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Il tema del riuso e del recupero funzionale degli edifici è inevitabilmente sempre più pregnante nel fare architettura contemporaneo, ponendo come questione critica emergente l’approccio agli edifici afferenti alla denominazione di “moderni”. In quest’ultima categoria rientra appunto il complesso di Corte di Cadore progettato da Edoardo Gellner e, nello specifico, la Colonia, edificio figurativamente e spazialmente unico, ma anche vittima di questa unicità: decaduta la funzione di Colonia estiva per ragazzi non si è riuscito a rifunzionalizzarla. L’unicità architettonica dell’edificio è stata però l’elemento che ha guidato la scelta di inserire una nuova funzione che fosse pubblica, aperta e attrattiva, come primo passo di una strategia di valorizzazione dell’esistente. La configurazione di un contenitore culturale, sulla scia del Bilbao effect, permette una libera fruizione dello spazio, inteso sia come ambiente montano che come scenario architettonico. La fondazione e, nello specifico affidare la gestione e la coordinazione degli eventi alla Fondazione Dolomiti, ci è sembrata la scelta più confacente per dare alla Colonia le sopracitate caratteristiche di apertura ed attrattività. L’obiettivo è stato poi quello di confrontarsi con la contemporanea esigenza di modificabilità e versatilità di spazi come questo, progettando luoghi che potessero rispondere a più necessità, mutevoli nel tempo e nell’attrattività. Un tema centrale per aprire la Colonia al pubblico è stato il riconoscimento di quali elementi del complesso potessero essere ancora attuali, e quali modificazioni invece apportare per renderlo praticabile. In alcuni casi si è dovuto ripensare integralmente lo spazio, risolvendo quindi compositivamente il rapporto tra gli elementi architettonici gellneriani e le nuove spazialità necessarie alla rifunzionalizzazione della Colonia. Lo spazio aperto è stato pensato come parco montano e ridefinito in una nuova continuità con gli spazi interni, eliminando alcuni aspetti di contrapposizione inevitabili per la precedente funzione. Esempio di questa contrapposizione sono le rampe, che legano al chiuso tutti i padiglioni e sono state mantenute come elemento cardine della composizione del complesso. La struttura dei percorsi progettata dall’architetto Gellner ha come perno la Capanna centrale. Nell’ipotesi di rilanciare la Colonia si ristabiliscono le gerarchie: il perno centrale è comunque la grande capanna per l’accoglienza, ma si individuano anche altri sistemi che sono stati resi autosufficienti, con un loro ingresso indipendente e un nuovo rapporto con i piani terra. Gli interventi sul costruito volgono prevalentemente all’adeguamento degli spazi per la nuova funzione, affrontando alcuni temi centrali come la luce, le altezze interne degli edifici e le percorrenze, progettate per rispondere ad altri tipi di esigenze. L’obiettivo perseguito tramite il progetto è quello di ridare identità e vitalità alla Colonia tramite interventi mirati all’adeguamento della struttura al nostro tempo. Ripensare l’architettura moderna, che in questo caso specifico è calata all’interno del contesto ampezzano, riconoscendo la complessità del progetto originale e valorizzandone gli elementi costitutivi.

Nuove identità per la colonia di Edoardo Gellner nell'ex villaggio Eni a Borca di Cadore. Progettare luoghi per la cultura, Fondazione Dolomiti

LOLLI, TOMMASO;TURCHI, CHIARA;Di SABATO, ALFONSO
2015/2016

Abstract

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GABAGLIO, ROSSANA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
Il tema del riuso e del recupero funzionale degli edifici è inevitabilmente sempre più pregnante nel fare architettura contemporaneo, ponendo come questione critica emergente l’approccio agli edifici afferenti alla denominazione di “moderni”. In quest’ultima categoria rientra appunto il complesso di Corte di Cadore progettato da Edoardo Gellner e, nello specifico, la Colonia, edificio figurativamente e spazialmente unico, ma anche vittima di questa unicità: decaduta la funzione di Colonia estiva per ragazzi non si è riuscito a rifunzionalizzarla. L’unicità architettonica dell’edificio è stata però l’elemento che ha guidato la scelta di inserire una nuova funzione che fosse pubblica, aperta e attrattiva, come primo passo di una strategia di valorizzazione dell’esistente. La configurazione di un contenitore culturale, sulla scia del Bilbao effect, permette una libera fruizione dello spazio, inteso sia come ambiente montano che come scenario architettonico. La fondazione e, nello specifico affidare la gestione e la coordinazione degli eventi alla Fondazione Dolomiti, ci è sembrata la scelta più confacente per dare alla Colonia le sopracitate caratteristiche di apertura ed attrattività. L’obiettivo è stato poi quello di confrontarsi con la contemporanea esigenza di modificabilità e versatilità di spazi come questo, progettando luoghi che potessero rispondere a più necessità, mutevoli nel tempo e nell’attrattività. Un tema centrale per aprire la Colonia al pubblico è stato il riconoscimento di quali elementi del complesso potessero essere ancora attuali, e quali modificazioni invece apportare per renderlo praticabile. In alcuni casi si è dovuto ripensare integralmente lo spazio, risolvendo quindi compositivamente il rapporto tra gli elementi architettonici gellneriani e le nuove spazialità necessarie alla rifunzionalizzazione della Colonia. Lo spazio aperto è stato pensato come parco montano e ridefinito in una nuova continuità con gli spazi interni, eliminando alcuni aspetti di contrapposizione inevitabili per la precedente funzione. Esempio di questa contrapposizione sono le rampe, che legano al chiuso tutti i padiglioni e sono state mantenute come elemento cardine della composizione del complesso. La struttura dei percorsi progettata dall’architetto Gellner ha come perno la Capanna centrale. Nell’ipotesi di rilanciare la Colonia si ristabiliscono le gerarchie: il perno centrale è comunque la grande capanna per l’accoglienza, ma si individuano anche altri sistemi che sono stati resi autosufficienti, con un loro ingresso indipendente e un nuovo rapporto con i piani terra. Gli interventi sul costruito volgono prevalentemente all’adeguamento degli spazi per la nuova funzione, affrontando alcuni temi centrali come la luce, le altezze interne degli edifici e le percorrenze, progettate per rispondere ad altri tipi di esigenze. L’obiettivo perseguito tramite il progetto è quello di ridare identità e vitalità alla Colonia tramite interventi mirati all’adeguamento della struttura al nostro tempo. Ripensare l’architettura moderna, che in questo caso specifico è calata all’interno del contesto ampezzano, riconoscendo la complessità del progetto originale e valorizzandone gli elementi costitutivi.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/134395