Aree Archeologiche e Progetto di Architettura : Pompei il Tempio di Iside VIII,7,28

Designing in places where buildings already exist presupposes a knowledge, a comparison and an integration between what has been and what will be. This aspect is even more evident if the site in which we are going to design is a unique archaeological site, the worldwide relevant Pompeii. An architectural project in this place could not stop at the analysis of the state of fact, neglecting its historical evolution. The design process carried out in the area of the Sanctuary of Isis began with a thorough historical investigation. All the different aspects of the site were dealt with: from the cult of Isis, to the rites and functions of the Sanctuary, from the architectural functions to the transfor- mations that took place over the centuries, from iconographic symbology to the geometrical rela- tions of the parts. Analyses were the existing site were required, from the relationships between the surrounding constructions to the needs of modern users, in the awareness of not having to deal with the sanctity of a Sanctuary anymore, but a document-monument that has lost its original identity but doesn’t have to turn down into ruins. It was therefore necessary to ask questions about the character of each proposed intervention, on the dignity and coherence, on the legitimacy of each trait drawn. The design journey starts from an empty room with ancient perimeter walls made of lava stone and the sky as a roof. The needs of the site, in its problems and its limits, have defined the perimeter which directed the intervention, in the form of a corpus of requests that needed to be answered. The room is currently completely bare of the sacred paintings that once covered and defined the space, now preserved at the Archaeological Museum of Naples. For this reason, the project has set itself the task of recreating a suggestion of sacredness, recomposing the mystical charm of the cult that was practiced in this room. The intervention took shape from the identification of the sacred propor- tions between spaces and constructions that have governed the Temple of Isis for centuries; on them a new room has been set, within which other geometric figures come to life. Among all the arch, suggested by historical engravings by Giambattista Piranesi, chosen to recall in a direct way the suggestion of the celestial vault, sacred to the goddess Isis. With the same design methodology, a project was undertaken in the Large Theatre, in consideration of a direct relationship that linked it to the Iside Sanctuary, suggesting an intervention that would restore a connection between the two.

Progettare in luoghi dove esistono già delle costruzioni presuppone una conoscenza, un confronto e un’integrazione, tra quello che è stato e quello che sarà. Questo aspetto è ancora più evidente se il sito in cui si va a progettare è un luogo archeologico unico, di rilevanza mondiale come Pompei. Un progetto di architettura in questo luogo non poteva fermarsi all’analisi dello stato di fatto, tra- scurando la sua evoluzione storica. Il percorso progettuale compiuto nella zona del Santuario di Iside è per questo iniziato con un’ap- profondita indagine storica. Sono stati affrontati tutti i diversi aspetti del sito: dal culto Isiaco, ai riti e alle funzioni del Santuario, dalle caratteristiche architettoniche alle trasformazioni avvenute nei secoli, dalla simbologia iconografica ai rapporti geometrici delle parti. Sono state poi effettuate del- le analisi sull’esistente, dai rapporti tra gli edifici circostanti alle necessità degli utenti moderni, nel- la consapevolezza di non trovarsi più di fronte alla sacralità di un Santuario, ma ad un documento- monumento che ha perso la sua originaria identità e che non per questo non deve essere svilito a rudere. È stato pertanto necessario porsi interrogativi sul carattere di ogni intervento prospettato, sulla di- gnità e sulla coerenza, sulla legittimità di ogni tratto disegnato. Il viaggio progettuale inizia da una stanza vuota dagli antichi muri perimetrali in pietra lavica e il cielo scoperto come copertura. Le esigenze del sito, nelle sue problematiche e nei suoi limiti, hanno definito il perimetro entro cui orientare l’intervento, un corpus di richieste a cui occorreva dare una risposta. La stanza si trova al momento completamente spoglia delle pitture sacre che rivestivano e definiva- no lo spazio, oggi conservate al Museo Archeologico di Napoli. Il progetto si è prefissato per questo di ricreare una suggestione di sacralità, a ricomporre il mistico fascino del culto che veniva praticato in questa stanza. L’intervento ha preso forma dall’individuazione delle sacre proporzioni tra spazi e costruito che hanno governato per secoli il Tempio di Iside; su di esse è stata impostata una nuova stanza, entro la quale prendono vita altre figure geometriche. Fra tutte l’arco, suggerito da incisioni storiche di Giambattista Piranesi, scelto per richiamare in modo diretto la suggestione della volta celeste, sacra alla dea Iside. Con la stessa metodologia progettuale è stato affrontato un progetto nel Teatro Grande, in conside- razione di un rapporto diretto che lo legava al Santuario di Iside, suggerendo per questo un’inter- vento che ristabilisse una connessione tra i due.