Starting point and cornerstone of the research is to probe what invisible guides the experience of architecture. There have been over time numerous and different way of perception of the archaeological site of Villa Adriana in Tivoli, first inserted in a free bucolic setting, then slowly enclosed in the boundary of what is now a highly instructive sightseeing. Hence the need to investigate and experience a new level of knowledge of the cultural and artistic heritage inherent in the ruins, most linked to the sphere of intimate reworking of the architectural setting and implementation of sensitivity that every visitor can develop. The project arises as a temporary but repeatable narration of the correspondence between character facets Emperor Adriano and geometrical characteristics of the system of the Villa. A path divided into a prologue, three acts and conclusion, in accordance with the classical structure of the theater, guide the viewer into a journey suspended between dream and reality during which simultaneously deepen the study of the Villa and its eclectic creator. Ephemeral light scenes reconstruct a sensory backstage now difficult to grasp otherwise, assisted by the free recomposition of passages from the book ‘’Mémoirs d’Hadrien, suivi de Carnets de notes’’ by Marguerite Yourcenar. Space and time are thus perceived by men in individual and global sense together, expanding communicative energy that architectural semantics and semiotics of light able to channel. The architecture dematerialization, accentuated by today's virtual reality and endless sensory stimuli that characterize them, thus allows a different account of the vacuum, now quality space of which the light as an expressive means becomes a fulcrum. The configuration of a reversible lightscape, via a linguistic transfer from the imaginary space to that of the real, brings back a new and more complex identity that marks the starting point of a new immaterial aesthetic, more poetically declinable now as architecture of light.

Principio e cardine della ricerca svolta è scandagliare ciò che di invisibile guida l’esperienza dell’architettura. Numerose sono state nel tempo le modalità di percezione del sito archeologico di Villa Adriana a Tivoli, prima inserita in un libero contesto bucolico, poi pian piano racchiusa nel confine di quello che oggi è un percorso di visita fortemente didascalico. Da qui la necessità di indagare e sperimentare un nuovo livello di conoscenza del patrimonio culturale e artistico insito nelle rovine, più legato alla sfera dell’intima rielaborazione dello scenario architettonico e dell’implementazione della sensibilità che ogni visitatore può sviluppare. Il progetto si pone quindi come una temporanea ma ripetibile narrazione della corrispondenza tra sfaccettature caratteriali dell’imperatore Adriano e caratteristiche geometriche del sistema della Villa. Un percorso articolato in un prologo, tre atti e conclusione, in ottemperanza alla struttura classica delle rappresentazioni teatrali, guida lo spettatore in un viaggio sospeso tra sogno e realtà durante il quale approfondire simultaneamente lo studio della Villa e del suo eclettico ideatore. Effimere scenografie luminose diffuse ricostruiscono un backstage sensoriale ormai difficile da cogliere altrimenti, coadiuvato dalla libera ricomposizione di passi tratti dal libro Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Spazio e tempo vengono così percepiti dall’uomo in senso individuale e globale insieme, ampliando l’energia comunicativa che semantica architettonica e semiotica della luce riescono ad incanalare. La smaterializzazione dell’architettura, accentuata dalle odierne realtà virtuali e dagli infiniti stimoli sensoriali che le caratterizzano, permette in tal modo una differente considerazione del vuoto, ora spazio di qualità di cui la luce come mezzo espressivo diviene fulcro. La configurazione di un lightscape leggero e reversibile, tramite un transfert linguistico dallo spazio dell’immaginario a quello del reale, fa riemergere una nuova e più complessa identità che segna il punto di partenza di una nuova estetica dell’immateriale, declinabile ora più poeticamente come architettura di luce.

Paesaggio effimero. Scenografie luminose a Villa Adriana

GUZZINI, VANESSA
2015/2016

Abstract

Starting point and cornerstone of the research is to probe what invisible guides the experience of architecture. There have been over time numerous and different way of perception of the archaeological site of Villa Adriana in Tivoli, first inserted in a free bucolic setting, then slowly enclosed in the boundary of what is now a highly instructive sightseeing. Hence the need to investigate and experience a new level of knowledge of the cultural and artistic heritage inherent in the ruins, most linked to the sphere of intimate reworking of the architectural setting and implementation of sensitivity that every visitor can develop. The project arises as a temporary but repeatable narration of the correspondence between character facets Emperor Adriano and geometrical characteristics of the system of the Villa. A path divided into a prologue, three acts and conclusion, in accordance with the classical structure of the theater, guide the viewer into a journey suspended between dream and reality during which simultaneously deepen the study of the Villa and its eclectic creator. Ephemeral light scenes reconstruct a sensory backstage now difficult to grasp otherwise, assisted by the free recomposition of passages from the book ‘’Mémoirs d’Hadrien, suivi de Carnets de notes’’ by Marguerite Yourcenar. Space and time are thus perceived by men in individual and global sense together, expanding communicative energy that architectural semantics and semiotics of light able to channel. The architecture dematerialization, accentuated by today's virtual reality and endless sensory stimuli that characterize them, thus allows a different account of the vacuum, now quality space of which the light as an expressive means becomes a fulcrum. The configuration of a reversible lightscape, via a linguistic transfer from the imaginary space to that of the real, brings back a new and more complex identity that marks the starting point of a new immaterial aesthetic, more poetically declinable now as architecture of light.
OSSOLA, SAMUELE
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
Principio e cardine della ricerca svolta è scandagliare ciò che di invisibile guida l’esperienza dell’architettura. Numerose sono state nel tempo le modalità di percezione del sito archeologico di Villa Adriana a Tivoli, prima inserita in un libero contesto bucolico, poi pian piano racchiusa nel confine di quello che oggi è un percorso di visita fortemente didascalico. Da qui la necessità di indagare e sperimentare un nuovo livello di conoscenza del patrimonio culturale e artistico insito nelle rovine, più legato alla sfera dell’intima rielaborazione dello scenario architettonico e dell’implementazione della sensibilità che ogni visitatore può sviluppare. Il progetto si pone quindi come una temporanea ma ripetibile narrazione della corrispondenza tra sfaccettature caratteriali dell’imperatore Adriano e caratteristiche geometriche del sistema della Villa. Un percorso articolato in un prologo, tre atti e conclusione, in ottemperanza alla struttura classica delle rappresentazioni teatrali, guida lo spettatore in un viaggio sospeso tra sogno e realtà durante il quale approfondire simultaneamente lo studio della Villa e del suo eclettico ideatore. Effimere scenografie luminose diffuse ricostruiscono un backstage sensoriale ormai difficile da cogliere altrimenti, coadiuvato dalla libera ricomposizione di passi tratti dal libro Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Spazio e tempo vengono così percepiti dall’uomo in senso individuale e globale insieme, ampliando l’energia comunicativa che semantica architettonica e semiotica della luce riescono ad incanalare. La smaterializzazione dell’architettura, accentuata dalle odierne realtà virtuali e dagli infiniti stimoli sensoriali che le caratterizzano, permette in tal modo una differente considerazione del vuoto, ora spazio di qualità di cui la luce come mezzo espressivo diviene fulcro. La configurazione di un lightscape leggero e reversibile, tramite un transfert linguistico dallo spazio dell’immaginario a quello del reale, fa riemergere una nuova e più complessa identità che segna il punto di partenza di una nuova estetica dell’immateriale, declinabile ora più poeticamente come architettura di luce.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/134238