Holistic place

Holistic place is a project proposal born from the idea that in the collective imagination the contemporary architecture of the interior is a "room". These are minor, delicacies, small riches that change the space taking care of what is there. In the twentieth century, public space emerged as a complex landscape, devastated by car traffic, privatization and recognition recognition of a community. The story of the urban interstice not far from Parco Sempione between San Giovanni alle Muro, Via Porlezza and via Giorgio Giulini. indeed, Sometimes there are things that are in a room and that are less visible, but that are part of it. [...] Not so if it's a problem, but there's something in that space that's not really what it is. To which it is necessary to pay attention to understand it. In any case, I find it very interesting to make it visible or unmask it, or neutralize it, or bring it into balance. Here is what it is, that you have a place in clear experience - what is, is visible. Thus the thought expressed by Krijn De Koning, intones the desire to know and make known the mystery of the scars that the social space I need. The architectural process becomes so complex on the occasion of having value to the action of primitive man, as well as the first true form of planning. The sum of conventional and non-conventional actions - implemented by different groups (ethnic, religious, political, etc.) - define a system of rituals to be followed in a place that Nancy Silverton calls "bell tower" because it means "Campanile has two meanings means "bell tower", but it is also "the place of the meeting." So you would say "I will meet you at the bell tower". »That is, a place to recognize yourself, a meeting point. responding to these same collective and personal needs, that a new planning strategy involves the limit between public and private - as regards a public space as the decomposition of a building, a set of elements (holistic) and spaces, able to play well one, and that together change the pre-existence.A sophisticated architecture, therefore, transformable, moving, involves behaving like a dilatandonsi and contracting according to the reflection of the personalities that inhabit.

Holistic place è una proposta progettuale nata dall’idea che nell’immaginario collettivo l’architettura contemporanea degli interni è una “stanza”. Si tratta invece di patrimoni minori, delicatezze, piccole ricuciture che cambiano lo spazio prendendosi cura di ciò che già c’é. Nel XX secolo, lo spazio pubblico, è emerso come un panorama complesso, devastato dal traffico automobilistico, la privatizzazione e il mancato riconoscimento di una comunità. Il perfetto racconto dell’interstizio urbano non distante da Parco Sempione tra vicolo San Giovanni sul Muro, via Porlezza e via Giorgio Giulini. Infatti, A volte ci sono cose che sono in una stanza e che sono meno visibili, ma che ne fanno parte. [...] Non so se questo è un problema, ma c’è qualcosa in quello spazio che non è proprio quello che è. A cui è necessario prestare attenzione per comprenderlo. Ad ogni modo, trovo che sia molto interessante renderlo visibile o smascherarlo, o neutralizzarlo, o portarlo in equilibrio. Ecco di cosa si tratta, che hai un posto in chiaroesperienza - ciò che è, è visibile. Così il pensiero espresso da Krijn De Koning, intona il desiderio di conoscere e far conoscere il mistero delle cicatrici che feriscono lo spazio sociale di cui i Milanesi reclamano l’esistenza e l’esperienza. Il processo architettonico diventa qui complesso nell’occasione di dare il giusto valore all’azione dell’uomo quale primitiva, nonché prima vera forma di progettazione. La summa di azioni convenzionali e non - implementate da diversi gruppi (etnici, religiosi, politici, etc) - definiscono un sistema di riti da compiersi in un luogo che Nancy Silverton chiamerebbe “campanile” poiché per esso si intenda, «Campanile has two meanings. it means “bell tower“, but it’s also “the meeting place”. So you would say, “I’ll meet you at campanile”». Cioè, uno spazio in cui riconoscersi, un punto di ritrovo. E’ per queste ragioni, quindi, per rispondere a quegli stessi bisogni collettivi e personali, che una nuova strategia progettuale coinvolga il limite tra pubblico e privato - per cui il secondo interviene per il primo in cambio di una prospettiva di qualità migliore - pensando a uno spazio pubblico come decomposizione di un edificio. Un insieme di elementi (olistici) e spazi, in grado di funzionare disgiuntamente l’uno dall’altro, e che insieme cambiano la preesistenza. Una architettura sofisticata, quindi, trasformabile, in movimento, capace di comportarsi come un organismo dilatandonsi e contraendosi secondo il riflesso delle personalità che la abitano.