In this work, we study the possibility of architectural tools to contribute to solving the refugee crisis in EU countries on the example of Como case. Como is a city between borders: a border of Milan, big city and business capital of Italy, and Switzerland. Originally the city was not a point of destination of refugees, just transit stop. But since July 2016 Switzerland closed the borders for refugees and thousands of refugees stuck in Como, sleeping on the streets and looking for help. Urgent and spontaneous problems in Como can appear in many cities all over the world and it is very important to find ways to solve them, architectural ways in particular. Starting from analyzing existing refugee camps we identify needs of refugees and range them by necessity and time when they are important. Then we model future perspectives and possibilities of work and social life of refugees and take the issue of integration of refugees to the new society as a crucial point of our investigation. Urban context, relation to the city and influence of the architectural spaces of refugee center may help to establish new beneficial connections between locals and refugees, thus have the positive impact on the problem in long-term perspective. For many reasons, refugee center cannot be with fully free access. The accessibility of spaces by locals and refugees and their conceptual meaning is a powerful tool that helps to organize education, elementary working life, sports activities etc. We study natural borders inside the city, such as landscape and railways, which in case of Como allows creating refugee center without using high metal fences. Integration and protection – these two words describe our guidelines, between which we are balancing using architectural spaces as an environment that can connect people.

In questo progetto ci siamo soffermati su come sfruttare l’utilizzo di strumenti architettonici per contribuire a risolvere la crisi dei rifugiati nei paesi dell'Unione Europea, nello specifico nel caso di Como. Como è una città tra più frontiere: è sulla strada per Milano, grande metropoli e capitale d'affari sia per l’Italia che per la Svizzera. Dal luglio 2016 la Svizzera ha chiuso i propri confini, costringendo migliaia di rifugiati a fermarsi a Como, bloccati in città, senza un tetto sopra la testa e alla disperata ricerca di un qualche tipo di supporto dal governo o dalla città. Partendo dall'analisi dei campi di rifugiati esistenti, abbiamo individuato all’inizio i bisogni dei rifugiati e gli spazi di cui necessitano, nonché i diversi momenti del giorno in cui potrebbero occuparli. Per farlo abbiamo considerato le loro prospettive future, le possibilità lavorative e la loro vita sociale. Un punto cruciale della nostra indagine è stato l'integrazione dei rifugiati nella nuova società. Il contesto urbano, la relazione con la città e l'influenza degli spazi architettonici all’interno del centro possono infatti contribuire, secondo noi, a stabilire nuove connessioni tra gli abitanti della città e i rifugiati e quindi avere un impatto positivo sul problema in prospettiva di una risoluzione a lungo termine. Per molti motivi, il centro dei rifugiati non può avere un accesso totalmente gratuito. L'accessibilità degli spazi da parte degli abitanti e dei rifugiati e il loro significato concettuale è un potente strumento, che ci ha aiutato ad organizzare l'istruzione, la vita lavorativa elementare, le attività sportive e tutte le restanti attività all’intero del centro. Abbiamo inoltre studiato i confini naturali all'interno della città, come il paesaggio e le ferrovie, che nel caso di Como permettono di creare il centro per rifugiati senza utilizzare recinzioni metalliche di alcun tipo: il centro è circondato da frontiere “naturali”. Integrazione e protezione - queste due parole descrivono le nostre linee guida, tra le quali abbiamo bilanciato gli spazi architettonici come un ambiente che può aiutare a connettere le persone.

Como refugee center

NAKONECHNYI, IGOR;LYTVYNENKO, RUSLAN;LESO, ANDRII
2016/2017

Abstract

In this work, we study the possibility of architectural tools to contribute to solving the refugee crisis in EU countries on the example of Como case. Como is a city between borders: a border of Milan, big city and business capital of Italy, and Switzerland. Originally the city was not a point of destination of refugees, just transit stop. But since July 2016 Switzerland closed the borders for refugees and thousands of refugees stuck in Como, sleeping on the streets and looking for help. Urgent and spontaneous problems in Como can appear in many cities all over the world and it is very important to find ways to solve them, architectural ways in particular. Starting from analyzing existing refugee camps we identify needs of refugees and range them by necessity and time when they are important. Then we model future perspectives and possibilities of work and social life of refugees and take the issue of integration of refugees to the new society as a crucial point of our investigation. Urban context, relation to the city and influence of the architectural spaces of refugee center may help to establish new beneficial connections between locals and refugees, thus have the positive impact on the problem in long-term perspective. For many reasons, refugee center cannot be with fully free access. The accessibility of spaces by locals and refugees and their conceptual meaning is a powerful tool that helps to organize education, elementary working life, sports activities etc. We study natural borders inside the city, such as landscape and railways, which in case of Como allows creating refugee center without using high metal fences. Integration and protection – these two words describe our guidelines, between which we are balancing using architectural spaces as an environment that can connect people.
MASTALLI, NICOLA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
2-ott-2017
2016/2017
In questo progetto ci siamo soffermati su come sfruttare l’utilizzo di strumenti architettonici per contribuire a risolvere la crisi dei rifugiati nei paesi dell'Unione Europea, nello specifico nel caso di Como. Como è una città tra più frontiere: è sulla strada per Milano, grande metropoli e capitale d'affari sia per l’Italia che per la Svizzera. Dal luglio 2016 la Svizzera ha chiuso i propri confini, costringendo migliaia di rifugiati a fermarsi a Como, bloccati in città, senza un tetto sopra la testa e alla disperata ricerca di un qualche tipo di supporto dal governo o dalla città. Partendo dall'analisi dei campi di rifugiati esistenti, abbiamo individuato all’inizio i bisogni dei rifugiati e gli spazi di cui necessitano, nonché i diversi momenti del giorno in cui potrebbero occuparli. Per farlo abbiamo considerato le loro prospettive future, le possibilità lavorative e la loro vita sociale. Un punto cruciale della nostra indagine è stato l'integrazione dei rifugiati nella nuova società. Il contesto urbano, la relazione con la città e l'influenza degli spazi architettonici all’interno del centro possono infatti contribuire, secondo noi, a stabilire nuove connessioni tra gli abitanti della città e i rifugiati e quindi avere un impatto positivo sul problema in prospettiva di una risoluzione a lungo termine. Per molti motivi, il centro dei rifugiati non può avere un accesso totalmente gratuito. L'accessibilità degli spazi da parte degli abitanti e dei rifugiati e il loro significato concettuale è un potente strumento, che ci ha aiutato ad organizzare l'istruzione, la vita lavorativa elementare, le attività sportive e tutte le restanti attività all’intero del centro. Abbiamo inoltre studiato i confini naturali all'interno della città, come il paesaggio e le ferrovie, che nel caso di Como permettono di creare il centro per rifugiati senza utilizzare recinzioni metalliche di alcun tipo: il centro è circondato da frontiere “naturali”. Integrazione e protezione - queste due parole descrivono le nostre linee guida, tra le quali abbiamo bilanciato gli spazi architettonici come un ambiente che può aiutare a connettere le persone.
Tesi di laurea Magistrale
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