Taking care of the project of the minimum spaces necessary to host the life of a person in custody must have as its only strategy that of pursuing the aim of re-education. The approach of an architect who approaches the design of a penitentiary structure can not neglect the concept of surface: the walls that define the prison's space, preventing its sight, hide a complex and articulated reality made up of physical elements, organizational aspects but also, and above all, of human beings. The quality of the space, especially if of small dimensions, must in any case guarantee the respect of the minimum conditions of habitability as well as the recognition and respect of collective memories and values. Too often, unfortunately, this theme is completely removed from the interest of the society of the "free" and administrations, due to a detachment caused not only by the physical presence of the isolation devices (wall or gate) but also by the primordial association of thought between a violation of a norm and a punitive retaliation. This mechanism damages human dignity and is also a violation of the Universal Declaration of Human Rights. In the face of all these considerations, a rehabilitation of the prison system is closely linked to the need to reduce the distance between inside and outside through the involvement of free citizens aimed at acquiring a sensitivity to the dynamics of life in a "restricted universe" .

Occuparsi del progetto degli spazi minimi necessari ad ospitare la vita di un soggetto in regime di custodia deve avere come unica strategia quella di perseguire lo scopo della rieducazione. L’approccio di un architetto che si accosta al progetto di una struttura penitenziaria, non può tralasciare il concetto di superficie: i muri che definiscono lo spazio del carcere, impedendone la vista, nascondono una realtà complessa ed articolata fatta di elementi fisici, aspetti organizzativi ma anche, e soprattuto, di esseri umani. La qualità dello spazio, sopratutto se di piccole dimensioni, deve in ogni caso garantire il rispetto delle condizioni minime di abitabilità nonchè il riconoscimento ed il rispetto di memorie e valori collettivi. Troppo spesso, purtroppo, questo tema viene del tutto rimosso dall’interesse della società dei “liberi“ e dalle amministrazioni, a causa di un distacco provocato non solo dalla presenza fisica dei dispositivi di isolamento (muro o cancello) ma anche dalla primordiale associazione di pensiero tra violazione di una norma e ritorsione a scopo punitivo. Questo meccanismo va a ledere la dignità umana e i rappresenta anche una violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A fronte di tutte queste considerazioni, un risanamento del sistema carcerario, è strettamente connesso alla necessità di ridurre la distanza tra interno ed esterno attraverso il coinvolgimento dei liberi cittadini finalizzato all’acquisizione di una sensibilità rispetto alle dinamiche di vita in un “universo ristretto”.

Dove convivono pena e rispetto della dignità umana. Un approccio architettonico al tema tramite il caso di Verziano

SACCO, OTTAVIA;SINA, FRANCESCA
2016/2017

Abstract

Taking care of the project of the minimum spaces necessary to host the life of a person in custody must have as its only strategy that of pursuing the aim of re-education. The approach of an architect who approaches the design of a penitentiary structure can not neglect the concept of surface: the walls that define the prison's space, preventing its sight, hide a complex and articulated reality made up of physical elements, organizational aspects but also, and above all, of human beings. The quality of the space, especially if of small dimensions, must in any case guarantee the respect of the minimum conditions of habitability as well as the recognition and respect of collective memories and values. Too often, unfortunately, this theme is completely removed from the interest of the society of the "free" and administrations, due to a detachment caused not only by the physical presence of the isolation devices (wall or gate) but also by the primordial association of thought between a violation of a norm and a punitive retaliation. This mechanism damages human dignity and is also a violation of the Universal Declaration of Human Rights. In the face of all these considerations, a rehabilitation of the prison system is closely linked to the need to reduce the distance between inside and outside through the involvement of free citizens aimed at acquiring a sensitivity to the dynamics of life in a "restricted universe" .
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
20-apr-2018
2016/2017
Occuparsi del progetto degli spazi minimi necessari ad ospitare la vita di un soggetto in regime di custodia deve avere come unica strategia quella di perseguire lo scopo della rieducazione. L’approccio di un architetto che si accosta al progetto di una struttura penitenziaria, non può tralasciare il concetto di superficie: i muri che definiscono lo spazio del carcere, impedendone la vista, nascondono una realtà complessa ed articolata fatta di elementi fisici, aspetti organizzativi ma anche, e soprattuto, di esseri umani. La qualità dello spazio, sopratutto se di piccole dimensioni, deve in ogni caso garantire il rispetto delle condizioni minime di abitabilità nonchè il riconoscimento ed il rispetto di memorie e valori collettivi. Troppo spesso, purtroppo, questo tema viene del tutto rimosso dall’interesse della società dei “liberi“ e dalle amministrazioni, a causa di un distacco provocato non solo dalla presenza fisica dei dispositivi di isolamento (muro o cancello) ma anche dalla primordiale associazione di pensiero tra violazione di una norma e ritorsione a scopo punitivo. Questo meccanismo va a ledere la dignità umana e i rappresenta anche una violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A fronte di tutte queste considerazioni, un risanamento del sistema carcerario, è strettamente connesso alla necessità di ridurre la distanza tra interno ed esterno attraverso il coinvolgimento dei liberi cittadini finalizzato all’acquisizione di una sensibilità rispetto alle dinamiche di vita in un “universo ristretto”.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/140605