Bucharest was born and developed over the centuries as a border city, made of trades and conquerors. This uninterrupted passage of peoples and rulers leaves many traces and influences in the history, style and culture of the romenian capital. Merchants and travelers on the East-West route pass along the main commercial streets of the city; places for stopping and sheltering the goods, the so called Hanuri , represent for more than three centuries the city's hubs and today are part of an architectural heritage that quickly disappears due to the run towards a supposed modernity, which sees in the shimmering buildings glass the tangible symbol of that well-being and wealth that years of dictatorship have denied. The memory of the city is spoiled every day: demolitions, additions, wrecks reduce downton's importance and its size, erasing the historical traces or modifing them, irreparably. Erasing (or altering) the Past is a widespread practice in Bucharest: the Ottomans have prevented for centuries the expression of a national identity; after the Unification, the city, eager to get rid of its Eastern past, is orienting itself towards Western capital patterns; again, with the end of the Monarchy, the politicians made all the efforts to remove any traces of the aristocratic and bourgeois heritage. With the fall of the dictatorship in 1989, the trand changes: hiding the uncomfortable past, exalting what is new, modern and technological, without any possibility of mediation with the standing buildings. An important example is Calea Moşilor, a once lively trade street, along which stands the Hanul Solacolu, a decadent ruin who waits for its salvation from demolition. Suggesting a conservation project for this building means overcoming the architectural speculation that demolishes and rebuilds, and thus recovering a part of the memory of the city, a fragment whose particular history blends with that of the street and capital, giving it a point of (re) departure towards the recovery of his patrimony and his forgotten identity.

Bucarest nasce e si sviluppa nei secoli come città di confine, commerci e conquiste. Questo passaggio ininterrotto di popoli e dominatori lascia numerose tracce e influenza la storia, lo stile e la cultura della capitale della Romania. Le principali arterie commerciali della città sono percorse da mercanti e viaggiatori sulla rotta Est-Ovest; i luoghi per la sosta e il ricovero delle merci, gli hanuri, rappresentano per più di tre secoli dei centri nevralgici nella città e oggi sono parte di un patrimonio architettonico che rapidamente scompare a causa della corsa verso una presunta modernità, che vede negli edifici scintillanti di vetro il simbolo tangibile di quel benessere e ricchezza che anni di dittatura hanno negato. La memoria della città viene alterata ogni giorno: demolizioni, aggiunte, sventramenti riducono il tessuto storico di importanza e dimensioni, cancellano le tracce storiche o le modificano in maniera irreparabile. Cancellare (o alterare) il passato è una prassi molto diffusa a Bucarest: gli ottomani impediscono per secoli l'espressione di un'identità nazionale; dopo l'Unificazione, la città, desiderosa di sbarazzarsi del suo passato orientale, si orienta verso i modelli delle capitali Occidentali; di nuovo, con la fine della Monarchia, lo sforzo delle figure al potere si indirizza verso l'azzeramento dell'eredità aristocratica e borghese. Con la caduta della dittatura nel 1989, prevale la tendenza a nascondere il passato scomodo, esaltando ciò che è nuovo, moderno e tecnologico, senza possibilità di mediazione con l'esistente, comunista o borghese che sia. Un esempio è rappresentato da Calea Moșilor, un tempo vivace arteria del commercio, lungo cui sorge l'Hanul Solacolu, decadente rovina in attesa di essere risparmiata dalle demolizioni. Proporre un progetto di recupero per tale edificio significa superare la logica di speculazione edilizia che demolisce per ricostruire e così recuperare una parte della memoria della città, un frammento la cui storia particolare si fonde con quella della via e della capitale, dandole un punto di (ri)partenza verso il recupero del suo patrimonio e della sua identità dimenticata.

#134 Hanul Solacolu. Recuperare la memoria alterata di Bucarest

RIZZINI, DANIELE
2016/2017

Abstract

Bucharest was born and developed over the centuries as a border city, made of trades and conquerors. This uninterrupted passage of peoples and rulers leaves many traces and influences in the history, style and culture of the romenian capital. Merchants and travelers on the East-West route pass along the main commercial streets of the city; places for stopping and sheltering the goods, the so called Hanuri , represent for more than three centuries the city's hubs and today are part of an architectural heritage that quickly disappears due to the run towards a supposed modernity, which sees in the shimmering buildings glass the tangible symbol of that well-being and wealth that years of dictatorship have denied. The memory of the city is spoiled every day: demolitions, additions, wrecks reduce downton's importance and its size, erasing the historical traces or modifing them, irreparably. Erasing (or altering) the Past is a widespread practice in Bucharest: the Ottomans have prevented for centuries the expression of a national identity; after the Unification, the city, eager to get rid of its Eastern past, is orienting itself towards Western capital patterns; again, with the end of the Monarchy, the politicians made all the efforts to remove any traces of the aristocratic and bourgeois heritage. With the fall of the dictatorship in 1989, the trand changes: hiding the uncomfortable past, exalting what is new, modern and technological, without any possibility of mediation with the standing buildings. An important example is Calea Moşilor, a once lively trade street, along which stands the Hanul Solacolu, a decadent ruin who waits for its salvation from demolition. Suggesting a conservation project for this building means overcoming the architectural speculation that demolishes and rebuilds, and thus recovering a part of the memory of the city, a fragment whose particular history blends with that of the street and capital, giving it a point of (re) departure towards the recovery of his patrimony and his forgotten identity.
MENINI, GIACOMO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
2-ott-2017
2016/2017
Bucarest nasce e si sviluppa nei secoli come città di confine, commerci e conquiste. Questo passaggio ininterrotto di popoli e dominatori lascia numerose tracce e influenza la storia, lo stile e la cultura della capitale della Romania. Le principali arterie commerciali della città sono percorse da mercanti e viaggiatori sulla rotta Est-Ovest; i luoghi per la sosta e il ricovero delle merci, gli hanuri, rappresentano per più di tre secoli dei centri nevralgici nella città e oggi sono parte di un patrimonio architettonico che rapidamente scompare a causa della corsa verso una presunta modernità, che vede negli edifici scintillanti di vetro il simbolo tangibile di quel benessere e ricchezza che anni di dittatura hanno negato. La memoria della città viene alterata ogni giorno: demolizioni, aggiunte, sventramenti riducono il tessuto storico di importanza e dimensioni, cancellano le tracce storiche o le modificano in maniera irreparabile. Cancellare (o alterare) il passato è una prassi molto diffusa a Bucarest: gli ottomani impediscono per secoli l'espressione di un'identità nazionale; dopo l'Unificazione, la città, desiderosa di sbarazzarsi del suo passato orientale, si orienta verso i modelli delle capitali Occidentali; di nuovo, con la fine della Monarchia, lo sforzo delle figure al potere si indirizza verso l'azzeramento dell'eredità aristocratica e borghese. Con la caduta della dittatura nel 1989, prevale la tendenza a nascondere il passato scomodo, esaltando ciò che è nuovo, moderno e tecnologico, senza possibilità di mediazione con l'esistente, comunista o borghese che sia. Un esempio è rappresentato da Calea Moșilor, un tempo vivace arteria del commercio, lungo cui sorge l'Hanul Solacolu, decadente rovina in attesa di essere risparmiata dalle demolizioni. Proporre un progetto di recupero per tale edificio significa superare la logica di speculazione edilizia che demolisce per ricostruire e così recuperare una parte della memoria della città, un frammento la cui storia particolare si fonde con quella della via e della capitale, dandole un punto di (ri)partenza verso il recupero del suo patrimonio e della sua identità dimenticata.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/135710