Posto allo spazio. Il dispositivo, lo spazio fluido, l'abitare

The project imagines the space for a man of our contemporaneity, who acts through networks in his actions and relationships; He has in the router and in the WiFi the "fires" around which they turn behaviors. His household is no longer just a shelter, but an active knot, where he collects data and information that moves and creates relationships. Applying to the interface of the device screens, in which it moves and overlays windows, and on days where commitments and leisure are contaminated with no net margin, unknowingly seeks space with maximum flexibility, fluid, where to move without hindrance, where they relate to Keeping a degree of privacy. The home is a device, a real direct interface, no longer defined by a single metric but by the ability to store data, from digital units, to a small but physically infinite space potentially. As in devices, apps feature the device, so people's environments are diversified based on the dynamics and functions used. The environments in which we act have no longer only a physical structure: to it it sums up a virtual one. As with computers we talk about hardware and software structures, today, in the living spaces, as is assumed to be commonplace installations, provision should be made for network connections. The environment will have an identity tied to whoever uses it, which will be activated whenever the user accesses it, and you will be able to think of a slim and fast exchange of spaces where you will be recognized by ID, Environment purchases the characteristics of the subject that he or she uses. A vertical, elastic, tangible surface membrane, not just a dividing wall, not just a movable wall that separates it, but a plastic interface that, through a mechanically concealed mobile column device, directly controlled by developing devices and technological systems , Is the active object, prospective screen and tool to shape the dynamic opportunity in the plant.

Il progetto immagina lo spazio per un uomo della nostra contemporaneità, che agisce usando le reti nelle sue azioni e relazioni; ha nel router e nel WiFi i “fuochi” attorno cui ruotano i comportamenti. La sua domesticità non è più solo un riparo, ma un nodo attivo, nel quale raccogliere dati e informazioni, che si muove e crea relazione. Avvezzo all'interfaccia degli schermi dei device, in cui sposta e sovrappone finestre, e alle giornate in cui impegni e svago si contaminano senza margini netti, inconsapevolmente cerca spazi con flessibilità massima, fluido, in cui muoversi senza ostacoli, dove porsi in relazione pur mantenendo un grado di privacy. La casa è un dispositivo, una vera e propria interfaccia diretta, non più definita solo da una metratura, ma dalla capacità di immagazzinare dati, dalle unità di misura digitali, un piccolo spazio fisicamente ma infinito potenzialmente. Come nei device le app caratterizzano il dispositivo, così gli ambienti delle persone si diversificano in base alle dinamiche e alle funzioni utilizzate. Gli ambienti in cui agiamo non hanno più solo una struttura fisica: ad essa se ne somma una virtuale. Come coi computer parliamo di strutture hardware e software, oggi negli spazi abitativi, come è data per scontato la presenza di impianti di uso comune, va prevista la predisposizione per le connessioni di rete. L’ambiente avrà una identità, legata a chi ne fa uso, che si attiverà ogni volta che l'utente vi accederà, e si potrà pensare a uno scambio snello e veloce di spazi, in cui si venga riconosciuti tramite ID, e l'ambiente acquisti le caratteristiche del soggetto che ne usufruisce. Una membrana verticale, elastica, ipersuperficie tangibile, non solo muro divisorio, non solo parete mobile che separa, ma interfaccia plastica, che, attraverso un dispositivo meccanico a colonne mobili celato all’interno, controllato direttamente tramite dispositivi e sistemi tecnologici in via di sviluppo, è l’oggetto attivo, schermo in prospetto e strumento attraverso cui plasmare l’opportunità dinamica in pianta.