The Curiale's mill has always been part of the story of Ragusa: everyone remember the sound of its hooter at the beginning and at the end of the day and this was the time mark for the inhabitants of the city, even if they didn't work in the mill. It has always been a fervent place in the city, but when the business ended, it started to be just a container, an empty space that people look just from the street. This work tries to analyse the PRG decisions, asking if the dmolition is the only way to solve this "problem". With the support of the thesis edited by culture's economy and studing other similar cases, the project will try to give the mill back to the city, as a new place for cultural development.

La storia del mulino Curiale ha da sempre segnato quella della città di Ragusa: tutti ne ricordano il suono delle sirene che annunciavano l’apertura e la chiusura delle attività ma che riuscivano anche a scandire il ritmo della giornata delle persone che all’interno del mulino non lavoravano. Si è sempre trattato di un centro fervente e attivo che tuttavia, a seguito della cessazione dell’attività, si ritrova ad essere un grande vuoto, un volume all’interno della città che non è in grado di dialogare con essa e che ci si limita a guardare dall’esterno con nostalgia, nel ricordo di tempi passati. Proprio per l’importanza che il Mulino ha nella memoria collettiva e per le potenzialità d’uso che possiede la tesi si propone di analizzare in maniera critica le previsioni del Piano Regolare Generale, che non interpreta il corpo del mulino come potenzialità ma come problematica, da affrontare nella maniera forse più semplice: demolizione e ricostruzione. Credendo fermamente che il consumo di suolo e risorse siano uno dei più grandi problemi del nostro tempo, si è provato ad analizzare in maniera critica le richieste dell’Amministrazione per dare una seconda nuova vita al Mulino, non più come luogo di produzione di beni materiali ma di cultura, arte e intrattenimento: così come già sperimentato in numerosi altri casi e come ci suggerisce l’economia della cultura, la conversione degli edifici industriali dismessi in collettori sociali può essere la scelta giusta per far rivivere un luogo in stato di abbandono, generare un nuovo polo d’interesse per la città e sottrarre una parte di terreno alla costruzione di nuovi volumi residenziali e non, di cui probabilmente non c’è effettiva necessità.

Il mulino della cultura. Riqualificazione e riuso del Mulino Curiale di Ragusa

MANCUSO, ADRIANA
2016/2017

Abstract

The Curiale's mill has always been part of the story of Ragusa: everyone remember the sound of its hooter at the beginning and at the end of the day and this was the time mark for the inhabitants of the city, even if they didn't work in the mill. It has always been a fervent place in the city, but when the business ended, it started to be just a container, an empty space that people look just from the street. This work tries to analyse the PRG decisions, asking if the dmolition is the only way to solve this "problem". With the support of the thesis edited by culture's economy and studing other similar cases, the project will try to give the mill back to the city, as a new place for cultural development.
TREVISAN, ALESSANDRO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
25-lug-2017
2016/2017
La storia del mulino Curiale ha da sempre segnato quella della città di Ragusa: tutti ne ricordano il suono delle sirene che annunciavano l’apertura e la chiusura delle attività ma che riuscivano anche a scandire il ritmo della giornata delle persone che all’interno del mulino non lavoravano. Si è sempre trattato di un centro fervente e attivo che tuttavia, a seguito della cessazione dell’attività, si ritrova ad essere un grande vuoto, un volume all’interno della città che non è in grado di dialogare con essa e che ci si limita a guardare dall’esterno con nostalgia, nel ricordo di tempi passati. Proprio per l’importanza che il Mulino ha nella memoria collettiva e per le potenzialità d’uso che possiede la tesi si propone di analizzare in maniera critica le previsioni del Piano Regolare Generale, che non interpreta il corpo del mulino come potenzialità ma come problematica, da affrontare nella maniera forse più semplice: demolizione e ricostruzione. Credendo fermamente che il consumo di suolo e risorse siano uno dei più grandi problemi del nostro tempo, si è provato ad analizzare in maniera critica le richieste dell’Amministrazione per dare una seconda nuova vita al Mulino, non più come luogo di produzione di beni materiali ma di cultura, arte e intrattenimento: così come già sperimentato in numerosi altri casi e come ci suggerisce l’economia della cultura, la conversione degli edifici industriali dismessi in collettori sociali può essere la scelta giusta per far rivivere un luogo in stato di abbandono, generare un nuovo polo d’interesse per la città e sottrarre una parte di terreno alla costruzione di nuovi volumi residenziali e non, di cui probabilmente non c’è effettiva necessità.
Tesi di laurea Magistrale
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