The project proposes the reuse of a sea mine depot from 1917 in Christianshavn area in Copenhagen. The intervention finds its significance into the urban regeneration process that uses the architectural project as a tool for borders requalification. This strategy for the rehabilitation of existing buildings its not relevant for the single building, but for an entire corpus spread around the city. Working on the edge of a system that is characterized by its undefined nature give the possibility for the creation of a model for the open city, where are defined ambiguous edges between parts of the city itself. The purpose of the building is to ‘cure’ inner discontinuity that are existing into the public park and, at the same time, to become a border-membrane, as an infrastructure able to deal with the landscape and social interaction. Its use as a centre for the production of scenographies it’s located in a already existing network of activities related to culture, art and craftsmanship concentrated in Christianshavn area. Part of this network are the schools, Christiania community and all of those shared spaces that had found their room inside pre-existing building from the military or industrial era. The city as a collective project comprehends the production as a part of it. The project shows the necessity to make visible production spaces in order to show different skills. The project explores the different possibilities of interaction between public and production, imagining a scenario in which spaces for production become performance itself. The themes of the project are based on the interpretation of the ‘objet trouvè’ and the existing relations between building and the character of the site. The building shows in a coherent figure ground, which is the overlapping of two different planning approaches, an hybridization. The project defines the relationship with the two ‘piazze d’acqua’ and the different levels of ground, as they are the foundation principle of form. The existing building offers a support, an already affected ground surface. Its extension valorizes the scarsity of its formal and material characters and proposes an intervention on the architectural scale that aims to be coherent with the pre-existing context ‘as found’.

Il progetto si occupa del recupero di un deposito di mine marine del 1917 nell’area di Christianshavn a Copenhagen. L’intervento trova il suo significato nell’essere incluso all’interno di un processo di rigenerazione urbana che si serva del progetto architettonico come strumento di riqualificazione dei bordi. Questa strategia di recupero dell’esistente assume la propria rilevanza al di fuori del recupero del singolo manufatto, nel momento in cui si occupi di un intero corpus distribuito in una parte di città. Lavorare sul bordo di un sistema che presenti un carattere di indeterminatezza dà la possibilità di delineare un modello di città aperta, per la quale si costituiscano confini ambigui tra le sue diverse parti. L’obiettivo è quello che da una parte l’edificio vada a cucire la lacerazione esistente all’interno del sistema del parco pubblico in cui si trova e allo stesso tempo persegua la strada del bordo-membrana, secondo la quale si presenti come infrastruttura capace di assumere un ruolo nei confronti del paesaggio e gestire le interazioni sociali. La funzione di centro di produzione scenografica si inserisce in una serie di servizi relativi alla cultura, all’arte e all’attività artigianale concentrati dell’area di Christiansavn, legati all’isola delle scuole, a Christiania e a tutte quelle attività che si sono insediate all’interno di edifici dell’era industriale-militare sfruttandoli come spazi condivisi. La città come progetto collettivo comprende la produzione come parte di esso. Il progetto si fonda sulla necessità di rendere visibili gli spazi di produzione in modo tale che le persone siano testimoni delle diverse capacità. Sono, dunque, indagati i confini e le possibilità di interazione tra il pubblico e la produzione all’interno di questi spazi, delineado uno scenario nel quale gli spazi di produzione diventino spettacolo essi stessi. L’interpretazione dell’ ‘objet trouvé’ e delle relazioni che sussistono di volta in volta tra l’edificio e le condizioni imposte dal luogo, fondano i temi affrontati dal progetto. Il suo rapporto ambiguo col paesaggio dimostra una variazione di quelle che sono le norme applicate al territorio circostante. L’edificio mette in mostra, all’interno di un figure ground coerente e risultato del sovrapporsi di due impianti, un’ibridazione. Il progetto si occupa di definire il rapporto con le piazze d’acqua ed i salti orografici, nella misura in cui questi sono principio generativo della forma stessa. L’edificio offre un appoggio, una superficie di suolo già intaccata. La sua estensione, nella valorizzazione della ‘scarsity’ dei suoi caratteri formali e materici, delinea un metodo di intervento per la scala architettonica secondo il quale l’edificio trovi il proprio carattere in maniera coerente rispetto al contesto preesistente, ‘as found’.

Sominedepotet, as found. Progetto di un centro per la produzione teatrale

MALAVOLTI, GRETA CATERINA
2016/2017

Abstract

The project proposes the reuse of a sea mine depot from 1917 in Christianshavn area in Copenhagen. The intervention finds its significance into the urban regeneration process that uses the architectural project as a tool for borders requalification. This strategy for the rehabilitation of existing buildings its not relevant for the single building, but for an entire corpus spread around the city. Working on the edge of a system that is characterized by its undefined nature give the possibility for the creation of a model for the open city, where are defined ambiguous edges between parts of the city itself. The purpose of the building is to ‘cure’ inner discontinuity that are existing into the public park and, at the same time, to become a border-membrane, as an infrastructure able to deal with the landscape and social interaction. Its use as a centre for the production of scenographies it’s located in a already existing network of activities related to culture, art and craftsmanship concentrated in Christianshavn area. Part of this network are the schools, Christiania community and all of those shared spaces that had found their room inside pre-existing building from the military or industrial era. The city as a collective project comprehends the production as a part of it. The project shows the necessity to make visible production spaces in order to show different skills. The project explores the different possibilities of interaction between public and production, imagining a scenario in which spaces for production become performance itself. The themes of the project are based on the interpretation of the ‘objet trouvè’ and the existing relations between building and the character of the site. The building shows in a coherent figure ground, which is the overlapping of two different planning approaches, an hybridization. The project defines the relationship with the two ‘piazze d’acqua’ and the different levels of ground, as they are the foundation principle of form. The existing building offers a support, an already affected ground surface. Its extension valorizes the scarsity of its formal and material characters and proposes an intervention on the architectural scale that aims to be coherent with the pre-existing context ‘as found’.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
20-dic-2017
2016/2017
Il progetto si occupa del recupero di un deposito di mine marine del 1917 nell’area di Christianshavn a Copenhagen. L’intervento trova il suo significato nell’essere incluso all’interno di un processo di rigenerazione urbana che si serva del progetto architettonico come strumento di riqualificazione dei bordi. Questa strategia di recupero dell’esistente assume la propria rilevanza al di fuori del recupero del singolo manufatto, nel momento in cui si occupi di un intero corpus distribuito in una parte di città. Lavorare sul bordo di un sistema che presenti un carattere di indeterminatezza dà la possibilità di delineare un modello di città aperta, per la quale si costituiscano confini ambigui tra le sue diverse parti. L’obiettivo è quello che da una parte l’edificio vada a cucire la lacerazione esistente all’interno del sistema del parco pubblico in cui si trova e allo stesso tempo persegua la strada del bordo-membrana, secondo la quale si presenti come infrastruttura capace di assumere un ruolo nei confronti del paesaggio e gestire le interazioni sociali. La funzione di centro di produzione scenografica si inserisce in una serie di servizi relativi alla cultura, all’arte e all’attività artigianale concentrati dell’area di Christiansavn, legati all’isola delle scuole, a Christiania e a tutte quelle attività che si sono insediate all’interno di edifici dell’era industriale-militare sfruttandoli come spazi condivisi. La città come progetto collettivo comprende la produzione come parte di esso. Il progetto si fonda sulla necessità di rendere visibili gli spazi di produzione in modo tale che le persone siano testimoni delle diverse capacità. Sono, dunque, indagati i confini e le possibilità di interazione tra il pubblico e la produzione all’interno di questi spazi, delineado uno scenario nel quale gli spazi di produzione diventino spettacolo essi stessi. L’interpretazione dell’ ‘objet trouvé’ e delle relazioni che sussistono di volta in volta tra l’edificio e le condizioni imposte dal luogo, fondano i temi affrontati dal progetto. Il suo rapporto ambiguo col paesaggio dimostra una variazione di quelle che sono le norme applicate al territorio circostante. L’edificio mette in mostra, all’interno di un figure ground coerente e risultato del sovrapporsi di due impianti, un’ibridazione. Il progetto si occupa di definire il rapporto con le piazze d’acqua ed i salti orografici, nella misura in cui questi sono principio generativo della forma stessa. L’edificio offre un appoggio, una superficie di suolo già intaccata. La sua estensione, nella valorizzazione della ‘scarsity’ dei suoi caratteri formali e materici, delinea un metodo di intervento per la scala architettonica secondo il quale l’edificio trovi il proprio carattere in maniera coerente rispetto al contesto preesistente, ‘as found’.
Tesi di laurea Magistrale
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