How loud a building should be ? Un progetto residenziale per il centro di Losanna

The project is prompted by the interest and the fascination for the character of homogeneity proper to certain European neighbourhoods, where the repetition of some specific elements leads to buildings that are at the same time similar and different from each other, giving a unitary but still diverse image of the city. Nowadays it looks like the tendency of the architectural practice is often to insert a project in a historical context highlighting the contrast between the new intervention and the existing situation; the thesis’ main goal is to investigate a more delicate approach, trying to avoid the risk of expressing the personality of the architect more than the respect for the city. The issue is expressed in 1924 by Tristan Edwards, in his book Good and Bad Manners in Architecture: “Can a haphazard assemblage of buildings, each conceived in isolation, and expressing nothing but its own immediate purpose, really be described as a city? What attribute is it which makes a building urban? […] In order that a building may become urban it must have urbanity. Now, urbanity, as everybody knows, is nothing more or less than good manners, and the lack of it is bad manners.” Playing with the English meaning of the word urbanity, Edwards suggests the idea that when building a city it is in a certain way necessary to respect some kind of moral codes, and to submit to some limitations of the individual power of the architect, in order to achieve an harmonious whole. The concern looks even more appropriate when dealing with historical contexts characterized by a strong homogeneity. The thesis deals with an historical urban context of this kind located in Lausanne, and trough the design of a residential building, intends to inspect the implications and the validity of an approach of “good manners”, in a circumstance where the unity of the whole is considered a value to preserve. The method employed has implicated a direct and continuous confrontation with the elements that define the homogeneity of the neighborhood where the project is located, without worrying of stepping away from them but rather assuming them as a starting point and examining them critically.

Il progetto nasce a partire da un fascino e un interesse per il carattere di omogeneità che contraddistingue certe porzioni di città europee, dove l’utilizzo ripetuto di determinati elementi dà origine a edifici simili ma al contempo leggermente differenti uno dall’altro, che concorrono a creare un’immagine unitaria e insieme varia della città. Se molto spesso la tendenza architettonica contemporanea sembra essere quella di inserirsi in un contesto storico sottolineando il contrasto tra il nuovo intervento e la situazione esistente, la tesi vuole indagare un approccio discreto, che rifugga il rischio di affermare, attraverso una ricerca del nuovo a tutti i costi, la personalità dell’architetto prima che il rispetto per la città. La questione viene posta da Tristan Edwards nel suo libro Good and Bad Manners in Architecture già nel 1924: “Può un insieme casuale di edifici, ognuno concepito singolarmente, ed espressivo nient’altro che la sua funzione immediata, veramente essere descritto come una città? Qual è l’attributo che rende un edificio “urbano”? […] Perché un edificio sia urbano deve avere urbanità. Ora l’urbanità, come tutti sanno, significa né più né meno che buone maniere, e la sua mancanza attesta piuttosto cattive maniere.” Giocando sul significato inglese del termine urbanity, Edwards suggerisce l’idea che per costruire una città sia in qualche modo necessario rispettare dei codici morali e accettare delle limitazioni al potere individuale al fine di realizzare una immagine armoniosa e unitaria. Il tema appare tanto più pertinente quanto più ci si confronta con contesti storici caratterizzati da un certo grado di omogeneità. La tesi si confronta con un contesto di questo tipo situato a Losanna e, attraverso la realizzazione di un edificio residenziale, ha l’obiettivo di indagare le implicazioni e l’attualità di un approccio “dalle buone maniere” in una situazione in cui l’unità dell’insieme viene considerata un valore da preservare.