The Olympia vessel. A model-type sport infrastructure for Genoa

The today’s settlements more often addressed to a multi-scalar sustainability of the interventions, as well as the exhausted liminal spaces belonging to a stratified future, are here assumed as scenery for a Mediterranean culture always housed somewhere-else, or a milieu for the “broken landscape” of Genoa-Foce district. The proposal, addressed to arrange a fragmented geography, is designed to re-establish linkages between maritime infrastructures usages and licentiousness of seaside resorts, and between vehicle’s fast runs and the lingering of the walks, in a no-man’s land hosting educational or hospitality –facilities for a site where the very lowliest serving-utility relics, are next to Monasteries. A place suspended between Sea and Ground, East and West. A ubiquitous scene characterized by the peculiarity of the shore-line and by the historical of the palimpsest, always back-yard for something-else: a terrain in the back of city for having deposits, the rear of the Coast to house Bathing-facilities, Fair-ground and Ship-yards, the underneath of the light-house listed as No. 1575 at E.F. register; neither the mouth of Bisagno creek, a little beyond for its outlet to the sea, nor the aristocratic sea-side. Sofia Loren or Rosanna Schiaffino and the “Dolce Vita” Times, are vanishing pictures as well as are the very first Origins of the place, still waiting for a non-started restoration: a broken promise yet available with-in the holy of the Sea and the roughness of its people. Finally, the project-design planned detects the footprints remained, offering to the Easter part of city its own recreational vessel: agora during week, stage on the days devoted to Olympia, the infrastructure here depicted, looks back to the tradition of the Italian Modernism and its monumental attitude, playing with the newest of the military ships and their “cubist” shapes. On the yard, seashore for a stand among the lands, as the etymology of Mediterranean whispers, the water-reflection softly touches the bilge-blocks of a keel, always and ever awake to leave docks.

L’odierno scenario insediativo sempre più rivolto ad una sostenibilità scalare degli interventi o ancora, le scorie liminari di un territorio stratificato, consistono il proscenio per una cultura mediterranea che da sempre risiede nell’altrove, in cui la forma del progetto, fruendo del “paesaggio interrotto” di Genova-Foce, s’incarica di intessere gli innumerevoli lacerti di una memoria geografica contesa tra le necessità marittime e le licenziosità balneari; tra il correre dei veicoli e l’indugiare delle passeggiate, là dove la città si ritrae nell’utilitarismo di servizi scolastici e ricettivi, abbandonando l’infimo dei propri relitti ingegneristici accanto al sacro dei monasteri. Identità sospesa tra terra e mare, tra levante e ponente, il palinsesto storiografico marchia indelebilmente il carattere geografico di una linea di costa da sempre ubiqua: retro per la città che quì abbandona i riposti di sgombero; retro per il litorale un tempo aristocratico passeggio, retro per gli stabilimenti balneari e per il complesso della fiera o dei cantieri navali; ai piedi del segnalamento numero 1575 E.F., in fondo al torrente Bisagno ma un poco al di là del proprio sbocco a mare ed infine tangente all’asse viario che conduce “oltre”, alle più nobili riviere. Sofia Loren, Rosanna Schiaffino e la Dolce Vita sono oramai fotografie di una sbiadita presenza come lo sono le origini di un luogo che ancor’oggi pazienta per un recupero mai avviato: promessa infranta ad oscillare tra il sacro del mare e la trivialità delle genti. Il progetto muove dunque a fruizione le impronte-tutte del passato, offrendo alla città di Levante il proprio invaso ricreativo: agorà del quotidiano, stadio nei giorni consacrati ad Olimpia, l’infrastruttura consegue la monumentalità propria del Razionalismo Italiano, rimodellandone le forme nel cubismo delle odierne “navi grigie”. Sullo scalo, sponda dello stare tra le terre, il riverbero dell’acqua accarezza i puntoni di un vascello di cemento, ora armato.