If it was a sound, it would be a Jam session. If it was an image, it would be an archipelago. The character of the theme might be only exposed through a fragmentary narration, inorganic and errant, which can be better circumscribe at something that has not shape. In a variable-geometry present such as we are living in, the designer's profession is being practiced into a dynamic-complex environment which is extremely undetermined. Operating onto an undetermined entity, we are called to feel what could be possible through poietic-loop interventions, similar to temporary-reordered actions, while doing a sort of translation process that it is an interpreter of a continuous chance. This activity becomes not only a problem solving practice, but an answer generator, a process of transformation which has an invention value of relationship and reconfiguration. The thesis sustains that being creatives does not mean generating from nothing, but promoting an alteration of something that already exist: fostering an approach full of richness and energy in culture and social imaginary by putting forward the development through a comprehension of a "chance" like experience, poetics as well as critical methods. Design of Chance begins on observation of the uncertainty as a physical propriety of the world, with the aim to observe the shades of projects through four different lenses which were detected as an open-approach characteristics for a designer who can experimenting with a good and conscious attitude in what could happen. If the invention might be referred in what can do and how can do as well, then a designer should expand into a curator's role while he opens his boundaries to a space of "possible randomness". The target is to grown an ecosystem-based approach composed by thinking which is a perpetual reconfiguration. A cultural choice that invite all of us to image our activities connected no more with an only destiny, but lots of possible futures.

Se fosse un suono sarebbe una Jam session. Se fosse un’immagine, un arcipelago. Il tema trattato può essere esposto solo attraverso una narrazione frammentaria, disorganica ed errante, la più adatta a circoscrivere qualcosa che di forme non ne ha. In un 'presente a geometria variabile' come quello in cui viviamo, il designer si trova ad esercitare la propria professione in un ambiente complesso, dinamico, affollato ed estremamente indeterminato. Agendo su un'entità indeterminata, siamo chiamati a sentire ciò che può essere possibile attraverso continui interventi poietici simili ad azioni momentanee di ri-ordino, effettuando quello che potrebbe essere definito un processo di traduzione, interprete continuo del cambiamento. Tale attività diventa non più solo una pratica per risolvere problemi, bensì un generatore di domande, un processo di trasformazione che vive costantemente del valore inventivo della relazione e della riconfigurazione, quali strade per individuare «sensi possibili» da veicolare secondo la chiave della progettualità. La tesi sostiene che essere 'creativi' non significa generare qualcosa dal nulla, bensì favorire un'alterazione di ciò che già esiste: coltivare un approccio denso di ricchezza degli eventi e di energia esistente nelle manifestazioni della cultura e dell'immaginario sociale, avanzando la necessità di sviluppare una comprensione del 'caso' in quanto esperienza, poetica e metodo critico, principio potenziale di una pratica progettuale a pieno titolo. Design of Chance parte dall'osservazione dell'indeterminatezza quale proprietà fisica del mondo, condizione culturale e poetica della forma emersa durante il 900, proponendosi poi l'osservazione delle dinamiche progettuali attuali attraverso quattro lenti individuate arbitrariamente quali caratteristiche 'aperte alla possibilità' con cui il designer può sperimentare una buona e consapevole attitudine al 'divenire'. Se l'invenzione può nascere sia in ciò che facciamo, sia in come lo facciamo, allora la sensibilità del designer deve espandersi a quella di curatore, aprendosi allo spazio della 'casualità possibile' e alle relazioni come un richiamo alla serendipity; l'obiettivo è coltivare un approccio ecosistemico al progetto (Bateson, 1977), fatto di ordine vitale e di pensiero elastico, in perenne riconfigurazione evolutiva. Una scelta culturale che invita ad immaginare la nostra attività non più legata ad un destino unico, bensì a tanti possibili futuri.

Design of chance. Indeterminatezza e apertura nel design per un'espansione del ruolo del designer

MORACA, VALENTINA
2016/2017

Abstract

If it was a sound, it would be a Jam session. If it was an image, it would be an archipelago. The character of the theme might be only exposed through a fragmentary narration, inorganic and errant, which can be better circumscribe at something that has not shape. In a variable-geometry present such as we are living in, the designer's profession is being practiced into a dynamic-complex environment which is extremely undetermined. Operating onto an undetermined entity, we are called to feel what could be possible through poietic-loop interventions, similar to temporary-reordered actions, while doing a sort of translation process that it is an interpreter of a continuous chance. This activity becomes not only a problem solving practice, but an answer generator, a process of transformation which has an invention value of relationship and reconfiguration. The thesis sustains that being creatives does not mean generating from nothing, but promoting an alteration of something that already exist: fostering an approach full of richness and energy in culture and social imaginary by putting forward the development through a comprehension of a "chance" like experience, poetics as well as critical methods. Design of Chance begins on observation of the uncertainty as a physical propriety of the world, with the aim to observe the shades of projects through four different lenses which were detected as an open-approach characteristics for a designer who can experimenting with a good and conscious attitude in what could happen. If the invention might be referred in what can do and how can do as well, then a designer should expand into a curator's role while he opens his boundaries to a space of "possible randomness". The target is to grown an ecosystem-based approach composed by thinking which is a perpetual reconfiguration. A cultural choice that invite all of us to image our activities connected no more with an only destiny, but lots of possible futures.
ARC III - Scuola del Design
20-apr-2018
2016/2017
Se fosse un suono sarebbe una Jam session. Se fosse un’immagine, un arcipelago. Il tema trattato può essere esposto solo attraverso una narrazione frammentaria, disorganica ed errante, la più adatta a circoscrivere qualcosa che di forme non ne ha. In un 'presente a geometria variabile' come quello in cui viviamo, il designer si trova ad esercitare la propria professione in un ambiente complesso, dinamico, affollato ed estremamente indeterminato. Agendo su un'entità indeterminata, siamo chiamati a sentire ciò che può essere possibile attraverso continui interventi poietici simili ad azioni momentanee di ri-ordino, effettuando quello che potrebbe essere definito un processo di traduzione, interprete continuo del cambiamento. Tale attività diventa non più solo una pratica per risolvere problemi, bensì un generatore di domande, un processo di trasformazione che vive costantemente del valore inventivo della relazione e della riconfigurazione, quali strade per individuare «sensi possibili» da veicolare secondo la chiave della progettualità. La tesi sostiene che essere 'creativi' non significa generare qualcosa dal nulla, bensì favorire un'alterazione di ciò che già esiste: coltivare un approccio denso di ricchezza degli eventi e di energia esistente nelle manifestazioni della cultura e dell'immaginario sociale, avanzando la necessità di sviluppare una comprensione del 'caso' in quanto esperienza, poetica e metodo critico, principio potenziale di una pratica progettuale a pieno titolo. Design of Chance parte dall'osservazione dell'indeterminatezza quale proprietà fisica del mondo, condizione culturale e poetica della forma emersa durante il 900, proponendosi poi l'osservazione delle dinamiche progettuali attuali attraverso quattro lenti individuate arbitrariamente quali caratteristiche 'aperte alla possibilità' con cui il designer può sperimentare una buona e consapevole attitudine al 'divenire'. Se l'invenzione può nascere sia in ciò che facciamo, sia in come lo facciamo, allora la sensibilità del designer deve espandersi a quella di curatore, aprendosi allo spazio della 'casualità possibile' e alle relazioni come un richiamo alla serendipity; l'obiettivo è coltivare un approccio ecosistemico al progetto (Bateson, 1977), fatto di ordine vitale e di pensiero elastico, in perenne riconfigurazione evolutiva. Una scelta culturale che invita ad immaginare la nostra attività non più legata ad un destino unico, bensì a tanti possibili futuri.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/140772