Upgrading (in)formality : a study on slums of Bangalore and a community center in the spontaneous urbanization

Almost 1 billion people or 14 percent of the world’s population, live in slums, the majority of them in the developing countries. The locus of global poverty is migrating to the cities, a process recognized as ‘urbanization’ resulting in growing and large-scale informal and squatter settlements in urban centers. Significant improvement in the lives of slum dwellers not only addresses the needs of slum dwellers for their shelter, but also the broader problem of poverty, especially unemployment, low incomes and a lack of access to the basic urban services. India being one of the leading developing countries has around 300 million people living in metropolitan areas. This has greatly caused problems of squatter settlements, with so many people over crowding cities and thus forcing people to live in slums. The city of focus, Bangalore is the capital of the South Indian state of Karnataka. It is referred to as the ‘Silicon Valley ‘ or ‘IT capital of India’. With a metropolitan population of about 11.5 million, it is the third most populous city and fifth most populous urban agglomeration in India. Over the last 20 years the economy of the city has increased great leaps, and is now providing an abundance of employment opportunities for people from all walks of life and hence attracting people from rural areas to migrate to the city. This migration has created immense stress on civic amenities of the city with people from rural areas ending up living in what can be termed as ‘slums’ or ‘informal urban formations’. These people are often deprived of basic urban services. In this regard, an upgrading act will remarkably help in revitalizing the slum neighbourhoods of the city. The project is a ‘community center’ in a potential location within the ‘spontaneous urbanization’. It is planned to improve, transform and revitalize the social conditions and overall quality of life of the urban poor residing in slums. The center fosters a holistic mix of educational, health and income generating activities which can help to improve the current infrastructure and living conditions in slums. It is designed with sustainable building strategies to have minimum negative environmental impact through efficient and moderation in use of materials, energy etc. It operates as an informal school for teaching, and training areas/workshops for artisan trades like weaving, tailoring, pottery, handicrafts, carpentry etc. Multiple courtyards are designed to function as social gathering spaces for the local community. The center also hosts vital activities like community kitchens and dining spaces, public toilets, public library, market and retail spaces, multi-purpose community areas. It also includes administrative areas and residential areas for the staff and volunteers. The idea is to understand the needs of the slum dwellers, and infiltrating architecture and experience into their lives in this attempt to solve the problem of urban sprawls.

Quasi 1 miliardo di persone o il 14% della popolazione mondiale vive in baraccopoli, la maggior parte di loro nei paesi in via di sviluppo. Il luogo della povertà globale sta migrando verso le città, un processo riconosciuto come "urbanizzazione" che si traduce in insediamenti informali e abusivi in crescita e su larga scala nei centri urbani. Il miglioramento significativo della vita degli abitanti delle baraccopoli non solo affronta le esigenze degli abitanti delle baraccopoli per il loro rifugio, ma anche il più ampio problema della povertà, in particolare la disoccupazione, i bassi redditi e la mancanza di accesso ai servizi urbani di base. L'India è uno dei principali paesi in via di sviluppo e conta circa 300 milioni di persone che vivono nelle aree metropolitane. Ciò ha causato gravi problemi agli insediamenti abusivi, con così tante persone che affollano le città e costringono così le persone a vivere nelle baraccopoli. La città di messa a fuoco, Bangalore è la capitale dello stato del sud indiano del Karnataka. Si chiama "Silicon Valley" o "IT capital of India". Con una popolazione metropolitana di circa 11,5 milioni, è la terza città più popolosa e il quinto più popoloso agglomerato urbano dell'India. Negli ultimi 20 anni l'economia della città ha fatto passi da gigante, e ora offre un'abbondanza di opportunità di lavoro per le persone di tutti i ceti sociali e quindi attira gente dalle zone rurali per migrare verso la città. Questa migrazione ha creato un immenso stress sui servizi civici della città con persone provenienti da aree rurali che finiscono per vivere in quelle che possono essere definite "baraccopoli" o "formazioni urbane informali". Queste persone sono spesso private dei servizi urbani di base. A questo proposito, un atto di aggiornamento contribuirà notevolmente a rivitalizzare i quartieri degradati della città. Il progetto è un "centro comunitario" in una posizione potenziale all'interno dell '"urbanizzazione spontanea". Si prevede di migliorare, trasformare e rivitalizzare le condizioni sociali e la qualità generale della vita dei poveri urbani residenti nelle baraccopoli. Il centro promuove un mix olistico di attività educative, sanitarie e generatrici di reddito che possono aiutare a migliorare l'attuale infrastruttura e le condizioni di vita nelle baraccopoli. È stato progettato con strategie di costruzione sostenibili per avere un minimo impatto ambientale negativo attraverso l'efficienza e la moderazione nell'uso di materiali, energia ecc. Funziona come una scuola informale per l'insegnamento e aree di formazione / workshop per mestieri artigianali come tessitura, sartoria, ceramica, artigianato , falegnameria ecc. I cortili multipli sono progettati per funzionare come spazi di aggregazione sociale per la comunità locale. Il centro ospita anche attività vitali come cucine di comunità e spazi da pranzo, bagni pubblici, biblioteca pubblica, spazi commerciali e di vendita, aree di comunità polifunzionali. Comprende anche aree amministrative e aree residenziali per lo staff e i volontari. L'idea è quella di comprendere le esigenze degli abitanti delle baraccopoli e di infiltrarsi nell'architettura e nell'esperienza delle loro vite in questo tentativo di risolvere il problema degli scogli urbani.