCAMARIA;FALCETTI, PARIDE;FANTONI, MARCO
2015/2016

Abstract

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ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
Progetto di una nuova centralità urbana a Ponte Prodi – Genova -. Trasformazione e riuso del complesso Silos Hennebique. “Il Porto non è semplicemente un’infrastruttura, una piattaforma logistica, un sistema di banchine, lo spazio dei container e dei silos, degli edifici squadrati che accolgono le persone e le merci, dei binari e delle grandi gru. O meglio, è tutto questo e altre cose messe assieme. Ma soprattutto, prima di tutto, il porto di Genova è una città.” Esso costituisce difatti una particolarissima tipologia di città: mutevole ed inafferrabile nei suoi cambiamenti repentini dovuti al suo porsi al centro tra i due flussi provenienti dal mare e dalla terraferma. Esistono due città all’interno di quella città-porto che è Genova; queste sono saldate strettamente l’una all’altra in un rapporto osmotico e contraddittorio, come si potrebbe anche definire il loro differente carattere: la città antica e densa, scavata nella solida roccia, si affaccia con fare nostalgico sullo spazio aperto costellato di volumi geometrici ed in continua evoluzione del porto. Per Giancarlo De Carlo la dualità feconda tra la città ed il porto si sublima in un immaginario del viaggiare che influenza ogni aspetto della vita genovese e si legge sui volti delle persone e negli orditi architettonici, come negli apparecchi infrastrutturali e per il movimento. La complessità e la bellezza di Genova risiedono proprio all’interno di questa sua natura conflittuale e dal dialogare e convivere al suo interno di opposti come nuovo e antico, movimento e staticità, compressione e decompressione. Intervenire su Ponte Parodi non significa quindi mettere mano ad una delimitata area del Porto, ma vuol dire addentrarsi nel rapporto dialettico di tempi differenti come quello della Memoria e quello Presente. L’elemento di tentazione introdotto dal progetto è costituito da un motivo spaziale. Esso si declina attraverso la fluidità e la continuità come declinanti la connessione tra gli spazi pubblici di Città e Porto. Il processo non opera attraverso una mimesi dell’uno nell’altro, si tratta bensì di un’operazione critica, attraverso la quale vengono enfatizzate le diverse nature di porto e città, mettendone in risalto le diverse caratteristiche e creando spazi ibridi che possano arricchire il racconto spaziale di Genova. Perché Ponte Parodi? Perché si continua (dopo dieci anni di fallimenti continui) a parlare di Genova e del suo Porto? Le ragioni sono molteplici, ma forse la principale è che quest’area della città sia erede di quell’incompiutezza che purtroppo spesso ha caratterizzato numerosi progetti genovesi mai realizzati, e proprio per questa ragione sia in grado di tentare profondamente l’immaginazione sul futuro rapporto tra Città e Porto, rimettendo in discussione lo stato di cose che ad oggi abitiamo.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/134228