On the edge of the pier. Black resistance as urban experience on the shoreline of Salvador de Bahia

The two years of tangible experience in Salvador de Bahia, the capital of Brazilian State of Bahia, motivated this urban study. Salvador is the most characteristic and the oldest city of Brazil, the fourth metropolitan area by population, and the first of the Country and of the World with more blacks outside of Africa. What I noticed in my experience in ‘Nordeste’ Region of Brazil is that the awareness of color and the image that people have of the black presence do not go hand in hand and this is clearly noticeable with a meticulous overlook on the cities: a clear separation between the physical spaces occupied by dominators and dominated exists. Leaving the logic of space spectacularization and returning to the experience of daily life, the research will study the racial relations in the Capital of Bahia State, focusing on the shoreline that embraces the peninsula of Itapagipe, along the Linha Ferrea (railway) and in the Suburbio Ferroviario (peripheral neighborhoods) until Plataforma. This region has been identified as an area of resistance and of black identity between the popular neighborhoods of Salvador with some socio-cultural peculiarities that differ from other suburban areas of the city. After an in-depth analysis of the socio-urban issues, two punctual interventions will be developed, a kind of suburban acupuncture that will work as a rhizome: “devices that allow the creation of both defense and offensive structures; devices that create openings and links that cannot be constructed in the insulation. Are living devices, because incarnated in the social field itself, in relations of complementarity, shortening - finally, in rhizomatic relations” (Deleuze, Rolkin, 1996). Each intervention was designed in close connection with the seaside and the popular area in which it is inserted; each operation aims to be urban, social and of the landscape at the same time and they are designed for the daily practices of black resistance that in this land take place, from the collection of shellfish at low tide, to the creation of shaded areas, till the sacred plant garden.

Questo studio urbano è nato grazie a due anni di esperienza tangibile a Salvador de Bahia, Capitale dello stato brasiliano di Bahia. Salvador è la più caratteristica e la più antica tra le metropoli brasiliane, la quarta per popolazione e la prima del Paese e del Mondo con la più alta percentuale di popolazione nera al di fuori dall'Africa. Ciò che ho potuto riscontrare è che la coscienza del colore e l’immagine che la popolazione ha della presenza nera in Brasile non corrono parallelamente e ciò è chiaramente percepibile con uno sguardo attento sulle città: esiste una chiara separazione tra gli spazi fisici occupati dai dominatori e dai dominati. Abbandonando le logiche di spettacolarizzazione degli spazi e ritornando alle esperienze di vita quotidiana, questo studio analizzerà le relazioni razziali in Brasile e nella Capitale Baiana, focalizzandosi sull'area di lungomare che abbraccia la Peninsula de Itapagipe, attraversata dalla Linha Ferrea (ferrovia) do Suburbio Ferroviario fino a Plataforma. Questa poligonale è stata identificata come un’area di resistenza nera che si differenzia dalle altre aree periferiche della città. A seguito di una profonda analisi delle dinamiche sociali ed urbane che animano Salvador, saranno sviluppati due interventi, una sorta di agopuntura del suburbio che funzioneranno come un rizoma: “dispositivi che consentono di creare sia strutture difensive che di attacco, dispositivi che creano aperture e connessioni che non potrebbero esistere in una condizione di isolamento” (Deleuze, Rolkin, 1996). Ogni intervento è stato progettato in stretta connessione con il lungomare e l’area popolare in cui si inserisce; ogni azione è pensata per essere urbana, sociale e al contempo del paesaggio e sono state concepite per migliorare il susseguirsi di pratiche quotidiane di resistenza che hanno luogo in quest’area, dalla raccolta dei molluschi con l’abbassamento delle maree, alla creazione di zone d’ombra, fino al giardino botanico di piante sacre al Candomblé.