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Il Laboratorio di Progettazione di Architettura degli Interni, tenuto da Roberto Rizzi e Luisa Gatti, ha avuto come tema la progettazione della riqualifica della sala cinematografica milanese, aspetto indagato nella sua matrice storica e attuale. Di primaria importanza è stato lo studio del fenomeno della chiusura dei cinematografi negli ultimi trent’anni, cercandone le cause e i contorni del contesto socio-economico in cui questo è avvenuto. In particolare, questa tesi coglie l'occasione di rivestire la trattazione del tema con lo spessore della critica sociale, passando per autori quali Guy Debord, Zygmunt Bauman e Alain Badiou, visto attraverso le righe di Slavoj Ẑiẑek. Una critica che ha agevolato la contestualizzazione della sala cinematografica scelta per il progetto di riqualifica, all'interno del suo scenario fisico e sociale. La storia della sala viene investita dai significati che questa ha avuto per la collettività e per la politica; il tracciarne e il commentarne le vicende ha fatto emergere, di riflesso, quelle dinamiche economiche, protagoniste dello sviluppo capitalista, che hanno mutato non solo la realtà fisica dello spazio urbano, ma anche l'ambito e le modalità in cui si esprime la collettività. Questa tesi è quindi impostata come ricerca di risposte agli interrogativi che la chiusura di uno spazio simile pone, esplicitando la scelta di aderire a un programma che lo valorizza come piattaforma di vita civile collettiva. La sala cinematografica oggetto della progettazione e della critica è l'edificio dell’ex Teatro Derby in via Mascagni 8, meglio conosciuto con il nome di Cinema Arti. Il percorso di progetto muove, in primo luogo, dallo studio del contesto politico che ha dato vita alla prima veste che questo spazio ha indossato, ovvero, quella di sede dell'Opera Nazionale Balilla di Milano nel Ventennio Fascista. L'edificio viene successivamente inquadrato nello sviluppo urbano dell'area seguendo le linee dei piani urbanistici e regolatori di fine Ottocento e Novecento. Importante è lo studio del contesto storico rinvenibile nella pertinenza stretta, che vede nella relazione con Palazzo Resta Pallavicino, ora sede della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali, un punto progettuale importante. Il rapporto di interesse non avviene solo sul piano architettonico, ma anche su quello dei programmi. La progettazione del servizio è impostata come risposta all'emergenza della disoccupazione giovanile, ed è esplicitata per un gruppo di destinatari preciso e specificato in una trattazione a sé stante. Il processo progettuale parte da un attento studio dello stato di fatto, nella sua storia e mutamenti, e nei materiali che compongono la sua immagine estetica e tecnica. A sfondo del progetto si ergono riferimenti che guardano verso la cultura architettonica italiana. Il risultato è uno spazio non solo modellato sulle esigenze pratiche del programma funzionale, ma anche sui segni del contesto urbano, diventandone narrazione. Lo spazio progettato coinvolge l'ambiente universitario attraverso l'integrazione di attrezzature e luoghi che sono risultati carenti dall'analisi della pertinenza accademica. La cucitura dei due ambiti avviene con una nuova attribuzione di senso al percorso interno all'isolato, separante i due, rivisto nei termini di accoglienza alla sosta, di accesso alle sale studio progettate e ai luoghi di ristoro collocati all'interno dell'edificio della sala cinematografica. Il progetto non è solo completamento degli spazi dell'università, ma è anche costruzione di una piattaforma costituita da luoghi di lavoro, spazi per l'esposizione dei prodotti concepiti all'interno dei programmi stabiliti e sale riunioni per proiezioni o conferenze; si trovano anche servizi al cittadino e allo strato sociale a cui questo centro è rivolto.
Arti sociali : un polo universitario per l'innovazione sociale. Progetto di riconversione dell'area dell'ex-cinema Arti
TAGLIABUE, STEFANO
2015/2016
Abstract
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https://hdl.handle.net/10589/134340