The project finds its genesis in the wish to insert inside a hospital reality a different type of care of the patient, therefore a center of Arts therapies and through them to develop the potentialities of the site as place of fruition from the city, trying to change the association hospital - place of care, through the stigma of the mental sick, treated as outcast inside the society defined " normal ". The choice of the Ospedale Maggiore in Piacenza, particularly the Complex of the Saint Sepulchre and the ex-monastery of the Olivetanis has been dictated by the possibility to work on a historical building with some complex spaces, closed towards the city and used only today as I deposit pharmaceutical, offices of the medical personnel and partly dismissed. The complex of buildings (the ex-laundromat, the prior house, the monastery) they defined a condition of closed spaces in blocks that they hardly presaged a compenetration of functions; the different interventions effected during the centuries, for instance the addition of the laundromat and sheds and autofficine, the tamponamento of the fornicis at the base of the second cloister for the creation of a parking lot to service of the hospital, the different inside changes and the state of abandonment they created a series of blocks disconnected to an any logic to the inside area, accompanied by a declared indifference from the citizens, without any awareness of the potentialities of use of fruition of the site. We have departed through the analysis of the different arts therapies present in the Italian territory and not, through visits and interviews with the experts of the sector, trying to understand what it requires of spaces both for the frontal theoretical lessons of spaces for the practical lessons, always maintaining a hold relationship with the experiences on the field, what principal problem list were inside the spaces reconverted as new places of care, what activity was proposed and developed inside the different laboratories, as the patients were managed and what the figures were begin them that they went to report him inside the place, from the artist to the psychiatrist to the art-therapist, finally wich was the percentage of share to the final exposures from the neighborhood in the respects of this new form of care. The interviews with the experts have allowed us to understand as it articulates the university formation of the art-therapist, that requires of spaces both for the frontal theoretical lessons that of spaces for the practical lessons, always maintaining a hold relationship with the experiences on the field. We try to resolve the different problem list of the existing building, as to bring in top the ancient cloister now used only as a park, through the reopening of the fornicis maintaining both the plant that the native columns englobed in the wall, or to create a connection for the different spaces through of the inside runs but above all external that went not only to draw an area but above all to connect more jagged but unitary functions in the complex.

Il progetto trova la sua genesi nella volontà di inserire all’interno di una realtà ospedaliera un diverso tipo di cura del paziente, quindi un centro di Arti terapie e attraverso esse sviluppare le potenzialità del sito come luogo di fruizione da parte della città, cercando di cambiare l’associazione ospedale – luogo di cura, attraverso la stigmatizzazione del malato mentale, trattato come emarginato all’interno della società definita “ normale “. La scelta dell’Ospedale Maggiore di Piacenza, in particolare il Complesso del Santo Sepolcro e l’ex-Monastero degli Olivetani è stata dettata dalla possibilità di lavorare su un edificio storico con degli spazi complessi, chiuso nei confronti della città e oggi utilizzato solo come deposito farmaceutico, uffici del personale medico e in parte dismesso. Il complesso di edifici (l’ex-lavanderia, la casa del priore, il monastero) definivano una condizione di spazi chiusi in blocchi che difficilmente presagivano una compenetrazione di funzioni; i diversi interventi effettuati nel corso dei secoli, ad esempio l’aggiunta della lavanderia e di capannoni e autofficine, il tamponamento dei fornici alla base del secondo chiostro per la creazione di un parcheggio a servizio dell’ospedale, le diverse modifiche interne e lo stato di abbandono creavano una serie di blocchi scollegati a una qualsiasi logica all’interno area, accompagnato da un dichiarato disinteresse da parte dei cittadini, senza nessuna consapevolezza delle potenzialità di utilizzo di fruizione del sito. Siamo partite attraverso l’analisi delle diverse arti terapie presenti nel territorio italiano e non, tramite visite e colloqui con gli specialisti del settore, cercando di capire quali erano le problematiche principali all’interno degli spazi riconvertiti come nuovi luoghi di cura, quali attività erano proposte e com’erano svolte all’interno dei diversi laboratori, com’erano gestiti i pazienti e quali erano le figure principiali che andavano a relazionarsi all’interno del posto, dall’artista allo psichiatra all’arte-terapeuta, infine qual era la percentuale di partecipazione alle esposizioni finali da parte del vicinato nei rispetti di questa nuova forma di cura. I colloqui con gli specialisti ci hanno permesso di capire come si articola la formazione universitaria dell’arte-terapeuta, che necessita di spazi sia per le lezioni teoriche frontali che di spazi per le lezioni pratiche, mantenendo sempre una stretta relazione con le esperienze sul campo. A seguire abbiamo cercato di risolvere le diverse problematiche dell’edificio esistente, come riportare in auge l’antico chiostro ora utilizzato solo come parcheggio, attraverso la riapertura dei fornici mantenendo sia l’impianto che le colonne originarie inglobate nel tamponamento, o creare un collegamento per i diversi spazi tramite dei percorsi interni ma soprattutto esterni che andassero non solo a disegnare un’area ma soprattutto a connettere funzioni non più frastagliate ma unitarie nel suo complesso. Questo ci ha permesso di decidere come articolare per gradi le diverse funzioni che avremmo inserito nel sito: _Gli alloggi sperimentali, organizzati per stadi (si parte da una convivenza con più persone arrivando infine al monolocale) per la conquista dell’autonomia sociale e personale. _Il refettorio, per permettere un inserimento lavorativo da parte dei degenti degli alloggi sperimentali, e la creazione di un luogo per la socializzazione delle diverse figure che operano all’interno del nuovo centro. _La formazione didattica, associata direttamente ai laboratori e alle botteghe d’arte, permette così non solo lo svolgimento delle lezioni frontali ma anzitutto la pratica degli argomenti studiati attraverso la vicinanza con i laboratori . _Le botteghe d’arte, il fulcro della cura, in cui il paziente può sperimentare le diverse arti terapie, musico terapia , danza movimento terapia, teatro terapia, luoghi senza un carattere definito perché disposti a cambiare a seconda dell’attività svolta. _Lo spazio espositivo è stato ricavato dall’ex-lavanderia, scelto perché situato nella parte perimetrale del complesso, vicino al limite con la città, rende immediato il rapporto con essa; e grazie alla semplicità dei suoi volumi si presenta come un luogo in cui ogni arte possa essere espressa in toto. _La foresteria, situata in quelle che erano le celle dei monaci Olivetani, è divisa in due gradi; una parte utilizzata per dei soggiorni brevi e una seconda parte utilizzata come alloggi per studenti tirocinanti fuori sede; questo ha permesso di articolare lo spazio della manica lunga come un susseguirsi di scatole che ridisegnano il grande corridoio mantenendo però l’impianto prospettico originario. _La biblioteca, posta sopra la manica lunga, definisce con maggior forza l’impianto permettendo una compenetrazione pubblica all’interno di uno spazio privato. _L’impianto dei Teatri, realizzato come altro elemento di collegamento con la città di Piacenza, permette sia di circoscrivere lo spazio posteriore con l’inserimento del nuovo chiostro, che di realizzare uno snodo fondamentale tra la cura del paziente e la fruizione finale. Il fulcro di un’idea di un nuovo ospedale che si fonda su una cura orientata all’inserimento del malato non come paziente ma come protagonista attivo nelle dinamiche della guarigione, attraverso un prodotto finale della terapia che diventa così un momento condiviso da tutti.

Riqualificazione del Complesso del Santo Sepolcro, Piacenza

BONZANNI, GIULIA;CASU, MARIA EDVIGE
2015/2016

Abstract

The project finds its genesis in the wish to insert inside a hospital reality a different type of care of the patient, therefore a center of Arts therapies and through them to develop the potentialities of the site as place of fruition from the city, trying to change the association hospital - place of care, through the stigma of the mental sick, treated as outcast inside the society defined " normal ". The choice of the Ospedale Maggiore in Piacenza, particularly the Complex of the Saint Sepulchre and the ex-monastery of the Olivetanis has been dictated by the possibility to work on a historical building with some complex spaces, closed towards the city and used only today as I deposit pharmaceutical, offices of the medical personnel and partly dismissed. The complex of buildings (the ex-laundromat, the prior house, the monastery) they defined a condition of closed spaces in blocks that they hardly presaged a compenetration of functions; the different interventions effected during the centuries, for instance the addition of the laundromat and sheds and autofficine, the tamponamento of the fornicis at the base of the second cloister for the creation of a parking lot to service of the hospital, the different inside changes and the state of abandonment they created a series of blocks disconnected to an any logic to the inside area, accompanied by a declared indifference from the citizens, without any awareness of the potentialities of use of fruition of the site. We have departed through the analysis of the different arts therapies present in the Italian territory and not, through visits and interviews with the experts of the sector, trying to understand what it requires of spaces both for the frontal theoretical lessons of spaces for the practical lessons, always maintaining a hold relationship with the experiences on the field, what principal problem list were inside the spaces reconverted as new places of care, what activity was proposed and developed inside the different laboratories, as the patients were managed and what the figures were begin them that they went to report him inside the place, from the artist to the psychiatrist to the art-therapist, finally wich was the percentage of share to the final exposures from the neighborhood in the respects of this new form of care. The interviews with the experts have allowed us to understand as it articulates the university formation of the art-therapist, that requires of spaces both for the frontal theoretical lessons that of spaces for the practical lessons, always maintaining a hold relationship with the experiences on the field. We try to resolve the different problem list of the existing building, as to bring in top the ancient cloister now used only as a park, through the reopening of the fornicis maintaining both the plant that the native columns englobed in the wall, or to create a connection for the different spaces through of the inside runs but above all external that went not only to draw an area but above all to connect more jagged but unitary functions in the complex.
AVERNA, MARTA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
Il progetto trova la sua genesi nella volontà di inserire all’interno di una realtà ospedaliera un diverso tipo di cura del paziente, quindi un centro di Arti terapie e attraverso esse sviluppare le potenzialità del sito come luogo di fruizione da parte della città, cercando di cambiare l’associazione ospedale – luogo di cura, attraverso la stigmatizzazione del malato mentale, trattato come emarginato all’interno della società definita “ normale “. La scelta dell’Ospedale Maggiore di Piacenza, in particolare il Complesso del Santo Sepolcro e l’ex-Monastero degli Olivetani è stata dettata dalla possibilità di lavorare su un edificio storico con degli spazi complessi, chiuso nei confronti della città e oggi utilizzato solo come deposito farmaceutico, uffici del personale medico e in parte dismesso. Il complesso di edifici (l’ex-lavanderia, la casa del priore, il monastero) definivano una condizione di spazi chiusi in blocchi che difficilmente presagivano una compenetrazione di funzioni; i diversi interventi effettuati nel corso dei secoli, ad esempio l’aggiunta della lavanderia e di capannoni e autofficine, il tamponamento dei fornici alla base del secondo chiostro per la creazione di un parcheggio a servizio dell’ospedale, le diverse modifiche interne e lo stato di abbandono creavano una serie di blocchi scollegati a una qualsiasi logica all’interno area, accompagnato da un dichiarato disinteresse da parte dei cittadini, senza nessuna consapevolezza delle potenzialità di utilizzo di fruizione del sito. Siamo partite attraverso l’analisi delle diverse arti terapie presenti nel territorio italiano e non, tramite visite e colloqui con gli specialisti del settore, cercando di capire quali erano le problematiche principali all’interno degli spazi riconvertiti come nuovi luoghi di cura, quali attività erano proposte e com’erano svolte all’interno dei diversi laboratori, com’erano gestiti i pazienti e quali erano le figure principiali che andavano a relazionarsi all’interno del posto, dall’artista allo psichiatra all’arte-terapeuta, infine qual era la percentuale di partecipazione alle esposizioni finali da parte del vicinato nei rispetti di questa nuova forma di cura. I colloqui con gli specialisti ci hanno permesso di capire come si articola la formazione universitaria dell’arte-terapeuta, che necessita di spazi sia per le lezioni teoriche frontali che di spazi per le lezioni pratiche, mantenendo sempre una stretta relazione con le esperienze sul campo. A seguire abbiamo cercato di risolvere le diverse problematiche dell’edificio esistente, come riportare in auge l’antico chiostro ora utilizzato solo come parcheggio, attraverso la riapertura dei fornici mantenendo sia l’impianto che le colonne originarie inglobate nel tamponamento, o creare un collegamento per i diversi spazi tramite dei percorsi interni ma soprattutto esterni che andassero non solo a disegnare un’area ma soprattutto a connettere funzioni non più frastagliate ma unitarie nel suo complesso. Questo ci ha permesso di decidere come articolare per gradi le diverse funzioni che avremmo inserito nel sito: _Gli alloggi sperimentali, organizzati per stadi (si parte da una convivenza con più persone arrivando infine al monolocale) per la conquista dell’autonomia sociale e personale. _Il refettorio, per permettere un inserimento lavorativo da parte dei degenti degli alloggi sperimentali, e la creazione di un luogo per la socializzazione delle diverse figure che operano all’interno del nuovo centro. _La formazione didattica, associata direttamente ai laboratori e alle botteghe d’arte, permette così non solo lo svolgimento delle lezioni frontali ma anzitutto la pratica degli argomenti studiati attraverso la vicinanza con i laboratori . _Le botteghe d’arte, il fulcro della cura, in cui il paziente può sperimentare le diverse arti terapie, musico terapia , danza movimento terapia, teatro terapia, luoghi senza un carattere definito perché disposti a cambiare a seconda dell’attività svolta. _Lo spazio espositivo è stato ricavato dall’ex-lavanderia, scelto perché situato nella parte perimetrale del complesso, vicino al limite con la città, rende immediato il rapporto con essa; e grazie alla semplicità dei suoi volumi si presenta come un luogo in cui ogni arte possa essere espressa in toto. _La foresteria, situata in quelle che erano le celle dei monaci Olivetani, è divisa in due gradi; una parte utilizzata per dei soggiorni brevi e una seconda parte utilizzata come alloggi per studenti tirocinanti fuori sede; questo ha permesso di articolare lo spazio della manica lunga come un susseguirsi di scatole che ridisegnano il grande corridoio mantenendo però l’impianto prospettico originario. _La biblioteca, posta sopra la manica lunga, definisce con maggior forza l’impianto permettendo una compenetrazione pubblica all’interno di uno spazio privato. _L’impianto dei Teatri, realizzato come altro elemento di collegamento con la città di Piacenza, permette sia di circoscrivere lo spazio posteriore con l’inserimento del nuovo chiostro, che di realizzare uno snodo fondamentale tra la cura del paziente e la fruizione finale. Il fulcro di un’idea di un nuovo ospedale che si fonda su una cura orientata all’inserimento del malato non come paziente ma come protagonista attivo nelle dinamiche della guarigione, attraverso un prodotto finale della terapia che diventa così un momento condiviso da tutti.
Tesi di laurea Magistrale
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Descrizione: Tavola di progetto 3 - 4 (approfondimento area di progetto - scala 100) Tavola di progetto 5 - 6 - 7 (Approfondimento area di progetto, scala 50)
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