The research wants to analyze the new forms of museography which are related to the narrative museums through the study of the most influent offices that works in these thematic. The focus is about the museographical aspects because to restrict the field of the research which has been conduced also through interviews with architects and other experts involved in museums configuration. The research presents some paradigmatic concepts that are at the basis of the narrative museums that are: the first of course the narrativity, the technology and the scenography - which is the combination between the space of the exhibition the message that has to be communicated and the media has mediator of communication in a narrative way. The concept of sensitive environment in the museum project is considered as an actual ecosystem: a place in which there is an interrelation between the virtual component and the physical presence, between the specific content and the experience of each visitor. The actual situation makes possible to reintroduce a choral, participatory dimension which is related to the point of developing a ritualistic form. It becomes a place with which a community can identify. I look at the significant of a public function which the museum institution can rediscover and re-establish, and which stems from the need to place the relentless phenomenon of homogenization alongside the promotion of originality and diversity. The hypertext structure of the narration and the multitude of documentary fragments makes it possible to tell the story in non–linear style and without the need for a single point of view. The presentation of the event through the juxtaposition of original documents or oral accounts creates an accumulation of fragments which are superimposed upon an individual and systematic explanation, they can be seen as a moveable unit in an open structure, with the possibility of always being recombined. It is possible in this way to create different versions of interpretations of historical facts depending even upon the visitor’s personal point of view or cultural background. In addition to displaying exhibits, the museum also has to consider the language used for displaying them. It is therefore necessary to be aware that each technical and narrative device is itself part of the exhibition. The design project creates a two-fold staging situation over which extreme care must be taken. The equipment is an integral part of the narrative aim of the exhibition.  

La ricerca vuole analizzare il pensiero e i metodi progettuali che, all’interno del vastissimo mondo dei musei e degli allestimenti, viene oggi a prendere il nome di museo narrativo. Con questo termine si vuole intendere un ambito, forse meglio dire un metodo, estremamente articolato e complesso della progettazione architettonica degli interni che prevede, da sempre ma oggi più che mai, la messa in atto di un’intricata rete di collaborazioni tra diverse figure professionali e disciplinari il cui obiettivo è quello di una progettazione corale, aperta, votata a coinvolgere lo spettatore all’interno di un’esperienza unica e irripetibile. Tra le componenti fondamentali di questa modalità progettuale si trova l’immersività: un’esperienza atta a coinvolgere lo spettatore non solo a livello delle emozioni, ma anche nel fisico. In questo senso il progetto architettonico è chiamato a farsi promotore di una relazione identitaria, universale e unica allo stesso tempo. Si può quindi parlare di una progettualità che deve essere comportamentale ed etica al tempo stesso, che sia capace di generare relazioni a diverse scale, con diversi attori, sia nella sua genesi progettuale, sia nel suo compito finale. Nella prima parte della ricerca si è indagato il tema della narrazione intesa non solo come una tecnica comunicativa, ma come un bisogno primario e biologico dell’uomo. Da sempre il bisogno di conoscere si muove in parallelo con quello di raccontare, in modo da condividere e tramandare la visione che abbiamo del mondo e di ciò che in esso accade. Poiché l’atto del narrare implica necessariamente temporalità, dunque in ambito museale si hanno due tempi: l’uno riconducibile al dare testimonianza, l’altro all’agire nel tempo. L’idea di museo di narrazione implica quindi la tensione alla testimonianza del sé nel tempo e nel mondo. In questo modo la narrazione diventa configurazione del mondo. Oltre alla ricerca bibliografica il presente lavoro è stato corredato da una serie di esperienze sul campo e di interviste ad alcuni tra i maggiori progettisti di tali spazi e ad altre figure professionali coinvolte come filosofi, professori e artisti. Si è cercato di costruire quindi un atlante di casi studio dove si mettono in luce strumenti, parametri e strategie in modo da individuare delle linee guida di questa progettazione. Rispetto a un mondo segnato dalla complessità multiculturale e multietnica, la sperimentazione che riesce a creare gruppi, aperti e flessibili rappresenta un modello possibile di orientamento, può costituire motore dinamico di una rete di capacità, di creatività e di professionalità, ma anche di identità culturali e di consapevolezza civile.

Musei di narrazione, tra parole e progetti. Modelli comunicativi per gli spazi dell'esporre d'oggi

CAMPONOGARA, MARCELLA

Abstract

The research wants to analyze the new forms of museography which are related to the narrative museums through the study of the most influent offices that works in these thematic. The focus is about the museographical aspects because to restrict the field of the research which has been conduced also through interviews with architects and other experts involved in museums configuration. The research presents some paradigmatic concepts that are at the basis of the narrative museums that are: the first of course the narrativity, the technology and the scenography - which is the combination between the space of the exhibition the message that has to be communicated and the media has mediator of communication in a narrative way. The concept of sensitive environment in the museum project is considered as an actual ecosystem: a place in which there is an interrelation between the virtual component and the physical presence, between the specific content and the experience of each visitor. The actual situation makes possible to reintroduce a choral, participatory dimension which is related to the point of developing a ritualistic form. It becomes a place with which a community can identify. I look at the significant of a public function which the museum institution can rediscover and re-establish, and which stems from the need to place the relentless phenomenon of homogenization alongside the promotion of originality and diversity. The hypertext structure of the narration and the multitude of documentary fragments makes it possible to tell the story in non–linear style and without the need for a single point of view. The presentation of the event through the juxtaposition of original documents or oral accounts creates an accumulation of fragments which are superimposed upon an individual and systematic explanation, they can be seen as a moveable unit in an open structure, with the possibility of always being recombined. It is possible in this way to create different versions of interpretations of historical facts depending even upon the visitor’s personal point of view or cultural background. In addition to displaying exhibits, the museum also has to consider the language used for displaying them. It is therefore necessary to be aware that each technical and narrative device is itself part of the exhibition. The design project creates a two-fold staging situation over which extreme care must be taken. The equipment is an integral part of the narrative aim of the exhibition.  
BASSO PERESSUT, GIAN LUCA
BUCCI, FEDERICO
26-feb-2018
La ricerca vuole analizzare il pensiero e i metodi progettuali che, all’interno del vastissimo mondo dei musei e degli allestimenti, viene oggi a prendere il nome di museo narrativo. Con questo termine si vuole intendere un ambito, forse meglio dire un metodo, estremamente articolato e complesso della progettazione architettonica degli interni che prevede, da sempre ma oggi più che mai, la messa in atto di un’intricata rete di collaborazioni tra diverse figure professionali e disciplinari il cui obiettivo è quello di una progettazione corale, aperta, votata a coinvolgere lo spettatore all’interno di un’esperienza unica e irripetibile. Tra le componenti fondamentali di questa modalità progettuale si trova l’immersività: un’esperienza atta a coinvolgere lo spettatore non solo a livello delle emozioni, ma anche nel fisico. In questo senso il progetto architettonico è chiamato a farsi promotore di una relazione identitaria, universale e unica allo stesso tempo. Si può quindi parlare di una progettualità che deve essere comportamentale ed etica al tempo stesso, che sia capace di generare relazioni a diverse scale, con diversi attori, sia nella sua genesi progettuale, sia nel suo compito finale. Nella prima parte della ricerca si è indagato il tema della narrazione intesa non solo come una tecnica comunicativa, ma come un bisogno primario e biologico dell’uomo. Da sempre il bisogno di conoscere si muove in parallelo con quello di raccontare, in modo da condividere e tramandare la visione che abbiamo del mondo e di ciò che in esso accade. Poiché l’atto del narrare implica necessariamente temporalità, dunque in ambito museale si hanno due tempi: l’uno riconducibile al dare testimonianza, l’altro all’agire nel tempo. L’idea di museo di narrazione implica quindi la tensione alla testimonianza del sé nel tempo e nel mondo. In questo modo la narrazione diventa configurazione del mondo. Oltre alla ricerca bibliografica il presente lavoro è stato corredato da una serie di esperienze sul campo e di interviste ad alcuni tra i maggiori progettisti di tali spazi e ad altre figure professionali coinvolte come filosofi, professori e artisti. Si è cercato di costruire quindi un atlante di casi studio dove si mettono in luce strumenti, parametri e strategie in modo da individuare delle linee guida di questa progettazione. Rispetto a un mondo segnato dalla complessità multiculturale e multietnica, la sperimentazione che riesce a creare gruppi, aperti e flessibili rappresenta un modello possibile di orientamento, può costituire motore dinamico di una rete di capacità, di creatività e di professionalità, ma anche di identità culturali e di consapevolezza civile.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/138814