The shelter. Alpine architecture for a nursery-school

Eastern of the city of Trento, downstream of Piné Uplands, along the main connection between Adige and Fiemme Valleys, the project-area sets the typical sensory of an Alpine Landscape, wherein the stillness of the water follows the roughness of the rocks and the indulgence of the meadows cuts the austerity of the woods. A scenario in which larches and fir –trees are use to fence mountain-dwellings, and the villages are use to survey the Trans-regional slow-mobility network and the local S.A.T. path-ways, both available as winter-sport netting-infrastructure. According to Local Authorities as well as to landscape peculiarities, the frame-work figures-out a multi-functional synesthetic project-design, also addressed to depict new identities for local dwellings (rural buildings as, for instance, cattle huts) and to keep memories and remembrances of the World War I. Small settlements made by wood or stone, war-relics in concrete and porphyries –works, are the cultural backdrop for a geomorphology continentally remarkable (here the biggest porphyry area Europe-wide, and here are the offshoots of a huge European effusive deposits). “The Shelter”, is a model-type building announcing deep linkages with matter (raw-stones, woods, concrete and plants), molding the tactility to arrange a space finally held by disable-people, and to whom are daily training their own senses. Hands run along handrails, feet tread ramps and down to the lobby, the forehead perceives the sun. Laid on an existing trail, the aisle is spotted by softly lights: here everything is predicted to orient blind-people and to improve sensory processing – especially for children, in a building designed as infrastructure for wayfarers or hut for hikers, but mainly as a Nursery-school hosting social facilities for the community, in the attempt to preserve and harbour the memory for the future.

A est della città di Trento, a monte dell’Altopiano di Pinè, lungo il principale collegamento tra le valli dell’Adige e di Fiemme, il sito esprime le sensorialità di un paesaggio alpino dove la calma dell’acqua si alterna alla scabrosità delle rocce; la gentilezza dei manti prativi alla severità dei boschi, per uno scenario in cui larici e abeti confinano gli attestamenti montani: numi per la rete di mobilità dolce e per quella dei cammini S.A.T., in un’infrastruttura altresì attrezzata per il diporto invernale. Il diorama programmatico inerito con le Autorità locali, conduce il progetto ad una multi-funzionalità sinestesica fondata sulle caratterizzazioni paesistiche d’ambito. Viene così approntata una nuova identità per la cultura materiale autoctona (alpeggi e malghe), volgendone altresì la memoria alle rimembranze della Grande Guerra. I fronti vallivi, le nuclearità insediative di sasso e legname, i cementi ed i porfidi dei relitti bellici, allestiscono un apparato scenico plasmato da una geomorfologia di valore continentale (quì la più ampia area di porfido d’Europa; quì la vastità, anch’essa con primato europeo, di giacimenti vulcanici effusivi). “The Shelter” si pone dunque quale realtà sperimentale intimamente associata alla materia (pietra, legnami, calcestruzzi, sostanza vegetale), modellandone la tattilità per uno spazio ora detenibile anche da chi la vita ha voluto diversamente abile e, al contempo, dedicandosi a coloro che esercitano i propri sensi attraverso la quotidiana scoperta del mondo. Le mani corrono lungo i muri, i piedi varcano le rampe e nel vestibolo la fronte percepisce il sole; sulla dorsale distributiva, in riposo sulla curva di livello del sentiero esistente, le luci si fanno timide: tutto concorre a pilotare i non vedenti e a far crescere la sensorialità dei “cuccioli” normodotati. Si allestisce dunque un’infrastruttura per viandanti, un riparo per escursionisti sorpresi dai temporali; una scuola per l’infanzia dove albergare la socialità comunitaria, uno scrigno a preservarne le memorie del futuro.