This Master Thesis suggest a re-use project for the Legnano Manifattura. The complex, constituted by a main building and several other additions, was built in various phases between 1903 and 1962, and fell into disuse in 2008. It is today on compulsory liquidation, but the sale is proving to be difficult, because of the peculiarity of the area, too big and restricted. It is indeed an enormous area, completely out of scale compared to the surrounding urban fabric. Being situated next to the historic centre of the city, along the street axis leading to Legnano’s train station, its state of abandon in such a central zone of the town turns out to be incongruous, and engenders a discontinuity in the historical fabric. Despite being once the productive heart of Legnano, all that is left today is its awkward presence, disconnected from the newest urban developments. Nonetheless, this complex shows great potential, thanks to its crucial setting, the historical and architectural value of its buildings, and its importance within the memory of the city. Our intervention, with the idea of re-use, tries to balance the design actions responding to the changes in functions and the re-opening of the area to the city. We therefore chose to put in place a few punctual demolitions of the most recent additions, poor in architectural value and energetic efficiency, trying instead to enhance the most iconic elements: the factory itself, and especially the heating power plant with its chimney stack, an incredibly important landmark for Legnano, being the only surviving one of all the city. Our first objective was thus to reconnect and re-stitch together this fabric to its surroundings, opening part of the site to the town and restoring its spaces of urban and common life. We re-traced the axes within the complex, making the area accessible to slow mobility, activating thus the connection between the centre and the city centre with internal paths. From a functional point of view, we decide to maintain and enhance the mixture of functions that was already evident back when the factory was still operating: indeed, it represented a true city within the city, equipped with productive and administrative spaces, residential and religious buildings. We therefore recalled and maintained the idea of a central core, which is the factory building itself, incredibly remarkable for its dimension and architectural quality, and decided to operate on the limits of the area. We arranged a new ring of functions around the factory, functioning for and with it, and at the same time opening all these new functions to the city. To develop all the new functions of the area analysed the PGT (the territorial administration plan), whose guidelines partly directed us, and especially the social and community initiatives of Legnano, such us the Bilancio Partecipativo (a collection of citizens’ propositions for the town, with social and environmental themes), reflecting the needs and social industriousness of the city. We thus researched a set of activities that could be compatible with the legislation, with the dimension of the area, that makes it difficult to imagine a single purpose, and also a possible involvement of the Municipality in the management of the area. The Studios, combined with complementary functions, given the examples we studied in Milan and Italy, prove to be a type of use that could allow to take advantage of the large spaces of the factory, and at the same time be linked to a series of public services. From an architectural point of view, the intervention is mainly targeted to the internal spaces, given the iconic features of the façades and the external materials of the complex. We tried to give unity and coherence to the public spaces, making their borders accessible. Thanks to the demolitions, we envisaged a new green area, both a resource to the studios and a public park, small in dimensions but with a great impact on the thick fabric of the city centre. A new building, hosting some seminar and conference spaces and a restaurant, the only new construction we designed, integrates the skyline and dialogues with the pre-existence. Our first encounter with the Legnano Manifattura was within the Architectural Preservation Studio in 2015/2016, held by Professor Francesco Augelli with professors Francesca Lanz and Rajendra Singh Adhikari. The project was extremely meaningful to us for various reasons: for an urban and functional survey, on the role the an abandoned area such as this can gain back within a small suburban town; from an architectural and re-use point of view, pushing us to studying different possible strategies of intervention, responding to a place whose strong identity had to be understood and preserved; more in detail, it allowed us to study materials and intervention techniques, both punctual and reflecting a wider strategy. This area allowed, for its remarkable dimension and complexity, to employ a wide approach to an architectural intervention that tries to understand and respond to the various aspects of a project this size.

Reweaving Legnano's urban fabric, è un progetto di tesi Magistrale che analizza un'area industriale dismessa con un grande potenziale. Il complesso, costituito da un edificio principale e numerose altre costruzioni corollarie, fu costruito in fasi diverse tra il 1903 e il 1962, per essere infine dismesso nel 2008. Ad oggi è in liquidazione, ma la vendita risulta particolarmente difficile a causa della particolarità dell’area, troppo grande e vincolata. Si tratta infatti di un impianto di dimensioni notevoli, completamente fuori scala rispetto al tessuto urbano in cui è inserito. Essendo situato in prossimità del centro storico, lungo l’asse viario che porta alla stazione di Legnano, il suo abbandono in una zona così centrale risulta incongruo, e genera una discontinuità nel tessuto storico. Un tempo cuore produttivo di Legnano, ora non rimane che la sua presenza ingrombrante, slegata dalle logiche urbane odierne. Tuttavia questo complesso mostra un’alta potenzialità, grazie alla sua posizione nevralgica, al valore storico ed architettonico degli edifici che lo compongono, ed alla sua importanza nella memoria cittadina. Il nostro intervento, nell’ottica del riuso, cercadi bilanciare le azioni progettuali in risposta al cambiamento di funzioni ed alla riapertura dell’area alla città. Abbiamo quindi scelto di operare delle demolizioni mirate delle superfetazioni più recenti, di scarso valore architettonico ed efficienza energetica, valorizzando invece gli elementi iconici dell’area: in primis la fabbrica stessa, e soprattutto la centrale termica con la sua ciminiera, un landmark importantissimo in Legnano poiché si tratta dell’unica rimasta di tutti fumaioli della città. Il nostro primo obiettivo è stato quello di ricucire l’area al tessuto al suo intorno, aprendola in parte verso la città e restituendole spazi di vita urbana e comune. Abbiamo ritracciato degli assi all’interno del complesso, rendendolo permeabile ad una mobilità dolce, ed attivando quindi la connessione tra il centro e la stazione tramite i percorsi interni. Dal punto di vista funzionale, abbiamo deciso di mantenere e valorizzare la mixité che era già presente quando la fabbrica ancora funzionava: essa costituiva infatti una città nella città, dotata di una parte produttiva, di una amministrativa, di edifici residenziali e religiosi. Abbiamo quindi ripreso e mantenuto l’idea di un nucleo centrale, costituito dall’edificio stesso della fabbrica, notevolissimo per dimensioni e qualità architettonica, e siamo invece andate ad agire su tutto il confine dell’area. Abbiamo disposto una nuova corona di funzioni intorno alla fabbrica, dipendenti ed in dialogo con essa, allo stesso tempo aprendo tutte queste nuove attività alla città. Per sviluppare questi punti abbiamo preso in considerazione il PGT, le cui linee guida ci hanno in parte dirette nel progetto, e soprattutto le iniziative sociali e di comunità della città di Legnano, tra cui il Bilancio Partecipativo, che riflette le esigenze e l’operosità sociale della città. Abbiamo quindi ricercato delle attività che fossero compatibili con le direttive urbane di Legnano, con la dimensione dell’area, che rende difficile un riuso univoco, e anche con un possibile coinvolgimento del Comune nella sua gestione. Degli studi cinematografici completati da funzioni accessorie, visti degli esempi a Milano e in Italia, sono un tipo di occupazione che potrebbe permettere di sfruttare gli ampi spazi della fabbrica, e allo stesso tempo accompagnarsi ad una serie di servizi di carattere pubblico. A livello architettonico, gli interventi sono mirati soprattutto agli spazi interni, vista l’iconicità di molte delle facciate e dei materiali del complesso. Abbiamo cercato di dare un’unità e una coerenza agli spazi pubblici, rendendone permeabili i confini. Grazie alle demolizioni, abbiamo potuto prevedere una nuova area verde, che fosse al tempo stesso una risorsa per gli studi, e un parco pubblico, di piccole dimensioni ma di grande impatto sul tessuto compatto del centro. Un nuovo volume, che ospita degli spazi di conferenza e seminari ed un ristorante, l’unica nuova costruzione da noi prevista, si inserisce nello skyline e dialoga con l’esistente. Il nostro primo contatto con la Manifattura di Legnano è stato all’interno del laboratorio Architectural Preservation Studio dell’anno accademico 2015/2016, tenuto dal professor Francesco Augelli, con i proff. Francesca Lanz e Rajendra Singh Adhikari. Il progetto è stato per noi molto significativo per varie ragioni: per una riflessione urbana e funzionale, sul ruolo che un’area abbandonata di questo tipo può tornare ad ricoprire, nel contesto di una piccola città; a livello architettonico e di riuso, spingendoci ad uno studio di strategie di intervento possibili, in risposta ad un luogo con una forte identità che andava compresa e preservata; e più in dettaglio, ci ha permesso di studiare materiali e tecniche di intervento, puntuali e che allo stesso tempo riflettano una strategia più ampia. L’area ha consentito, per la sua grande dimensione e la sua complessità, di avere un approccio ampio ad un intervento architettonico che tenta di comprendere e di rispondere ai tanti aspetti di un progetto di vasta scala.

Reweaving Legnano's urban fabric : an opportunity to revive the former cotton mill, the beating heart of the original industrial city

BACCA, MARIA;ORLANDI, GIULIA;SIMONAZZI, JESSICA
2016/2017

Abstract

This Master Thesis suggest a re-use project for the Legnano Manifattura. The complex, constituted by a main building and several other additions, was built in various phases between 1903 and 1962, and fell into disuse in 2008. It is today on compulsory liquidation, but the sale is proving to be difficult, because of the peculiarity of the area, too big and restricted. It is indeed an enormous area, completely out of scale compared to the surrounding urban fabric. Being situated next to the historic centre of the city, along the street axis leading to Legnano’s train station, its state of abandon in such a central zone of the town turns out to be incongruous, and engenders a discontinuity in the historical fabric. Despite being once the productive heart of Legnano, all that is left today is its awkward presence, disconnected from the newest urban developments. Nonetheless, this complex shows great potential, thanks to its crucial setting, the historical and architectural value of its buildings, and its importance within the memory of the city. Our intervention, with the idea of re-use, tries to balance the design actions responding to the changes in functions and the re-opening of the area to the city. We therefore chose to put in place a few punctual demolitions of the most recent additions, poor in architectural value and energetic efficiency, trying instead to enhance the most iconic elements: the factory itself, and especially the heating power plant with its chimney stack, an incredibly important landmark for Legnano, being the only surviving one of all the city. Our first objective was thus to reconnect and re-stitch together this fabric to its surroundings, opening part of the site to the town and restoring its spaces of urban and common life. We re-traced the axes within the complex, making the area accessible to slow mobility, activating thus the connection between the centre and the city centre with internal paths. From a functional point of view, we decide to maintain and enhance the mixture of functions that was already evident back when the factory was still operating: indeed, it represented a true city within the city, equipped with productive and administrative spaces, residential and religious buildings. We therefore recalled and maintained the idea of a central core, which is the factory building itself, incredibly remarkable for its dimension and architectural quality, and decided to operate on the limits of the area. We arranged a new ring of functions around the factory, functioning for and with it, and at the same time opening all these new functions to the city. To develop all the new functions of the area analysed the PGT (the territorial administration plan), whose guidelines partly directed us, and especially the social and community initiatives of Legnano, such us the Bilancio Partecipativo (a collection of citizens’ propositions for the town, with social and environmental themes), reflecting the needs and social industriousness of the city. We thus researched a set of activities that could be compatible with the legislation, with the dimension of the area, that makes it difficult to imagine a single purpose, and also a possible involvement of the Municipality in the management of the area. The Studios, combined with complementary functions, given the examples we studied in Milan and Italy, prove to be a type of use that could allow to take advantage of the large spaces of the factory, and at the same time be linked to a series of public services. From an architectural point of view, the intervention is mainly targeted to the internal spaces, given the iconic features of the façades and the external materials of the complex. We tried to give unity and coherence to the public spaces, making their borders accessible. Thanks to the demolitions, we envisaged a new green area, both a resource to the studios and a public park, small in dimensions but with a great impact on the thick fabric of the city centre. A new building, hosting some seminar and conference spaces and a restaurant, the only new construction we designed, integrates the skyline and dialogues with the pre-existence. Our first encounter with the Legnano Manifattura was within the Architectural Preservation Studio in 2015/2016, held by Professor Francesco Augelli with professors Francesca Lanz and Rajendra Singh Adhikari. The project was extremely meaningful to us for various reasons: for an urban and functional survey, on the role the an abandoned area such as this can gain back within a small suburban town; from an architectural and re-use point of view, pushing us to studying different possible strategies of intervention, responding to a place whose strong identity had to be understood and preserved; more in detail, it allowed us to study materials and intervention techniques, both punctual and reflecting a wider strategy. This area allowed, for its remarkable dimension and complexity, to employ a wide approach to an architectural intervention that tries to understand and respond to the various aspects of a project this size.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
20-dic-2017
2016/2017
Reweaving Legnano's urban fabric, è un progetto di tesi Magistrale che analizza un'area industriale dismessa con un grande potenziale. Il complesso, costituito da un edificio principale e numerose altre costruzioni corollarie, fu costruito in fasi diverse tra il 1903 e il 1962, per essere infine dismesso nel 2008. Ad oggi è in liquidazione, ma la vendita risulta particolarmente difficile a causa della particolarità dell’area, troppo grande e vincolata. Si tratta infatti di un impianto di dimensioni notevoli, completamente fuori scala rispetto al tessuto urbano in cui è inserito. Essendo situato in prossimità del centro storico, lungo l’asse viario che porta alla stazione di Legnano, il suo abbandono in una zona così centrale risulta incongruo, e genera una discontinuità nel tessuto storico. Un tempo cuore produttivo di Legnano, ora non rimane che la sua presenza ingrombrante, slegata dalle logiche urbane odierne. Tuttavia questo complesso mostra un’alta potenzialità, grazie alla sua posizione nevralgica, al valore storico ed architettonico degli edifici che lo compongono, ed alla sua importanza nella memoria cittadina. Il nostro intervento, nell’ottica del riuso, cercadi bilanciare le azioni progettuali in risposta al cambiamento di funzioni ed alla riapertura dell’area alla città. Abbiamo quindi scelto di operare delle demolizioni mirate delle superfetazioni più recenti, di scarso valore architettonico ed efficienza energetica, valorizzando invece gli elementi iconici dell’area: in primis la fabbrica stessa, e soprattutto la centrale termica con la sua ciminiera, un landmark importantissimo in Legnano poiché si tratta dell’unica rimasta di tutti fumaioli della città. Il nostro primo obiettivo è stato quello di ricucire l’area al tessuto al suo intorno, aprendola in parte verso la città e restituendole spazi di vita urbana e comune. Abbiamo ritracciato degli assi all’interno del complesso, rendendolo permeabile ad una mobilità dolce, ed attivando quindi la connessione tra il centro e la stazione tramite i percorsi interni. Dal punto di vista funzionale, abbiamo deciso di mantenere e valorizzare la mixité che era già presente quando la fabbrica ancora funzionava: essa costituiva infatti una città nella città, dotata di una parte produttiva, di una amministrativa, di edifici residenziali e religiosi. Abbiamo quindi ripreso e mantenuto l’idea di un nucleo centrale, costituito dall’edificio stesso della fabbrica, notevolissimo per dimensioni e qualità architettonica, e siamo invece andate ad agire su tutto il confine dell’area. Abbiamo disposto una nuova corona di funzioni intorno alla fabbrica, dipendenti ed in dialogo con essa, allo stesso tempo aprendo tutte queste nuove attività alla città. Per sviluppare questi punti abbiamo preso in considerazione il PGT, le cui linee guida ci hanno in parte dirette nel progetto, e soprattutto le iniziative sociali e di comunità della città di Legnano, tra cui il Bilancio Partecipativo, che riflette le esigenze e l’operosità sociale della città. Abbiamo quindi ricercato delle attività che fossero compatibili con le direttive urbane di Legnano, con la dimensione dell’area, che rende difficile un riuso univoco, e anche con un possibile coinvolgimento del Comune nella sua gestione. Degli studi cinematografici completati da funzioni accessorie, visti degli esempi a Milano e in Italia, sono un tipo di occupazione che potrebbe permettere di sfruttare gli ampi spazi della fabbrica, e allo stesso tempo accompagnarsi ad una serie di servizi di carattere pubblico. A livello architettonico, gli interventi sono mirati soprattutto agli spazi interni, vista l’iconicità di molte delle facciate e dei materiali del complesso. Abbiamo cercato di dare un’unità e una coerenza agli spazi pubblici, rendendone permeabili i confini. Grazie alle demolizioni, abbiamo potuto prevedere una nuova area verde, che fosse al tempo stesso una risorsa per gli studi, e un parco pubblico, di piccole dimensioni ma di grande impatto sul tessuto compatto del centro. Un nuovo volume, che ospita degli spazi di conferenza e seminari ed un ristorante, l’unica nuova costruzione da noi prevista, si inserisce nello skyline e dialoga con l’esistente. Il nostro primo contatto con la Manifattura di Legnano è stato all’interno del laboratorio Architectural Preservation Studio dell’anno accademico 2015/2016, tenuto dal professor Francesco Augelli, con i proff. Francesca Lanz e Rajendra Singh Adhikari. Il progetto è stato per noi molto significativo per varie ragioni: per una riflessione urbana e funzionale, sul ruolo che un’area abbandonata di questo tipo può tornare ad ricoprire, nel contesto di una piccola città; a livello architettonico e di riuso, spingendoci ad uno studio di strategie di intervento possibili, in risposta ad un luogo con una forte identità che andava compresa e preservata; e più in dettaglio, ci ha permesso di studiare materiali e tecniche di intervento, puntuali e che allo stesso tempo riflettano una strategia più ampia. L’area ha consentito, per la sua grande dimensione e la sua complessità, di avere un approccio ampio ad un intervento architettonico che tenta di comprendere e di rispondere ai tanti aspetti di un progetto di vasta scala.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/137275