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Il presente lavoro di ricerca si pone come obiettivo principale lo studio e l’analisi della concezione di integrazione tra architettura e attrezzatura. Questo tema, tutt’altro che nuovo, è qui però analizzato e scomposto nelle sue parti affinché esso possa diventare la base essenziale e possa fornire gli strumenti necessari alla progettazione di un interno domestico. L’approccio a tale tematica, infatti, non è quella di un semplice studio dei suoi aspetti principali; al contrario è un’attenta analisi delle sue caratteristiche e una sua scomposizione in linee guida principali, che possano essere la base per lo sviluppo di un progetto, che ha come intento primario dimostrare la validità di tale concezione per la realizzazione di un sistema che sia in grado di riorganizzare e ridisporre lo spazio abitativo. Partendo dal presupposto di cercare di fornire un sistema che sia in grado di reinterpretare il ruolo dell’attrezzatura all’interno dello spazio domestico, il primo passo è stato quello di individuare una serie di caratteristiche e di aspetti della progettazione di un interno abitativo, per comprenderne appieno la valenza e l’importanza all’interno del progetto. Nello specifico tali caratteri sono stati analizzati dal punto di vista etimologico in differenti lingue, per poi comprenderne i caratteri essenziali da farli diventare valide linee guida per il progetto. Si tratta dell’analisi di differenti aspetti legati tra di loro che possono portare ad una effettiva modifica dello spazio abitativo, nonché al superamento degli aspetti statici che il mondo delle attrezzature risulta tuttora avere. L’intento principale è appunto quello di dimostrare la validità di tali strumenti per la reale modifica e per il miglioramento dello spazio abitativo, affinché esso possa “modernizzarsi” e adattarsi alla società odierna; possa superare l’immobilismo in cui in parte ancora si vede inserito, a favore di una progettazione che mette al centro le necessità dell’uomo di oggi e che per questo sia in grado di far fronte alla mutevole società odierna. L’attenzione va anzitutto posta su un carattere essenziale, che tuttavia risulta ancora essere sottovalutato e poco utilizzato nella progettazione di un interno domestico e, soprattutto, nel mondo dei prodotti d’arredo: la flessibilità tecno-tipologica. Questa proprietà, potremmo dire, che implicitamente un progetto ha al suo interno, questa possibilità trasformativa dello spazio, deve diventare una potenzialità per il progetto stesso affinché le attrezzature possano realmente influenzare lo spazio abitativo. E per estensione tale aspetto può diventare in ultimo una potenzialità per l’architettura stessa affinché essa possa realmente e completamente essere “padrona” dello spazio domestico modificandone significativamente e nel profondo le sue parti. Da qui è evidente la profonda importanza di tale carattere e le possibilità implicita che tale linea guida può dare al progetto. È essenziale avere questo riferimento di base poiché tramite esso un progetto è maggiormente consapevole della spazialità e della sua modificazione per potersi adattare a più differenti esigenze e per poter dare una soluzione valida in più situazioni, a seconda dell’utenza, delle sue necessità e delle sue volontà. Questo risulta essere un aspetto fondamentale, poiché, dal momento che la società odierna è segnata dalla mobilità e dall’effimero, esso può fornire i caratteri necessari alla progettazione tali da adattarsi realmente alla società odierna. Altra tematica essenziale è sicuramente quella della “attrezzabilità”. Carattere che viene profondamente perseguito dall’architettura odierna, esso può essere spesso causa di fraintendimenti; data la sua natura mutevole e la sua possibilità di fornire una sorta di ambiguità dello spazio che può al contempo prevedere e possedere differenti caratterizzazioni, spesso esso viene frainteso e usato a sproposito, senza un attento studio e un’attenta analisi che equivocano il suo ruolo all’interno del progetto architettonico, rendendolo dubbio e spesso inadatto. Al contrario un’attenta analisi e la giusta comprensione di tale aspetto possono realmente fornire un valido supporto alla progettazione, affinché essa sia in grado realmente di superare gli stereotipi in cui si vede inserita; occorre superare modelli e stereotipi che hanno fatto dell’interno domestico uno spazio statico non più aperto alla sperimentazione e alla modificazione dei suoi caratteri. Al contrario deve essere favorita una maggiore “ambiguità” dello spazio, che deve essere ottenuta promuovendo una differente concezione dello spazio architettonico, affinché esso possa realmente diventare uno strumento al servizio del progettista che può essere modificato, movimentato e “attrezzato” in maniera differente a seconda delle esigenze. Ultima tematica analizzata è quella della multifunzionalità; aspetto non secondario per la progettazione, esso viene spesso perseguito in maniera sbagliata con la progettazione di una commistione di funzioni all’interno di uno spazio senza che essi siano stati realmente analizzati e studiati gli uni in confronto agli altri. Rappresenta invece uno strumento di grandissima potenzialità se perseguito e studiato correttamente, in grado di dotare lo spazio di caratterizzazioni differenti utili alla vita quotidiana, specialmente di una società ambigua come quella attuale. E’ significativo come esso rappresenti uno degli obiettivi maggiormente perseguiti dall’architettura odierna, poiché esso viene visto come un valido strumento per il superamento degli stereotipi e dei modelli che tanto frenano e legano il mondo dell’architettura ad un mondo del passato che è ormai stato superato e che deve essere “abbandonato” dalla progettazione contemporanea, affinché essa possa muoversi verso una nuova e più sensata sperimentazione di nuove soluzioni progettuali, capaci maggiormente di adattarsi al vivere quotidiano. Risulta quindi evidente come, siano essenziali lo studio e l’analisi di tale aspetti della spazialità affinché possano fornire una linea guida efficace per la buona progettazione di un ambiente domestico, che tenga in considerazione nuovi e differenti aspetti nella sua soluzione ultima. L’intento progettuale di tale lavoro è, come detto in precedenza, quello di fornire un nuovo sistema d’arredo che sia realmente in grado di reinterpretare e riassegnare un ruolo delle attrezzature all’interno della progettazione dello spazio abitativo; affinché superi lo stereotipo riduttivo che nella mentalità comune, viene assegnato agli elementi contenitori di un’abitazione. Per fare questo, ai principi guida prima enunciati, che risultano un “sottofondo” sempre presente nel progetto, sono stati affiancati altri obiettivi base da perseguire. Aspetti che potremmo definire più funzionali e pratici per il progetto, che tuttavia uniti a “flessibilità, multifunzionalità e attrezzabilita” sono realmente in grado di fornire una soluzione progettuale efficace, in grado di migliorare sensibilmente l’ambiente della casa. La volontà ultima di tale progetto, infatti, è quella di modificare lo spazio abitativo attraverso il solo utilizzo delle attrezzature. È bene sottolineare tuttavia che il termine “attrezzatura” è quasi riduttivo per l’intento progettale che tale lavoro si pone; quello che qui viene presentato, infatti, può essere considerato un vero e proprio sistema che unisce in un’unica soluzione differenti aspetti dell’interno domestico: elemento divisorio, elemento strutturale, elemento contenitore, vengono uniti assieme in unico sistema. Questo è forse l’aspetto maggiormente significativo di tale progetto, dal momento che esso è pensato per integrarsi totalmente alla struttura propria dell’edificio, per “attrezzare”, si potrebbe dire, la struttura stessa mediante un sistema che renda contenitore un carattere architettonico che non presenta di base tale potenzialità. Questa attenzione porta ad una sorta di reinterpretazione delle caratteristiche proprie dell’edificio, che tramite una struttura possono modificare profondamente la loro caratterizzazione di base e possono fornire un ulteriore strumento alla vita quotidiana. Questo aspetto fondamentale è perseguito mediante la progettazione di una struttura che al contempo sia in grado di “mettere al primo posto” l’utente; potremmo dire che inserisce una sorta di terza dimensione all’interno del mondo del prodotto d’arredo che è quella del fruitore stesso, che infatti è in grado di interagire, modificare, smuovere la struttura stessa. Viene infatti qui perseguita la ricerca della maggiore personalizzazione possibile; è l’utente stesso che “si fa il mobile”, dal momento che egli ha l’assoluta libertà possibile per la modificazione dell’attrezzatura, affinché essa si adatti maggiormente alle sue esigenze. Non è l’utente che si adatta ai limiti dell’arredo, ma al contrario è l’arredo che si apre a tutte le potenzialità possibili esprimibili dal fruitore. Anche questo rappresenta un carattere di innovazione, dal momento che potenzialmente la modificabilità della struttura e, in ultimo, dello spazio domestico, è sostanzialmente infinita, poiché può continuamente essere cambiata a seconda dei gusti e delle necessità dell’utenza. Altro aspetto di estrema importanza sono i materiali, o meglio gli elementi con cui tale struttura deve e vuole essere prodotta. Uno dei caratteri che guida tale lavoro è la ricerca di un’economicità del risultato; volendo rendere accessibile a tutti tale prodotto, la necessità è quella di ottenere una soluzione che risulti poco costosa e facilmente realizzabile. Da qui è sorta la volontà di rivolgersi alla ricerca di una struttura che possa essere realizzata mediante materiali già presenti in commercio, anche per usi differenti, che possano essere “assemblati” assieme nel sistema per ottenere un risultato finale soddisfacente dal punto di vista funzionale e visivo. Per quanto riguarda le potenzialità possibili del sistema, esso è stato pensato per garantire la massima funzionalità all’interno dello spazio domestico e affinché esso possa avere tutte le caratterizzazioni possibili utili alla vita quotidiana. Da qui è nata la necessità che esso possa al contempo essere libreria passante, contenitore, parete divisoria, elemento passante, vano tecnico, etc. Esso deve potenzialmente essere tutto ciò che può essere di supporto alla vita quotidiana. Da questa breve descrizione dei suoi caratteri salienti, si comprende facilmente come esso debba essere inteso come un sistema in grado di modernizzare la concezione canonica dell’attrezzatura e reinterpretarne il ruolo all’interno della progettazione interna, per assegnarle il giusto ruolo e la giusta valenza, dal momento che esso presenta una “potere” di modificabilità dello spazio stesso estremamente forte. Nello specifico di tale lavoro di ricerca, il primo passo è stato quello di inserire il progetto all’interno di un contesto definito, per creare e proporre una sorta di prototipo della soluzione progettuale. In particolare, esso è stato inserito all’interno del progetto di Federico Barbieri, che si è occupato della progettazione di una casa unifamiliare off-grid, ottenuta mediante l’utilizzo e l’affiancamento di container; tale progetto, ha offerto la possibilità di sfruttare tale sistema al suo interno, per risolvere la progettazione dell’elemento divisorio tra il salotto e gli ambienti che si affacciano su esso. Per coniugare al meglio elemento divisorio e contenitore, e soprattutto per risolvere e non sprecare spazio interno per le attrezzature, il sistema qui proposta può rappresentare un’efficace soluzione per far fronte alle seguenti problematiche. Verificata la validità di tale sistema, è stata poi proposta una sorta di casistica del sistema generale, per fornire una serie di soluzioni che potessero adattarsi a differenti conformazioni dello spazio domestico, a differenti strutture architettoniche di base e a differenti esigenze dell’utenza. In tale modo sono state individuate quattro conformazioni che presentano differenti potenzialità nella propria configurazione a secondo della profondità richiesta e all’esigenza stessa del fruitore. È bene sottolineare che le soluzioni proposte sono solo un numero limitato di possibilità che potenzialmente possono essere cambiate e modificate all’infinito. Il titolo di tale studio “Il mondo del puntiforme, del bidimensionale e del tridimensionale” è stato ispirato dalla lettura di “Flatlandia”, di E. Abbott. Il riferimento a Abbott va compreso nell’interpretazione del titolo stesso, che non deve essere solo letterale, ma al contrario, come nel mondo di Abbott, presenta un significato intrinseco, figurato che è in grado di esprimere delle caratterizzazioni specifiche del progetto stesso. Andando con ordine, anzitutto il “puntiforme” rappresenta il punto come elemento di partenza, ma anche l’unico elemento che il progetto necessita per agganciarsi all’esistente; solo tramite un singolo punto esso ritrova la stabilità necessaria per la sua funzionalità. Il “bidimensionale” che rappresenta sia la dimensione di base per la progettazione, sia le dimensioni inscindibili che un progetto d’interni deve avere per la propria riuscita: il controllo dello spazio all’interno del quale si inserisce e la dimensione dell’attrezzatura e degli elementi contenitori che ne garantiscono la funzionalità. Infine la “tridimensionalità” che ancora una volta presenta una duplice valenza, forse la più significativa per tale progetto: le tre dimensioni fisiche con cui affrontare il progetto, e le tre dimensioni figurate con cui tale progetto si confronta: lo spazio, l’arredo e l’utente, che entra in gioco e acquista un ruolo specifico e importante per il progetto stesso e per la sua conformazione.

Il mondo del puntiforme, del bidimensionale e del tridimensionale

LAZZATI, GIUDITTA
2015/2016

Abstract

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ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
Il presente lavoro di ricerca si pone come obiettivo principale lo studio e l’analisi della concezione di integrazione tra architettura e attrezzatura. Questo tema, tutt’altro che nuovo, è qui però analizzato e scomposto nelle sue parti affinché esso possa diventare la base essenziale e possa fornire gli strumenti necessari alla progettazione di un interno domestico. L’approccio a tale tematica, infatti, non è quella di un semplice studio dei suoi aspetti principali; al contrario è un’attenta analisi delle sue caratteristiche e una sua scomposizione in linee guida principali, che possano essere la base per lo sviluppo di un progetto, che ha come intento primario dimostrare la validità di tale concezione per la realizzazione di un sistema che sia in grado di riorganizzare e ridisporre lo spazio abitativo. Partendo dal presupposto di cercare di fornire un sistema che sia in grado di reinterpretare il ruolo dell’attrezzatura all’interno dello spazio domestico, il primo passo è stato quello di individuare una serie di caratteristiche e di aspetti della progettazione di un interno abitativo, per comprenderne appieno la valenza e l’importanza all’interno del progetto. Nello specifico tali caratteri sono stati analizzati dal punto di vista etimologico in differenti lingue, per poi comprenderne i caratteri essenziali da farli diventare valide linee guida per il progetto. Si tratta dell’analisi di differenti aspetti legati tra di loro che possono portare ad una effettiva modifica dello spazio abitativo, nonché al superamento degli aspetti statici che il mondo delle attrezzature risulta tuttora avere. L’intento principale è appunto quello di dimostrare la validità di tali strumenti per la reale modifica e per il miglioramento dello spazio abitativo, affinché esso possa “modernizzarsi” e adattarsi alla società odierna; possa superare l’immobilismo in cui in parte ancora si vede inserito, a favore di una progettazione che mette al centro le necessità dell’uomo di oggi e che per questo sia in grado di far fronte alla mutevole società odierna. L’attenzione va anzitutto posta su un carattere essenziale, che tuttavia risulta ancora essere sottovalutato e poco utilizzato nella progettazione di un interno domestico e, soprattutto, nel mondo dei prodotti d’arredo: la flessibilità tecno-tipologica. Questa proprietà, potremmo dire, che implicitamente un progetto ha al suo interno, questa possibilità trasformativa dello spazio, deve diventare una potenzialità per il progetto stesso affinché le attrezzature possano realmente influenzare lo spazio abitativo. E per estensione tale aspetto può diventare in ultimo una potenzialità per l’architettura stessa affinché essa possa realmente e completamente essere “padrona” dello spazio domestico modificandone significativamente e nel profondo le sue parti. Da qui è evidente la profonda importanza di tale carattere e le possibilità implicita che tale linea guida può dare al progetto. È essenziale avere questo riferimento di base poiché tramite esso un progetto è maggiormente consapevole della spazialità e della sua modificazione per potersi adattare a più differenti esigenze e per poter dare una soluzione valida in più situazioni, a seconda dell’utenza, delle sue necessità e delle sue volontà. Questo risulta essere un aspetto fondamentale, poiché, dal momento che la società odierna è segnata dalla mobilità e dall’effimero, esso può fornire i caratteri necessari alla progettazione tali da adattarsi realmente alla società odierna. Altra tematica essenziale è sicuramente quella della “attrezzabilità”. Carattere che viene profondamente perseguito dall’architettura odierna, esso può essere spesso causa di fraintendimenti; data la sua natura mutevole e la sua possibilità di fornire una sorta di ambiguità dello spazio che può al contempo prevedere e possedere differenti caratterizzazioni, spesso esso viene frainteso e usato a sproposito, senza un attento studio e un’attenta analisi che equivocano il suo ruolo all’interno del progetto architettonico, rendendolo dubbio e spesso inadatto. Al contrario un’attenta analisi e la giusta comprensione di tale aspetto possono realmente fornire un valido supporto alla progettazione, affinché essa sia in grado realmente di superare gli stereotipi in cui si vede inserita; occorre superare modelli e stereotipi che hanno fatto dell’interno domestico uno spazio statico non più aperto alla sperimentazione e alla modificazione dei suoi caratteri. Al contrario deve essere favorita una maggiore “ambiguità” dello spazio, che deve essere ottenuta promuovendo una differente concezione dello spazio architettonico, affinché esso possa realmente diventare uno strumento al servizio del progettista che può essere modificato, movimentato e “attrezzato” in maniera differente a seconda delle esigenze. Ultima tematica analizzata è quella della multifunzionalità; aspetto non secondario per la progettazione, esso viene spesso perseguito in maniera sbagliata con la progettazione di una commistione di funzioni all’interno di uno spazio senza che essi siano stati realmente analizzati e studiati gli uni in confronto agli altri. Rappresenta invece uno strumento di grandissima potenzialità se perseguito e studiato correttamente, in grado di dotare lo spazio di caratterizzazioni differenti utili alla vita quotidiana, specialmente di una società ambigua come quella attuale. E’ significativo come esso rappresenti uno degli obiettivi maggiormente perseguiti dall’architettura odierna, poiché esso viene visto come un valido strumento per il superamento degli stereotipi e dei modelli che tanto frenano e legano il mondo dell’architettura ad un mondo del passato che è ormai stato superato e che deve essere “abbandonato” dalla progettazione contemporanea, affinché essa possa muoversi verso una nuova e più sensata sperimentazione di nuove soluzioni progettuali, capaci maggiormente di adattarsi al vivere quotidiano. Risulta quindi evidente come, siano essenziali lo studio e l’analisi di tale aspetti della spazialità affinché possano fornire una linea guida efficace per la buona progettazione di un ambiente domestico, che tenga in considerazione nuovi e differenti aspetti nella sua soluzione ultima. L’intento progettuale di tale lavoro è, come detto in precedenza, quello di fornire un nuovo sistema d’arredo che sia realmente in grado di reinterpretare e riassegnare un ruolo delle attrezzature all’interno della progettazione dello spazio abitativo; affinché superi lo stereotipo riduttivo che nella mentalità comune, viene assegnato agli elementi contenitori di un’abitazione. Per fare questo, ai principi guida prima enunciati, che risultano un “sottofondo” sempre presente nel progetto, sono stati affiancati altri obiettivi base da perseguire. Aspetti che potremmo definire più funzionali e pratici per il progetto, che tuttavia uniti a “flessibilità, multifunzionalità e attrezzabilita” sono realmente in grado di fornire una soluzione progettuale efficace, in grado di migliorare sensibilmente l’ambiente della casa. La volontà ultima di tale progetto, infatti, è quella di modificare lo spazio abitativo attraverso il solo utilizzo delle attrezzature. È bene sottolineare tuttavia che il termine “attrezzatura” è quasi riduttivo per l’intento progettale che tale lavoro si pone; quello che qui viene presentato, infatti, può essere considerato un vero e proprio sistema che unisce in un’unica soluzione differenti aspetti dell’interno domestico: elemento divisorio, elemento strutturale, elemento contenitore, vengono uniti assieme in unico sistema. Questo è forse l’aspetto maggiormente significativo di tale progetto, dal momento che esso è pensato per integrarsi totalmente alla struttura propria dell’edificio, per “attrezzare”, si potrebbe dire, la struttura stessa mediante un sistema che renda contenitore un carattere architettonico che non presenta di base tale potenzialità. Questa attenzione porta ad una sorta di reinterpretazione delle caratteristiche proprie dell’edificio, che tramite una struttura possono modificare profondamente la loro caratterizzazione di base e possono fornire un ulteriore strumento alla vita quotidiana. Questo aspetto fondamentale è perseguito mediante la progettazione di una struttura che al contempo sia in grado di “mettere al primo posto” l’utente; potremmo dire che inserisce una sorta di terza dimensione all’interno del mondo del prodotto d’arredo che è quella del fruitore stesso, che infatti è in grado di interagire, modificare, smuovere la struttura stessa. Viene infatti qui perseguita la ricerca della maggiore personalizzazione possibile; è l’utente stesso che “si fa il mobile”, dal momento che egli ha l’assoluta libertà possibile per la modificazione dell’attrezzatura, affinché essa si adatti maggiormente alle sue esigenze. Non è l’utente che si adatta ai limiti dell’arredo, ma al contrario è l’arredo che si apre a tutte le potenzialità possibili esprimibili dal fruitore. Anche questo rappresenta un carattere di innovazione, dal momento che potenzialmente la modificabilità della struttura e, in ultimo, dello spazio domestico, è sostanzialmente infinita, poiché può continuamente essere cambiata a seconda dei gusti e delle necessità dell’utenza. Altro aspetto di estrema importanza sono i materiali, o meglio gli elementi con cui tale struttura deve e vuole essere prodotta. Uno dei caratteri che guida tale lavoro è la ricerca di un’economicità del risultato; volendo rendere accessibile a tutti tale prodotto, la necessità è quella di ottenere una soluzione che risulti poco costosa e facilmente realizzabile. Da qui è sorta la volontà di rivolgersi alla ricerca di una struttura che possa essere realizzata mediante materiali già presenti in commercio, anche per usi differenti, che possano essere “assemblati” assieme nel sistema per ottenere un risultato finale soddisfacente dal punto di vista funzionale e visivo. Per quanto riguarda le potenzialità possibili del sistema, esso è stato pensato per garantire la massima funzionalità all’interno dello spazio domestico e affinché esso possa avere tutte le caratterizzazioni possibili utili alla vita quotidiana. Da qui è nata la necessità che esso possa al contempo essere libreria passante, contenitore, parete divisoria, elemento passante, vano tecnico, etc. Esso deve potenzialmente essere tutto ciò che può essere di supporto alla vita quotidiana. Da questa breve descrizione dei suoi caratteri salienti, si comprende facilmente come esso debba essere inteso come un sistema in grado di modernizzare la concezione canonica dell’attrezzatura e reinterpretarne il ruolo all’interno della progettazione interna, per assegnarle il giusto ruolo e la giusta valenza, dal momento che esso presenta una “potere” di modificabilità dello spazio stesso estremamente forte. Nello specifico di tale lavoro di ricerca, il primo passo è stato quello di inserire il progetto all’interno di un contesto definito, per creare e proporre una sorta di prototipo della soluzione progettuale. In particolare, esso è stato inserito all’interno del progetto di Federico Barbieri, che si è occupato della progettazione di una casa unifamiliare off-grid, ottenuta mediante l’utilizzo e l’affiancamento di container; tale progetto, ha offerto la possibilità di sfruttare tale sistema al suo interno, per risolvere la progettazione dell’elemento divisorio tra il salotto e gli ambienti che si affacciano su esso. Per coniugare al meglio elemento divisorio e contenitore, e soprattutto per risolvere e non sprecare spazio interno per le attrezzature, il sistema qui proposta può rappresentare un’efficace soluzione per far fronte alle seguenti problematiche. Verificata la validità di tale sistema, è stata poi proposta una sorta di casistica del sistema generale, per fornire una serie di soluzioni che potessero adattarsi a differenti conformazioni dello spazio domestico, a differenti strutture architettoniche di base e a differenti esigenze dell’utenza. In tale modo sono state individuate quattro conformazioni che presentano differenti potenzialità nella propria configurazione a secondo della profondità richiesta e all’esigenza stessa del fruitore. È bene sottolineare che le soluzioni proposte sono solo un numero limitato di possibilità che potenzialmente possono essere cambiate e modificate all’infinito. Il titolo di tale studio “Il mondo del puntiforme, del bidimensionale e del tridimensionale” è stato ispirato dalla lettura di “Flatlandia”, di E. Abbott. Il riferimento a Abbott va compreso nell’interpretazione del titolo stesso, che non deve essere solo letterale, ma al contrario, come nel mondo di Abbott, presenta un significato intrinseco, figurato che è in grado di esprimere delle caratterizzazioni specifiche del progetto stesso. Andando con ordine, anzitutto il “puntiforme” rappresenta il punto come elemento di partenza, ma anche l’unico elemento che il progetto necessita per agganciarsi all’esistente; solo tramite un singolo punto esso ritrova la stabilità necessaria per la sua funzionalità. Il “bidimensionale” che rappresenta sia la dimensione di base per la progettazione, sia le dimensioni inscindibili che un progetto d’interni deve avere per la propria riuscita: il controllo dello spazio all’interno del quale si inserisce e la dimensione dell’attrezzatura e degli elementi contenitori che ne garantiscono la funzionalità. Infine la “tridimensionalità” che ancora una volta presenta una duplice valenza, forse la più significativa per tale progetto: le tre dimensioni fisiche con cui affrontare il progetto, e le tre dimensioni figurate con cui tale progetto si confronta: lo spazio, l’arredo e l’utente, che entra in gioco e acquista un ruolo specifico e importante per il progetto stesso e per la sua conformazione.
Tesi di laurea Magistrale
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Il mondo del puntiforme, del bidimensionale e del tridimensionale_ Tesi di Lazzati Giuditta (834524).pdf

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