Percezione del paesaggio ed uso del colore in Bernard Lassus : per una pratica interdisciplinare

The purpose of this work is to show how those who work in the landscape and participate in the formation of "new landscapes", the approach, the questions, the doubts, the thoughts, the obstacles, the innumerable knowledge to interact, in short the long-term investigative work that is at the heart of the project, is essential to the operation: the hope is that Bernard Lassus's reflection opens up a much wider, with revolutionary consequences for those who Landscape work. It is a new opportunity to deal with architecture and landscape research by not only traditional, historical or scientific knowledge, their clear and distinct status, but also a complex perception, refined through singular vision and listening. The wager of this reflection is to ask the question of the need for a wider formation of those who work in this field. Essential is the awareness that not all skills are exhausted by traditionally related, logically interrelated knowledge, but that the interpretative level is conditioned by the world's vision of the interpreter. In conclusion, if done correctly, with a "weak" scientific status, and not with the eyes of the canonized rules up to date by institutional operators, with close constructive collaboration, the «inventive analysis» will already be the basis of the project that will create new landscapes.

L’ intento di questo lavoro è quello di mostrare come, per coloro che nel paesaggio operano e che partecipano alla formazione di “nuovi paesaggi”, l’approccio, le domande, i dubbi, i ripensamenti, gli ostacoli, gli innumerevoli saperi da far interagire, insomma il lungo iter investigativo che è alla base del progetto, siano di supporto fondamentale all’operare: l’augurio è che la riflessione di Bernard Lassus apra ad una questione metodologica ben più ampia, con conseguenze rilevanti per coloro che nel paesaggio operano. Una nuova possibilità per affrontare l’indagine dell’architettura e del paesaggio servendosi non solo dei saperi tradizionali, storici o scientifici, e del loro statuto chiaro e distinto, ma anche di una percezione complessa, affinata attraverso una visione ed un ascolto singolari. La scommessa di questa riflessione è porre la questione sulla necessità di una più ampia formazione dei soggetti che operano in tale ambito. Essenziale è la consapevolezza che non tutte le competenze sono esaurite da saperi tradizionalmente affini, logicamente interagenti, ma che il livello interpretativo è condizionato dalla visione del mondo dell’interprete. In conclusione, se fatto in modo corretto, con uno statuto scientifico “debole”, e non con gli occhi rivolti alle regole canonizzate fino ad oggi dagli operatori istituzionali, con una stretta collaborazione costruttiva, sarà già «l’analisi inventiva» a costituire la base del progetto, che farà nascere nuovi paesaggi.