"Living on the Edge" is the almost unconscious choice to live on the edge of "something". This probably was no more than a consequence of the first English settlements that took place along the sea coasts and on the rivers’ banks. Surely this was "dictated" initially by the inhospitality of the outback of the Australian territory and then became a distinctive feature of how to live it; a living faced outwards. The veranda is therefore the architectural element that realizes the unaware choice above and that allows to realize that need that is essentially the Australian spirit of living. The need, that is, to project itself outwards. The veranda is therefore a room without walls; it is the “room of the sun”; it is the room that allows you to live an open space in front of the house. “Verandahs are a no – man’s land, border zones that keep contact with the house and its activities on one face but are open on the other to the street, the night and all the vast, unknown areas beyond.” "Living on the Edge" was born from the desire to reinterpret the theme of the Veranda and the living "on the edge" that has characterized and continues to characterize the Australian architecture since the first English settlements. The project is located in Brisbane (Australia) in the Howard Smith Wharves area, the city's first port dating back to 1939 and now in a state of neglect. For this area was expected, by the plan drawn by the municipal administration, an intervention for the recovery and restoration of the existing buildings and the transformation of this area into an attracting site and catalyzing tourist flows. Because of these characteristics and for its strategic geographical position within the city, the Howard Smith Wharves have become, in this recovery proposal, the essence of "living on the edge" for an entire city and the buildings that survived over time are transformed in the common veranda of a series of accommodations that embody the characteristics of the veranda: hospitality, threshold, filter. The sheds themselves, stripped of their buffer structure, become the common verandah of temporary housing that has arisen within it. A reconversion of old maritime sheds in hybrid structures between the receptive and the social housing, aimed at welcoming both tourists and "temporary" inhabitants of the city.

“Living on the Edge” è la scelta, quasi inconsapevole, di vivere ai bordi di “qualcosa”. Ciò probabilmente non fu altro che una conseguenza dei primi insediamenti dei coloni Inglesi che avvennero lungo le coste marine e sulle rive dei fiumi. Sicuramente questo fu “dettato” inizialmente dall’inospitalità dell’entroterra del territorio australiano e divenne poi carattere distintivo del modo di abitarlo; un abitare affacciati verso l’esterno. La veranda è dunque l’elemento architettonico che realizza l’inconsapevole scelta di cui sopra e che consente di realizzare quell’esigenza che è in sostanza lo spirito australiano dell’abitare. L’esigenza cioè di proiettarsi verso l’esterno. La veranda è la stanza del sole; è la stanza che consente di abitare uno spazio aperto antistante all’alloggio. "Le verande sono terre di nessuno, zone di frontiera che da un lato mantengono il contatto con la casa e le sue attività, ma sono aperte dall'altro alla strada, alla notte e a tutte le vaste aree sconosciute oltre". (Malouf, qtd. in Bennett, Verandah 8) “Living on the Edge”, è nato dunque dalla volontà di reinterpretare il tema della Veranda e del vivere “on the edge” che ha caratterizzato e continua a caratterizzare l’architettura australiana fin dai primi insediamenti dei coloni. Il progetto sorge a Brisbane (Australia) nell’area degli Howard Smith Wharves, primo porto della città risalente al 1939 e ormai in stato di abbandono. Per tale area era previsto, dal piano redatto dall’amministrazione comunale, un intervento di recupero e ripristino dei fabbricati esistenti e la trasformazione di tale area in un polo attrattore e catalizzatore di flussi turistici. Proprio per questi caratteri e per la sua strategica posizione geografica all’interno della città gli Howard Smith Wharves sono diventati, in questa proposta di recupero, l’essenza del “living on the edge” per una intera città e i fabbricati sopravvissuti al tempo si trasformano in veranda comune di una serie di alloggi che incarnano i caratteri propri della veranda: accoglienza, soglia, filtro. Sono i capannoni stessi, spogliati della loro struttura di tamponamento, a diventare essi stessi la veranda comune agli alloggi di carattere temporaneo che sono sorti al suo interno. Una riconversione di vecchi capannoni marittimi in strutture ibride tra il ricettivo e il social housing, volte ad accogliere sia turisti che abitanti “temporanei” della città.

Living on the edge

PIEROTTI, GIULIA
2016/2017

Abstract

"Living on the Edge" is the almost unconscious choice to live on the edge of "something". This probably was no more than a consequence of the first English settlements that took place along the sea coasts and on the rivers’ banks. Surely this was "dictated" initially by the inhospitality of the outback of the Australian territory and then became a distinctive feature of how to live it; a living faced outwards. The veranda is therefore the architectural element that realizes the unaware choice above and that allows to realize that need that is essentially the Australian spirit of living. The need, that is, to project itself outwards. The veranda is therefore a room without walls; it is the “room of the sun”; it is the room that allows you to live an open space in front of the house. “Verandahs are a no – man’s land, border zones that keep contact with the house and its activities on one face but are open on the other to the street, the night and all the vast, unknown areas beyond.” "Living on the Edge" was born from the desire to reinterpret the theme of the Veranda and the living "on the edge" that has characterized and continues to characterize the Australian architecture since the first English settlements. The project is located in Brisbane (Australia) in the Howard Smith Wharves area, the city's first port dating back to 1939 and now in a state of neglect. For this area was expected, by the plan drawn by the municipal administration, an intervention for the recovery and restoration of the existing buildings and the transformation of this area into an attracting site and catalyzing tourist flows. Because of these characteristics and for its strategic geographical position within the city, the Howard Smith Wharves have become, in this recovery proposal, the essence of "living on the edge" for an entire city and the buildings that survived over time are transformed in the common veranda of a series of accommodations that embody the characteristics of the veranda: hospitality, threshold, filter. The sheds themselves, stripped of their buffer structure, become the common verandah of temporary housing that has arisen within it. A reconversion of old maritime sheds in hybrid structures between the receptive and the social housing, aimed at welcoming both tourists and "temporary" inhabitants of the city.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
20-apr-2018
2016/2017
“Living on the Edge” è la scelta, quasi inconsapevole, di vivere ai bordi di “qualcosa”. Ciò probabilmente non fu altro che una conseguenza dei primi insediamenti dei coloni Inglesi che avvennero lungo le coste marine e sulle rive dei fiumi. Sicuramente questo fu “dettato” inizialmente dall’inospitalità dell’entroterra del territorio australiano e divenne poi carattere distintivo del modo di abitarlo; un abitare affacciati verso l’esterno. La veranda è dunque l’elemento architettonico che realizza l’inconsapevole scelta di cui sopra e che consente di realizzare quell’esigenza che è in sostanza lo spirito australiano dell’abitare. L’esigenza cioè di proiettarsi verso l’esterno. La veranda è la stanza del sole; è la stanza che consente di abitare uno spazio aperto antistante all’alloggio. "Le verande sono terre di nessuno, zone di frontiera che da un lato mantengono il contatto con la casa e le sue attività, ma sono aperte dall'altro alla strada, alla notte e a tutte le vaste aree sconosciute oltre". (Malouf, qtd. in Bennett, Verandah 8) “Living on the Edge”, è nato dunque dalla volontà di reinterpretare il tema della Veranda e del vivere “on the edge” che ha caratterizzato e continua a caratterizzare l’architettura australiana fin dai primi insediamenti dei coloni. Il progetto sorge a Brisbane (Australia) nell’area degli Howard Smith Wharves, primo porto della città risalente al 1939 e ormai in stato di abbandono. Per tale area era previsto, dal piano redatto dall’amministrazione comunale, un intervento di recupero e ripristino dei fabbricati esistenti e la trasformazione di tale area in un polo attrattore e catalizzatore di flussi turistici. Proprio per questi caratteri e per la sua strategica posizione geografica all’interno della città gli Howard Smith Wharves sono diventati, in questa proposta di recupero, l’essenza del “living on the edge” per una intera città e i fabbricati sopravvissuti al tempo si trasformano in veranda comune di una serie di alloggi che incarnano i caratteri propri della veranda: accoglienza, soglia, filtro. Sono i capannoni stessi, spogliati della loro struttura di tamponamento, a diventare essi stessi la veranda comune agli alloggi di carattere temporaneo che sono sorti al suo interno. Una riconversione di vecchi capannoni marittimi in strutture ibride tra il ricettivo e il social housing, volte ad accogliere sia turisti che abitanti “temporanei” della città.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/140972