The Monte Baldo has been for centuries the border territory, which allowed the spread of fortifications, closed, castles along the massif. In particular, the northern region of the mountain, on the border between the Austrian Empire and the Kingdom of Italy until 1918, has been particularly affected by his being "borderland" smearing of military architecture, whose uniqueness lies in their being designed and works in principle Habsburg made by the army, and later used and transformed by the Italian army after the initial Italian advance took place in May 1915. Our project of landscape architecture aims to rediscover and highlight the numerous traces and artifacts of war, in the area of ​​Mount Baldo and the north of the Vallagarina, which have made these real places "Landscapes Fortified". The Austrian military plans provided for the realization of a complex and extensive line of fortification for the control of Trentino, but the impelling the war has hampered the completion. Monte Altissimo of Nago, Monte Vignola and the Horn of fear, places of our intervention, still show, in a hundred years the traces of the Great War, "scars" are engraved in the territory that the patient work of mending the nature tries to heal. The ruin is related to the ground not only appoggiandovisi, in order to preserve intact the primitive morphology, but is the interpreter of a place, it is the first player in the memory of a past time; evoking a distant history. A history witnessed by a mass of ruins that attract the eye as if it were a sculpture landscape. Attention to the issue of the border, and the ruins, is combined with the theme of the eyes and see the look without being seen, visual and partial perceptions triangulations that attempt to reconstruct and reveal everything. The project creates a new relationship with the landscape: the intensity of the theme, the particularity of the sites, the complexity of the stories, lead to a profound reflection on the meaning of the building and on its ability to communicate, through the control of light and 'shadow, the relationship with the ground, the path that connects to other focal points.

Il Monte Baldo è stato per secoli territorio di confine e ciò ha permesso la diffusione di fortificazioni, chiuse, castelli lungo tutto il massiccio. In particolare la regione settentrionale del monte, a confine tra Impero Austriaco e Regno d’Italia fino al 1918, ha particolarmente risentito questo suo essere “territorio di confine” cospargendosi di architetture militari, la cui particolarità risiede nel loro essere opere in principio progettate e realizzate dall’esercito asburgico, e successivamente utilizzate e trasformate dall’esercito italiano, dopo l’iniziale avanzata italiana avvenuta nel maggio 1915. Il nostro progetto di architettura del paesaggio si pone l’obiettivo di riscoprire e mettere in luce le numerose tracce e manufatti bellici, presenti sul territorio del Monte Baldo settentrionale e della Vallagarina, che hanno reso questi luoghi veri e propri “Paesaggi Fortificati”. I piani militari austriaci prevedevano la realizzazione di una linea di fortificazione complessa ed estesa per il controllo del Trentino, ma l’impellere della guerra ne ha ostacolato il completamento. Monte Altissimo di Nago, Monte Vignola e Corno della paura, luoghi del nostro intervento, mostrano ancora oggi, a distanza di cento anni le tracce della grande guerra, “cicatrici” incise nel territorio che la paziente opera di ricucitura della natura tenta di rimarginare. La rovina si relaziona al suolo non solo appoggiandovisi, al fine di preservare intatta la morfologia primitiva, bensì si fa interprete di un luogo, è il primo attore nel ricordo di un tempo passato; rievocando una storia lontana. Una storia testimoniata da un ammasso di rovine che appagano lo sguardo come se si trattasse di un paesaggio di sculture. L’attenzione nei confronti del tema del confine, e delle rovine, si coniuga con il tema degli sguardi e del vedere, del guardare senza essere visti, delle triangolazioni visive e delle percezioni parziali che tentano di ricostruire e svelare il tutto. Il progetto genera un nuovo rapporto con il paesaggio: l’intensità del tema, la particolarità dei siti, la complessità delle storie, inducono ad una riflessione profonda sul senso della costruzione e sulla capacità della stessa di comunicare, attraverso il controllo della luce e dell’ombra, del rapporto con il suolo, del percorso che connette ad altri punti focali.

Paesaggi fortificati : Monte Baldo, memoria di una terra di confine

COLOMBO, STEFANIA;GUZZETTI, FRANCESCO;GADDA, ALESSANDRA
2015/2016

Abstract

The Monte Baldo has been for centuries the border territory, which allowed the spread of fortifications, closed, castles along the massif. In particular, the northern region of the mountain, on the border between the Austrian Empire and the Kingdom of Italy until 1918, has been particularly affected by his being "borderland" smearing of military architecture, whose uniqueness lies in their being designed and works in principle Habsburg made by the army, and later used and transformed by the Italian army after the initial Italian advance took place in May 1915. Our project of landscape architecture aims to rediscover and highlight the numerous traces and artifacts of war, in the area of ​​Mount Baldo and the north of the Vallagarina, which have made these real places "Landscapes Fortified". The Austrian military plans provided for the realization of a complex and extensive line of fortification for the control of Trentino, but the impelling the war has hampered the completion. Monte Altissimo of Nago, Monte Vignola and the Horn of fear, places of our intervention, still show, in a hundred years the traces of the Great War, "scars" are engraved in the territory that the patient work of mending the nature tries to heal. The ruin is related to the ground not only appoggiandovisi, in order to preserve intact the primitive morphology, but is the interpreter of a place, it is the first player in the memory of a past time; evoking a distant history. A history witnessed by a mass of ruins that attract the eye as if it were a sculpture landscape. Attention to the issue of the border, and the ruins, is combined with the theme of the eyes and see the look without being seen, visual and partial perceptions triangulations that attempt to reconstruct and reveal everything. The project creates a new relationship with the landscape: the intensity of the theme, the particularity of the sites, the complexity of the stories, lead to a profound reflection on the meaning of the building and on its ability to communicate, through the control of light and 'shadow, the relationship with the ground, the path that connects to other focal points.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2017
2015/2016
Il Monte Baldo è stato per secoli territorio di confine e ciò ha permesso la diffusione di fortificazioni, chiuse, castelli lungo tutto il massiccio. In particolare la regione settentrionale del monte, a confine tra Impero Austriaco e Regno d’Italia fino al 1918, ha particolarmente risentito questo suo essere “territorio di confine” cospargendosi di architetture militari, la cui particolarità risiede nel loro essere opere in principio progettate e realizzate dall’esercito asburgico, e successivamente utilizzate e trasformate dall’esercito italiano, dopo l’iniziale avanzata italiana avvenuta nel maggio 1915. Il nostro progetto di architettura del paesaggio si pone l’obiettivo di riscoprire e mettere in luce le numerose tracce e manufatti bellici, presenti sul territorio del Monte Baldo settentrionale e della Vallagarina, che hanno reso questi luoghi veri e propri “Paesaggi Fortificati”. I piani militari austriaci prevedevano la realizzazione di una linea di fortificazione complessa ed estesa per il controllo del Trentino, ma l’impellere della guerra ne ha ostacolato il completamento. Monte Altissimo di Nago, Monte Vignola e Corno della paura, luoghi del nostro intervento, mostrano ancora oggi, a distanza di cento anni le tracce della grande guerra, “cicatrici” incise nel territorio che la paziente opera di ricucitura della natura tenta di rimarginare. La rovina si relaziona al suolo non solo appoggiandovisi, al fine di preservare intatta la morfologia primitiva, bensì si fa interprete di un luogo, è il primo attore nel ricordo di un tempo passato; rievocando una storia lontana. Una storia testimoniata da un ammasso di rovine che appagano lo sguardo come se si trattasse di un paesaggio di sculture. L’attenzione nei confronti del tema del confine, e delle rovine, si coniuga con il tema degli sguardi e del vedere, del guardare senza essere visti, delle triangolazioni visive e delle percezioni parziali che tentano di ricostruire e svelare il tutto. Il progetto genera un nuovo rapporto con il paesaggio: l’intensità del tema, la particolarità dei siti, la complessità delle storie, inducono ad una riflessione profonda sul senso della costruzione e sulla capacità della stessa di comunicare, attraverso il controllo della luce e dell’ombra, del rapporto con il suolo, del percorso che connette ad altri punti focali.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/134521